Dopo la recente uscita dell’ultimo video dei Metronomy diretto da Michel Gondry, ci è venuta la folle idea di rivederci i capolavori che han reso il regista francese uno dei personaggi cult per tutti gli amanti dell’arte video. Ce li siam ripassati uno per uno, riscoprendo nel percorso il piacere unico che può darti un videoclip, quella genialità che esiste nella creazione di certe immagini o dinamiche, affiancata allo stimolo già forte della musica. E ci siam resi conto che personaggi come lui meritano una celebrazione speciale. Perché esprimere le complessità e le sfide dell’esperienza visiva contemporanea in un clip che possa coinvolgere in pochi minuti è un talento in mano a pochissimi virtuosi d’eccellenza, e chissà che questa non sia la prima tappa di un viaggio nell’arte dei vari Cunningham, Corbijn o Rybczynski. Un’arte forse non abbastanza valorizzata nell’immaginario comune, quasi fosse solo una parte necessaria nell’industria musicale odierna e non uno degli ambiti artistici più ricchi di spunti dei tempi moderni. Noi oggi vogliam provare a squarciare il velo dell’indifferenza, proponendovi quelli che per noi sono i dieci migliori videoclip di uno dei geni assoluti del settore. Sperando così di risvegliarci tutti dal torpore generale in cui oggi si cade spesso quando si pronuncia la parola “video”.
[title subtitle=”Massive Attack – Protection (1995)”][/title]
La bellezza a volte è un’idea molto semplice. Quando i Massive Attack gli commissionarono il video di “Protection”, uno dei loro pezzi dal fascino più misterioso, Gondry era già ben noto al pubblico come un visionario dell’immagine surreale. Qui però l’arte sta in una rappresentazione minimale e quieta, senza colpi di scena. Immagini di solitudine e malinconia urbana, rese stuzzicanti dall’artificio tecnico: la scena è ripresa dall’alto, l’edificio con gli appartamenti è in realtà disteso orizzontalmente. E Tracey Thorn è una delizia.
[title subtitle=”Foo Fighters – Everlong (1997)”][/title]
Uno dei feticci più amati di Gondry è la rappresentazione della dimensione onirica, messa in atto alterando le dimensioni degli oggetti e alternando le immagini in sequenze caotiche. Le potenzialità se ci pensate sono enormi: se la rappresentazione riesce, l’osservatore finisce per leggere nel video gli stessi nodi psichici dei propri sogni, con un effetto di identificazione massima. Tra i video più amati dal pubblico c’è “Everlong”, probabilmente per quel doppio sogno incrociato che interseca le angosce adolescenti tanto dell’incoscio maschile quanto di quello femminile. E alla fine vince il rock.
[title subtitle=”Björk – Army Of Me (1995)”][/title]
Con Björk è stato subito amore reciproco. La prima volta lei l’ha notato per i video degli Oui Oui (di cui peraltro Gondry era il batterista), sempre così cromaticamente potenti, ed è subito partita la proposta per “Human Behaviour”. Da lì una sequenza di collaborazioni che conta finora 8 video. E voi la musica di Björk la conoscete, non c’è bisogno che vi si dica quanto potesse essere produttiva la collaborazione continuata tra una musicista delle visioni e un visionario che ama la musica. Tra visioni futuristiche, storie di crescita interiore e strepitosi bianconeri, abbiam scelto “Army Of Me”: per ribadire quanto labile possa essere il confine tra genio e follia.
[title subtitle=”Daft Punk – Around The World (1997)”][/title]
Coi Daft Punk, invece, niente immagini futuristiche. La loro è la musica dei robot, è l’esaltazione della meccanica, eccedere di fantasia sarebbe stato fuori luogo. Inventarsi una coreografia di ballo invece è stata la mossa decisiva, che ha reso il pezzo e il video un cult assoluto della generazione 2000. Vedere la scena evolversi con l’introduzione dei nuovi elementi, allineati con le componenti soniche della canzone, resta affascinante ancora oggi. Classico esempio di traguardo di carriera. La domanda è: per Gondry o per i Daft Punk?
http://youtu.be/s9MszVE7aR4
[title subtitle=”The White Stripes – The Hardest Button To Button (2003)”][/title]
Dei quattro video che Gondry ha diretto per i White Stripes, probabilmente il più amato in assoluto è “Fell In Love With A Girl”, due minuti di rock totale interamente girati coi lego. E il più ingegnoso invece è “The Denial Twist”, con i personaggi dalle proporzioni distorte e l’intreccio che si accartoccia su sé stesso. Eppure è dura non scegliere “The Hardest Button To Button”. Perché la massima efficacia che un video può avere è nel messaggio che t’arriva, e qui il messaggio è: date uno spazio libero alla musica, e questa si espanderà fino a conquistare ogni cosa. Basso dopo basso.
[title subtitle=”The Chemical Brothers – Let Forever Be (1999)”][/title]
Coi Chemical Brothers invece la scelta è tra due soli pezzi, “Star Guitar” e questo, ma non per questo è meno difficile. Il primo si basa su un’idea unica, semplice ma visivamente potentissima, quella di sincronizzare ogni suono della canzone con gli elementi panoramici che appaiono fuori da un treno in corsa. “Let Forever Be” però è un’apoteosi di visioni oniriche e passaggi diabolici tra dimensioni parallele che ti tolgono il fiato, e mentre i vari cloni della protagonista ti ballano davanti tu quasi senti l’angoscia venire dal profondo. Perdere il controllo della realtà è terribile. O forse è il paradiso.
[title subtitle=”Cibo Matto – Sugar Water (1996)”][/title]
‘Come diavolo ha fatto‘ pt. 1, il famoso “video palindromo” di Gondry: schermo diviso in due parti, due storie parallele che si svolgono davanti ai nostri occhi. Inizialmente ti sembra che abbiano semplicemente alcuni punti di contatto ambientali. Dopo che lo vedi un paio di volte inizi a pensare a uno scambio di personaggi. Appena sei quasi uscito fuori di senno, la verità arriva: è lo stesso, identico video, solo che lo si può vedere anche dalla fine all’inizio. E se solo provi a pensare a quante cose bisogna architettare per una cosa così ti vengono le vertigini.
[title subtitle=”Kylie Minogue – Come Into My World (2002)”][/title]
‘Come diavolo ha fatto‘ pt 2, la moltiplicazione delle Kylie. Fior di forum specializzati si chiedono da anni quali tecniche avanzate possano permettere un video di questo tipo e a quanto pare non ci se ne viene a capo facilmente. Unica ripresa, circolare esattamente come la hit della Minogue, ma ogni settore di trenta secondi… vive dentro il settore precedente. E tu resti a bocca aperta nel vedere ogni cosa che si moltiplica, gli operai, i bambini, le coppiette. E in mezzo a tutto questo cinque Kylie diverse se la ridono. Un giochetto da ragazzi..
[title subtitle=”Gary Jules – Mad World (2001)”][/title]
Eccolo, il capolavoro di sensibilità multimediale. Per quella che probabilmente è la cover più riuscita di tutti i tempi non serviva nessuna invenzione fantascientifica. La canzone è puro sentimento, il video è pura poesia pronta per essere condivisa da milioni di frequentatori di social networks. Sono solo una manciata di ragazzini che giocano tra loro all’uscita della scuola. O forse è la cosa più vicina al senso della vita che puoi vedere su uno schermo.
[title subtitle=”Radiohead – Knives Out (2001)”][/title]
Coi Radiohead ovviamente l’attore principale è il caos. Unica ripresa di macchina lungo il perimetro di una stanza d’ospedale dove le cose cambiano troppo in fretta e i simboli psichici diventano realtà tangibili, si muovono nel tuo torace, prendono vita da dentro lo schermo. Una scena claustrofobica da cui non si ha scampo, ma dove di tanto in tanto piccoli germogli di speranza hanno la possibilità di emergere. I vincitori non esistono, esistono solo le comuni, straordinarie persone capaci di vivere in questo mondo.
http://youtu.be/CJ1iMQA0egc