Chi se lo aspetterebbe che da un isolotto del nord-est del Mar dei Caraibi sarebbe nato uno dei perni fondamentali del movimento Chicago house a cavallo tra gli anni ottanta-novanta ? Il caso in questione riguarda Carlos Sosa aka Dj Sneak nato a Porto Rico, un arcipelago che, un po’ per locazione geografica un po’ per scelte politiche, limita i contatti culturali al minimo prediligendo la cultura locale e, per quel che riguarda la musica, da spazio alla sola salsa & merengue. Ecco spiegato da dove proviene quell’ onnipresente “latin-flavour” che fino ad un anno e mezzo fà ha letteralmente pervaso gli animi (..e i corpi) dei produttori e dei clubbers di tutto il mondo e che rende da sempre così caratteristiche le produzioni si Sneak.
Città nuova, musica nuova. E’ così che a quattordici anni Carlos approda in una Chicago in pieno fervore musicale. Sono ormai leggenda e argomento di fantasiose discussioni per i posteri (oltre ad essere fonte di nostalgia per chi allora li frequentava) tutti quei party che hanno reso la capitale del Michigan uno dei cuori pulsanti del movimento underground, fatto sta che proprio grazie a questo contesto Carlos si lascia trascinare benvolentieri da questo nuovo genere: l’house music. Dapprima si introduce nell’ambiente come dj resident, poi come produttore, soffermandosi particolarmente su quelli che diventeranno i canoni del genere del quale sarà uno dei pionieri insieme a Cajmere, Paul Johnson e soci.
Ritmiche di hihat mai sentite prima che viaggiano a 130 bpm, l’uso costante di filtri su sample vocali e strumentali e linee di basso marcate per i timpani più insaziabili: eccovi la ricetta della seconda ondata house di Chicago! Eravamo nel pieno degli anni ’90 e da quel momento fino ad oggi Sneak ha arricchito la sua discografia rilasciando una miriade di tracce tra le quali risplendono luminose, ed ancora attuali, alcune hit indiscusse come “Work it”,”Did it at the disco”,”Show me the way” e “You can’t hide from your bud”, oltre a remix, album e raccolte che sarebbe impossibile persino elencare. Un inestimabile patrimonio che ha mantenuto questo genere, non senza variazioni, tuttora vivo.
Attualmente una delle label che ha preso in consegna quest’eredità è la Robsoul di proprietà di Phil Weeks, il binomio non è vergine nel senso che la collaborazione fra Sneak e Robsoul è già stata testata sui dancefloor riscuotendo una serie di successi che si estenderanno sicuramente anche al numero 96 di catalogo. Mi sembra doveroso fare una premessa, questo EP non spicca sicuramente per innovazione ed è distante anni luce da quello che è il movimento musicale che si sta sviluppando da poco meno di un anno a questa parte, ma se da venti anni Sneak continua a ricevere reazioni positive dal mondo della musica dance non vedo il motivo per cui debba stravolgere il suo modo di far musica. Non me ne vogliate se la mia passione per Troisi è sterminata, ma non è forse vero che “chi lascia la strada vecchia per la nuova sa quel che lascia ma non sa quel che trova”?
Ritornando all’EP, tre tracce sulle quattroche compongono l’EP (il disco da titolo “El Groover” proprio non mi convince) troveranno una sicura applicazione nei miei set: apriamo le danze con “Since 1993” (già il titolo la dice lunga), un “come back to the roots” fatto di sample di piano dal sound fresco che, se sommati al più che tiepido sole di questi giorni, non possono che proiettarci direttamente alla prossima estate…A seguire “Boogie Allright”, un treno di quelli ad alta velocità in cui i repentini cambi di groove e la linea di basso dalle sfumature funky svolgono quello che io chiamo lo “sporco lavoro per la pista”. Ultima e mia preferita è “I know The Rythm”: l’ho etichettata come la traccia più efficace di questo EP…zero fronzoli e architetture melodiche, l’essenziale è incendiare la pista! Sample vocali tagliati a pennello, un sax ben lavorato e una ritmica presentissima, sono i numeri che questa volta Sneak tira fuori dal cilindro. Il motto resta sempre quello: “Shake your ass!”.