Indovinare il momento, calcolare i tempi e mettere assieme idee in maniera efficace e intelligente…facile? Assolutamente no. Nel mercato musicale questo meccanismo è davvero contorto e serve adoperarsi ai massimi livelli per poter “colpire” nel miglior modo il pubblico, senza fallire.
La musica, soprattutto in questo periodo, cambia rapidamente, si avvicina l’estate, periodo di “sconvolgimento” e rimescolamento dei generi. C’è chi si adatta e propone ad ogni uscita un genere più vicino a una scia comune e chi prosegue per una certa strada, un percorso personalizzato. Questo ultimo caso calza proprio a pennello con l’artista in questione, si parla di Paul Ritch, l’ormai iper affermato dj/producer d’oltralpe che segue ormai da anni una scia musicale propria e inconfondibile. Quel basso incalzante, senza sosta che parte immediatamente e continua, fino alla fine di ogni traccia, è ormai la sua impronta, la sua firma. L’EP che ho il piacere di recensire non smentisce questo suo approccio alla produzione. Il suo ultimo lavoro che esce su SCI+TEC, label del suo amico/collega Ali Dubfire, è intitolato “Circus” ed è composto da due original mix, una edit di Daniel Stefanik e due tools appartenenti ad una delle due versioni originali.
Il disco che più ricalca le orme dello stile “alla Paul Ritch” è senz’altro “Common Sense”: parte immediatamente e fino alla fine è solo un’aggiunta di suoni e percussioni. Per questa traccia Ritch mette a disposizione due tools, uno con il sampler della voce e uno con il campione degli fx, utilizzati per dare più corpo al disco. Da prendere in considerazione il campione della voce, molto utile per chi suona in timecode e live set.
“Shake It”, l’altra traccia originale, è di una profondità insuperabile. Paul utilizza sapientemente un fx che nelle pause più lunghe rende lo stacco davvero micidiale, una sassata. Come se non bastasse, la traccia passa nello studio di Daniel Stefanik che confeziona una “Berghain Edit” che sicuramente finirà nelle selezioni dei “palati più fini” d’Europa.
L’EP è davvero interessante, allegro al punto giusto e d’impatto sul dancefloor. Al contrario dei due original, l’edit di Stefanik è un po’ più “difficile” e va inserita in una determinata maniera e al momento giusto…ma se si azzecca tempo, modo e luogo il risultato è più che garantito!!!