Mettiamola così: tra riforme, scivoli, quote 100 o 102, cambiamenti demografici ora non è più tanto chiaro quando si va in pensione (…e chissà se ci andremo mai in pensione, noi nati dagli anni ’70 in poi), ma per un sacco di tempo l’età simbolo della pensione è stata – 65 anni. Bene, oggi Antonio Ferrari in arte Dj Ralf di anni ne compie esattamente 65. Auguri, auguri di cuore! Ma soprattutto: col cazzo che Ralf è, oggi, uno da pensione. E non lo è mai stato.
Forse lo diamo troppo per scontato, Ralf. Ma quello che sta facendo è assolutamente incredibile. Perché arrivare a più di quarant’anni di carriera trovando sempre il modo di essere appassionante e rilevante per le generazioni nuove restando comunque un riferimento ineludibile per quelle meno nuove, come è oggettivamente nel suo caso, è una specie di miracolo. Ma i miracoli non avvengono per caso. Men che meno in musica.
Ralf ha un segreto che è molto semplice e, al tempo stesso, complicatissimo: ama visceralmente la musica. Ma non potete capire quanto, se non lo conoscete, se non vi sforzate di capire e restate alla retorica dello “Zio”. Ogni suo gesto, ogni suo pensiero, ogni sua scelta è permeata di questo amore. Ed è proprio per questo motivo, ovvero il fatto che ami la musica e il suo potere più di qualsiasi altra cosa, che non è mai diventato il monumento di se stesso, non è mai diventato cioè nemmeno lontanamente il “Dj Nostalgia” che suona solo cose di un determinato periodo storico (che coincide per lo più con quello di quando si era in auge). E’ assetato di novità, è assetato di ascolti nuovi; e queste novità trova sempre il modo di inserirle in modo appropriato e credibile nei suoi dj set, perché lui l’evoluzione del suono non la insegue, la affronta come si affronta un’onda se si è surfisti: andandoci incontro, capendola, interpretandola, cercandola.
Ha i suoi caposaldi – i suoi mash up con gli speech di Linton Kwesi Johnson o di altri formidabili pensatori impegnati socialmente e politicamente – ed ha i suoi momenti “fantasisti” e “divertentisti” (i brani di chiusura, di solito), ma quello che non si sottolinea mai abbastanza è che Ralf funziona oggi tra i ventenni come fra i trentenni, i quarantenni o gli ultracinquantenni perché è credibile, ed è credibile perché il suo amore verso la musica e il suo pulsare (quindi: anche le sue evoluzioni contemporanee) è dannatamente sincero. Se incontri Ralf e hai la fortuna di stare in un contesto tranquillo con un po’ di tempo, il discorso scivola molto facilmente sui grandi pianisti jazz sotto contratto con la ECM così come sui Coma Cose o sui Fast Animal Slow Kids: e a questi pianeti musicali così diversi lui dedica lo stesso rispetto, la stessa attenzione, la stessa competenza.
Ralf nella “sua” Perugia, durante un’Umbria Jazz
E non è uno a cui piace tutto. Non è nemmeno un paraculo. Ha in realtà dei gusti molto forti e netti (come qualsiasi persona che ama), ma quello di cui potete essere certi è che non ha mai un atteggiamento di sufficienza, nemmeno nei confronti di chi non adora o non apprezza particolarmente. Né ha mai un atteggiamento di sufficienza verso chi lo viene a sentire: e questo è l’altro suo segreto, peraltro collegato sempre al primo, quello dell’”amore” reale, puro.
Per lui suonare e far stare bene la gente col ballo e col suono non è mai stata né sarà mai routine. Chiunque sia mai stato a sentirlo, lo sa. Non è uno col pilota automatico. Non è uno che fa il compitino. Questo significa anche che ogni tanto qualche set è meno riuscito di altri (ma quando riescono al 100%, è un fuoriclasse mondiale, punto) però questo secondo noi è pure un pregio: in un mondo che sta privilegiando i “polli da batteria”, quelli così attenti a non fare la minima mossa che possa pregiudicare l’ascesa verso il successo e i cuoricini dei follower su Instagram, Ralf opera invece con disarmante sincerità e feroce convinzione nell’essere “umani”. Ed essere umani è: avere sentimenti, incazzarsi, perdersi, ritrovarvi, non mollare mai, discutere, fare la pace, cercare, rischiare, confrontarsi. Pensateci: quanti dj oggi si espongono, sui social? Quanti dicono la propria opinione sulle cose, costi quel che costi? E in pista, poi: quanti oggi si prendono davvero dei rischi? Quanti sono pronti anche a scazzare un cambio, pur di inseguire l’intuizione del momento?
Quindi ecco, altro che pensione. Mille auguri per i tuoi 65 anni, caro Ralf, ma la pensione proprio no. Perché il tuo suono è ancora attuale (arricchito dalla cultura, dalla competenza, dall’esperienza); la tua fotta verso la vita è ancora totale (a costo di andare fuori dai sentieri più “safe”, ogni tanto); il tuo contributo di conoscenza e voglia di creare e credere in una comunità, la comunità del clubbing, è ancora incommensurabile, con pochissimi pari a livello mondiale (…sì: mondiale). Non è assolutamente il caso di privarci di tutto questo e di appendere le cuffie al chiodo.
Poi magari prima o poi potrai scegliere di rallentare il ritmo, di dare maggiore spazio al tuo lato “colto” e meno da impeto danceflooriano (l’amore per il jazz, per la canzone d’autore, per la sperimentazione). Quello ok, quello lo puoi fare. Te lo concediamo. Anzi, volendo ti incoraggiamo pure a farlo: così magari anche quelli che vedono in te solo l’”…oh Zio!!” iniziano a capire che se tu ancora oggi sei fra i numeri uno assoluti, è proprio perché non sei uno che pensa solo alle bombe, all’incasso, ai numeri, al corredo più banale e superficiale che può prendere la musica da discoteca oggi.