Non giriamoci attorno: è uno dei veri problemi. La club culture è diventata un’industria a livello globale. Le infrastrutture attorno ad essa sono cresciute, si sono fatte adulte e complesse, si sono professionalizzate. Stanno però diventando un sistema ipertrofico che serve sempre in maggior misura più a mantenere se stesso che a fare il bene della musica, dei club, anche degli artisti stessi. Se i cachet degli artisti si gonfiano in modo assurdo anno dopo anno – perché questo è quello che sta succedendo – è perché agenzie e management vari pensano a moltiplicare sempre di più i fatturati e i profitti, sì, ma i propri, mica quelli degli altri e talora manco quelli degli artisti (che spesso ricevono solo una fetta risicata del cachet totale, il resto va al booker o al manager che ti dice che sta pagando per te la promozione, il social media manager, il truccatore, il visagista…). S
Ecco, in questo sono gli artisti che devono iniziare a far sentire la loro voce: sgonfiare una bolla che sta crescendo sempre di più e che al suo scoppio rischia di seminare morti e feriti più ancora di quanti ne sta lasciando già (e sono tanti…) è qualcosa che può (…deve?) partire da loro.