Catchy, eleganti ed illuminati dal sole: i ritmi dei Metronomy risuonano fra spiagge bianche e geometrie Pantone. Joseph Mount mantiene le vesti di frontman, aggiungendo al curriculum quelle di regista nella direzione del video del nuovo singolo del gruppo, Lately. Nostalgie vintage si alternano ad uno sguardo al futuro, analizzando una carriera lunga più di dieci anni a partire dall’iconico album di debutto, “Nights Out”, presentato al pubblico in una speciale riedizione celebrativa. Dal 2009 ad oggi, i Metronomy ce li racconta il loro fondatore. Se poi volete vedere quanto sono in forma dal vivo, 21 giugno Milano (Magnolia) e 25 luglio appena al di là del confine, a Lugano, al Roam Festival
Joseph, festeggiare il decennale di un album rappresenta un punto di svolta ed un momento di riflessione, a tirarne le somme: se potessi tornare indietro viaggiando in una macchina del tempo, avresti cambiato qualcosa di “Nights Out”, o lo lasceresti esattamente così com’è?
Nessun dubbio, lo lascerei assolutamente com’è. Quando ho composto il disco non avevo alcuna idea di come avrei potuto percepirlo, di come mi sarei potuto sentire dieci anni dopo. Ma è esattamente la stessa sensazione che si prova guardando una vecchia foto scolastica. Suono un po’ giovane, magari anche un po’ troppo serioso. Può risultare imbarazzante in un certo senso, ma anche estremamente sincero ed onesto. Quindi, mi ritengo fortunato ad essere riuscito ad imprimere le emozioni che provavo in un disco, nel momento in cui l’ho creato.
(l’edizione del decennale di “Nights Out”; continua sotto)
Il panorama musicale è diametralmente cambiato dal 2009, quando l’indie e il synth-pop dominavano le classifiche. Qual è il segreto della vostra carriera, la fonte di lunga vita che ha tenuto i Metronomy costanti e coerenti nel proprio stile, pur affrontando una tale trasformazione generale?
Credo sinceramente che il segreto siano la passione e l’impegno. Ho sempre desiderato fare musica e, dal momento in cui ho concluso un contratto discografico, non ho mai dato nulla per scontato. Quindi, per quanto mi riguarda ho sempre dato il meglio per creare ottima musica. Devo anche riconoscere, di sicuro, ai nostri fan il merito della longevità dei Metronomy. Questa domanda andrebbe posta anche a loro!
Il nuovo singolo “Lately” è stato appena pubblicato ed il video che lo accompagna segna il tuo debutto come regista. Quanto è stato difficile ricoprire e calarti in questo ruolo? E a quali elementi ti sei ispirato per scegliere l’estetica del video?
Abbiamo ormai girato così tanti video da sentirmi abbastanza a mio agio nell’ambiente, ad essere onesti. Ovviamente, dirigerne uno è una cosa molto differente dall’interpretarlo in prima persona, ma sono stato felicissimo di cogliere l’opportunità. Negli ultimi dieci anni come band abbiamo osservato mutare e crescere ogni tipo di video musicale. Dieci anni fa YouTube era ancora molto fresco, giovane, ed i video musicali vivevano una fase di splendore. Tra allora ed oggi, lo scopo dei video è stato leggermente perso di vista. Secondo me, le promo musicali dovrebbero offrire principalmente uno sguardo sulla band, dipingerne l’immagine. Se oggi le persone scelgono di guardare un video musicale, lo fanno perché vogliono capire che aspetto abbia, come sia fatta la band. Per questo, il nuovo video è un po’ il mio manifesto.
Nella produzione del vostro nuovo – e sesto- album, quali elementi di “Nights Out” possiamo riconoscere che avete portato con voi?
Penso che il nuovo album sia probabilmente il primo disco dei Metronomy che davvero riesce a riunire nella stessa stanza tutte le produzioni precedenti. Quindi, vi ritroverete di certo caratteristiche di “Nights Out”, come di “English Riviera” e persino “Pip Paine”… Sono veramente contentissimo di questo nuovo disco!
Avete abituato il vostro pubblico ad atmosfere estive tanto nel sound, quanto nell’immaginario e nell’estetica. Scenari balneari e tinte pastello, tipici della vostra “English Riviera”. Nell’edizione decennale di “Nights Out” troviamo delle innovazioni sul tema: una versione in francese di uno dei vostri maggiori successi, oltre ad una versione dub. Cosa vorresti sperimentare ancora, di sconosciuto o mai provato?
Sicuramente girare dei video è già un’esperienza del tutto nuova e magnifica. Musicalmente, tuttavia, mi piacerebbe poter lavorare alla produzione di una band e collaborare con tanti nuovi artisti.
Riassumendo un percorso di oltre dieci anni, cosa raccomanderesti ai Metronomy del 2009? Che consiglio ti daresti voltandoti indietro?
Se ci incontrassi per caso, esclamerei soltanto: “Ciao ragazzi, state andando alla grande!“