Lo sappiamo. Sì, lo sappiamo. Ormai siete anche stufi di vedere line up annunciate, anche belle, anche grandiose, per poi avere qualche settimana o qualche mese dopo il solito annuncio sul fatto che nulla si farà. Di annunciate partenza e ripartenza abbiamo fatto il pieno, e questo pieno c’ha logorato i nervi, c’ha reso cinici, c’ha reso rassegnati. C’ha reso molto scettici.
Però pensate che succederebbe se scetticismo e cinismo avessero la meglio su tutto: nulla si muoverebbe, nulla si preparerebbe, diventeremmo una grande massa inerte spalmata davanti a Netflix, ai social, al web, a Twitch – o almeno, pronta ad esserlo. Ecco perché chi in questo momento lotta ancora per portarci fuori di casa, per darci qualcosa di bello in carne ed ossa di fronte a noi, per spingerci al ballo e all’intensità “fisica” della bellezza delle cose è benemerito. Doppiamente benemerito, nel caso di C2C: perché sono 19 edizioni che lo fa. E ora si sta aspettando l’occasione della ventesima edizione, e la si sta aspettando non con le mani. Ma, prima di tutto, con queste parole:
L’urgenza di rimettere al centro il futuro dei corpi, la loro libertà, la necessità di aggregazione, la danza, l’educazione all’ascolto
Da scolpire nel marmo. Un tempo queste parole sarebbero state quasi retorica: purtroppo, dopo due anni di pandemia, dopo due anni di restrizioni, dopo due anni di limite e paure, sono pura saggezza ed autentica necessità.
Fuori le date: dal 3 al 6 novembre 2022. Fuori i nomi già confermati: Autechre (wow! …indimenticabile la loro altra venuta a C2C qualche anno fa), Arca, Caribou, Jamie XX, Bicep, per stare su quelli che in qualche modo ci si poteva aspettare, per lo spessore e la direzione del festival. Ma poi c’è la sorpresa (parziale, visto come C2C negli anni ha aumentato il ventaglio stilistico): i Low, col loro indie-post-rock mutante e carismatico. E poi c’è lo scouting dei nomi che saranno molto facilmente grandi nel futuro prossimo: Aya (scuola Hyperdub), Jockstrap (frullatore avant-pop adottato dalla Warp), Lyra Pramuk (folk futurista), Makaya McCraven (il futuro del jazz che avanza), Nala Sinephro (Warp anche qui, musica prismatica), Pa Salieu (drill, hip hop, futuro tagliente), Yendry (tra Obama e J Balvin, fan di pregio). Biglietti? Dall’1 febbraio su Dice.
Bello non avere paura. Necessario non avere paura.