Per anni ci siamo lamentati della mancanza di festival in Italia, invidiando Inghilterra, Stati Uniti, Paesi Bassi, Spagna. Non lo rinneghiamo. Guardare a questi esempi di grandezza, di organizzazione, di professionalità, di ricchezza dell’offerta ero uno stimolo ad alzare il livello anche da noi. Bene: da noi il livello si è alzato. Non siamo magari forti nel settore dei grandi festival (anche se abbiamo uno dei migliori di tutti, il Kappa FuturFestival, e pure Club To Club nel filone più “intellettuale” è una eccellenza riconosciuta a livello mondiale), abbiamo un sacco di piccole gemme di grandezza medio-moderata che vanno seguiti, apprezzati e sostenuti, ma la vulgata secondo cui una serata in un club è “nulla” rispetto ad un festival sta diventando una polpetta avvelenata. Sono due sport diversi, sono due cose differenti, complementari fra loro e che si chiamano a vicenda. E se scegli solo il festival invece della club night, “perché così vedo molte più cose”, stai scambiando la musica e le emozioni che essa ti dà per la bottega di un salumiere.