11:11. Le profezie Maya dilagano per la rete, la memoria ci riporta alla mente gli eventi catastrofici avvenuti in quest’ultima decade mentre per la numerologia l’undici è sinonimo di forza. C’è chi ha ben pensato di approfittare del misticismo che sprigiona questa curiosa data, 11/11/11. Basti pensare a quelli che puntano su questo giorno per lanciare sul mercato dei propri prodotti. A memoria mi vengono in mente un film, un videogioco, l’attesissimo quinto titolo della saga di Elder Scroll, e appunto l’uscita discografica in questione: nemmeno un guru della musica elettronica come Guy Gerber è riuscito a restare immune al fascino intrigante che emana la numerologia, convocando per l’occasione un colosso come P.Diddy.
L’11 racchiude in sé un insieme di conoscenze superiori, genialità e fantasia, le persone influenzate da questo numero hanno una personalità creativa e all’avanguardia perciò è molto probabile che la scelta di Gerber possa aver avuto origine, anche, da questo misticismo radicato nel numero, quel che più ci interessa, in ogni caso, è l’analisi dell’uscita. Ancor prima di passare all’ascolto di “Tourist Trap” ciò che colpisce è il “dream-team” che ha collaborato per i remix della traccia: da Jamie Jones allo stesso Gerber, dalla banda Visionquest passando per il duo Soul Clap per poi chiudere con Renaissance Man.
Ma partiamo dall’originale dove la parte ritmica è qualcosa di eccezionale. Sarà perchè le ritmiche leggere quanto più scarne mi ipnotizzano, ma personalmente avrei incluso anche una versione dub senza le parti vocali vocoderizzate: il basso possente colma i vuoti lasciati dalla ritmica ed i noise completano il restante lavoro sporco. Il primo remix è ad opera dei Visionquest e la traccia vede l’aggiunta di piacevoli linee melodiche con una ritmica direi stravolta (cosa che vale in parte anche per gli altri remix) più regolare e piena. Del vocal principale viene utilizzato solo un cut filtrato e sfumato cosicchè le parole risultino praticamente incomprensibili; a seguire gli arpeggi e lo string d’accompagnamento prendono il pieno possesso, da metà fino al termine della traccia e il lavoro che ne vien fuori è ottimo.
Per quel che riguarda Jamie Jones ci sono davvero poche parole da spendere, un buon remix ma niente di eccezionale: sonorità techouse con qualche inserto melodico quà e là che probabilmente due o tre mesi fa avrebbero fatto impazzire le masse di addetti ai lavori e clubbers. Ed ora..? Del tutto atipico è il remix dei Soul Clap, veri talenti nel mettere le mani sulle tracce, una sorta di coppia di Re Mida che trasforma in oro ciò che tocca. Non posso negare d’essermi esaltato su precedenti lavori, come dicevo perlopiù remix, del duo statunitense. Qui suoni completamente nuovi si mescolano con l’elemento caratterizzante del lavoro originale: la voce di P. Diddy. Il remix dei Soul Clap è un disco vecchia maniera fatto di break intensi, cambi ritmici e tant’altro che trasformano questa reinterpretazione una vera chicca!
Buono anche il lavoro di Renaissance Man, che non brillerà certo per originalità ma mi sembra il caso di dire che non è tutt’oro..ciò che si tocca. A completare il pacchetto c’è Gerber che, con David K, rimette le mani sul lavoro iniziale trasformandolo in qualcosa di più facilmente missabile. Ora tutto suona in modo più pieno e corposo. La parola chiave questa volta è: “gente che balla”.
In generale, considerando i cinque remix più l’originale, l’acquisto è consigliato a tutti o quasi. Non me ne vogliano gli scaramantici più incalliti…