Detroit è la città che racchiude in se le radici che diedero vita a quello che fu l’intero movimento techno dopo il 1985. Tuttavia cosa accadde prima di quel fatidico punto d’inizio?
Del periodo che si intervalla all’incirca dall’anno 1973, nel quale regnava il genere funk spinto ai massimi livelli dal colosso leggendario Motown Records, all’anno 1985 se ne parla sempre con aria superficiale, non dandone il meritato valore che invece possiede. Come quando si ascolta qualcosa e, fremendo, si tiene premuto il tasto ‘forward’ per raggiungere il prima possibile la parte che si desidera, così non si è mai data la giusta importanza a quel decennio musicale, a quel passaggio di congiunzione nel quale accadde per forza qualcosa di fondamentale per la creazione della Detroit Techno: è proprio su quel qualcosa che Red Bull Music Academy ha voluto soffermarsi per spiegare fino in fondo gli ingredienti di quel brodo primordiale dal quale emersero alcuni dei più grandi artisti contemporanei come Jeff Mills, Derrick May, Juan Atkins e i grandiosi soldati del fronte UR.
Non si può, difatti, parlare di techno senza menzionare il grande movimento mainstream della Disco Music, la sintesi perfetta della band funk unita agli strumenti musicali più classici come trombe, pianoforti, voci ed archi. Così come disse il dj Felton Howard “Se prendi la musica classica e la metti con una band funk, ottieni la Disco”. In una realtà di ghetto e di povertà la figura del dj, che veniva pagata soli 50 dollari a differenza dei 500 voluti dalle band, iniziò lentamente a prender sempre più piede accompagnata inoltre dall’apertura di nuovi club come il Millie’s, l’Ethos, il Wash’s Flamingo ed il Pink Poodle. Ad amalgamare il tutto nei migliori dei modi furono inoltre le radio, in particolare alcune stazioni come WJLB, WCHB, WLBS e WGPR le quali davano in onda i groove di Tiger Dan, Jay Butler o ancora di Al Perkins e Duane, solidificando ancor più quella che ormai era diventata una vera e propria tendenza musicale. Lo stesso Delano Smith in una frase affermò “Un sacco di stazioni radio cambiarono il loro formato e iniziarono a suonare Disco Music giorno e notte. Detroit è stato introdotto da Ken Collier“. Quest’ultimo fu un dj molto influente nei club gay dell’epoca nonché una figura che, ancora oggi, possiede l’onore di esser etichettata come diretta influenza nell’ascesa della musica di Detroit dai padri fondatori della techno (titolo non da poco!) dato che spinse in maniera notevole il famoso club Studio 54, la versione in scala ridotta di quello presente a New York. Tuttavia questo non era che l’inizio: negli anni successivi nacquero altre discoteche come il Lafayette Orleans ed il Boogie Down Lounge o ancora il Elmwood Casino situato al confine tra Detroit e Windsor, il quale rimaneva aperto fino alle 6 della mattina e famoso per esser uno dei maggior luoghi d’incontro della popolazione nera gay. Stacey ‘Hotwaxx’ Hale, una delle prime dj donne della città, al riguardo disse “Ho voluto far la dj grazie a ciò che vidi al Chessmate” altro grande club gay del posto. Si arriva così al 1979, periodo nel quale il boom della disco sembrava volgere al termine e dove sempre più studenti iniziavano a creare dei circoli sociali accompagnati da feste influenzate dalla Italo-Disco sviluppata contemporaneamente nel Bel Paese. Uno di questi alunni delle superiori fu Delano Smith il quale organizzava assieme ad altri compagni concerti in giro per la città. Da qui a poco fondamentale fu la creazione del collettivo Direct Drive con Todd Johson, capo del gruppo che comprendeva figure come James Wells, Alan Heath, Mike Brown, Theresa Hill, Duane Montgomery, Jay Ralston, Mike Clark, in un primo momento e, dopo il 1982, di altri dj come Ray Berry e Kevin Dysard e il collettivo Deep Space i cui membri non erano altro che Juan Atkins, Kevin Saunderson, Derrick May ed Eddie Fowlkes.
Le basi più solide ormai erano belle che fatte, tutti i presupposti per una svolta musicale definitiva ora c’erano. La scena post-disco e pre-techno Detroit stava giungendo di soppiatto, pronta a capovolgere come un’onda anomala la scena musicale non solo della città ma dell’intero pianeta. Fu qui che entrò in gioco il club più significativo, l’edificio che rese possibile quella famosa transizione citata all’inizio di questo racconto, L’Uomo. Edificio situato da prima su Six Mile e trasferitosi in seguito a East Seven Mile, esso poteva ricordare l’attuale Berghain di Berlino: luogo unico nel suo genere, inospitale, vecchio magazzino in una delle zone più malfamate della città, rozzo, sporco e quindi luogo perfetto dove depositare le uova preziose che avrebbero dato vita alla vera prima techno.
Il nuovo decennio portò con se una nuova ed innovativa scena del clubbing a Detroit e riaffermò Collier come uno dei maggior artefici di questo: “Ken Collier era il Frankie Knuckles e il Larry Levan di Detroit” affermò Stacey Hale. Ad esso va il grande merito di aver attenuato gli attriti presenti tra i dj avvicinando la comunità, il tutto sempre affiancato da altri club come La Gas Station, l’Heaven e il Cheeks, nato come club ‘bianco’ e quindi non adatto alla popolazione più underground e dove il giovane Jeff Mills sviluppò il suo personaggio The Wizard ed infine il Guance, altro luogo di riferimento che permise l’ulteriore rafforzamento di questo nuovo genere musicale.
Termina così una storia corposa, ricca di grandi nomi e grandi luoghi, raccontata per capire quali furono le basi che permisero al movimento techno di Detroit di nascere, crescere e annidarsi nei cuori di coloro che l’amarono sin dal primo momento. Una storia davvero importante che può concludersi con le parole dello stesso Collins: “Quando la techno iniziò, tutti erano pazzi per la techno… Io non so perché non è mai stato scritto nulla su cosa avvenne prima. E’ una storia che deve essere raccontata. E’ stata dimenticata.”