Se c’è un anno a cui tutti noi che amiamo questo mondo dobbiamo essere grati, questo è sicuramente il 1989. Anche detto l’anno della libertà. E inaspettatamente, tutto parte dal paese dove nulla sembrava cambiare mai: l’Inghilterra, con la sua regina, la guida a sinistra e la signora Margaret Tacher , la lady di ferro al suo terzo mandato consecutivo. La sua linea politica era riuscita in quello che altri erano stati attenti ad evitare, ovvero dividere il popolo in due classi ben distinte. I ricchi del club della city e il resto della popolazione, emarginata, esclusa, fuori dalla società che conta. Tutto sembrava andare secondo i piani ma i rigidi schemi inglesi non avevano fatto i conti con il 1989. Da una parte, il vento di cambiamento che arrivava dall’est con la fine dell’Urss, la rivolta cinese di piazza tienanmen, solidarnosc e la più vicina caduta del muro di Berlino. Dall’altra la rivoluzione musicale che arrivava da ovest: l’house di Chicago e la techno di Detroit. E come se non bastasse, al centro a fare da collante, il diffondersi di una nuova droga: l’exstasy. Tutto questo insieme innescò la miccia di una miscela esplosiva che diede la spinta giusta ad un diffuso desiderio di rivalsa, al bisogno di costruirsi un proprio mondo a parte dove sentirsi importanti, in luoghi dove nessuno prima aveva mai osato immaginare. Un movimento che scardinò ogni convinzione precedente: nuove ritmiche, nuovi modi di ballare, nuovi posti per farlo, nuovi dress code e nuovi termini. Uno su tutti: Rave. È così che nell’estate più calda che l’Inghilterra possa ricordare nasce la seconda Summer of Love, anche detta Summer of Rave. Rave, come delirio, un termine che viene ripreso dal 68 e che assume ben presto nuovi significati. Tutto inizia con pochi precursori della techno nei campi intorno a Londra ma ben presto il movimento si allarga senza controllo coinvolgendo migliaia di giovani da tutto il paese. Si susseguono party su party, nei posti più disparati. Dai campi intorno a bristol agli hangar abbandonati. Giovani colorati ballano per ore al ritmo della nuova musica sotto l’effetto della nuova droga. Una droga che sembra essere nata apposta per questo. E così ci si ritrova di sabato sera a chiamare una line di quelle pubblicate sui flyer per sapere dove si terrà il rave. E cosi ci si ritrova incolonnati sulle autostrade in lunghe carovane di gente che non si conosce. Seguendo il laser che all’improvviso indica la meta oppure più semplicemente il primo della fila. La libertà si insinua in tutti gli aspetti del movimento. Si balla saltando o muovendoti come più ti piace. Ci si veste mischiando colori e stili. Si finisce di ballare quando si spegne la musica. Si smette di bere per ubriacarsi. Si crea finalmente la cultura del dj che passa da semplice selezionatore a vero e proprio artista. Si vedono hooligan di tifoserie opposte ballare insieme. Ma tutto quello che va su, prima o poi deve tornare giù. E così quando oramai il fenomeno diventa così grande da essere incontrollabile l’inghilterra bene si accorge del mostro che ha creato. Un giorno il SUN titola così: 11.000 SPACED OUT.
Continua…