Credit: BeachedMiami
Mary Anne Hobbs è senza ombra di dubbio una delle figure di spicco della scena inglese. Ha lavorato per 14 anni come giornalista radiofonica per Radio 1 BBC, dove ha raccolto l’eredità del leggendario John Peel. E’ una tra le migliori interpreti femminili del ruolo di Dj, oltre che esser una vera paladina di pressoché ogni forma d’innovazione musicale. Nel Settembre del 2010 ha lasciato Radio 1 per iniziare a lavorare presso l’Unione degli studenti all’Università di Sheffield, dove tiene un corso di giornalismo per 700 studenti. Ha inoltre recentemente collaborato con Darren Aronofsky alla colonna sonora del suo ultimo film “Black Swan”, follow up di “The Wrestler”.
Grazie ai tuoi show “Breezeblock” e “Dubstep Warz” ti sei fatta un nome come dj, giornalista radiofonica e soprattutto, predittrice di trend musicali. Ma sei una grande fan del Rock e del Metal come anche delle motociclette… Che manca per raffigurare a pieno il quadro Mary Anne Hobbs?
Mi piacciono le avventure. Credo che la vita non sia poi solo cercare di raggiungere obbiettivi, la ricchezza sta nelle cose che si scoprono durante il viaggio e concerne la condivisione d’esperienze con gli spiriti a te affini che s’incontrano sulla strada della vita.
All’età di 21 anni hai venduto tutto quello che possedevi in Inghilterra e ti sei trasferita in California. Qual’è stato il momento di svolta che t’ha portato ad una tale scelta e quanto questa ha modellato la tua carriera?
Quella non è stata assolutamente la prima mossa drammatica che ho compiuto in vita. Son fuggita a Londra all’età di 18 anni per vivere un anno dentro ad un bus con una rock band chiamata Heretic. Credo fermamente nell’idea di prendere decisioni istintive dettate dalla fede. Bisogna essere impavidi e bisogna prendere posizione esattamente al centro del mondo in cui si vuole stare per raggiungere qualcosa nella vita.
Sappiamo che John Peel ha svolto un ruolo importante nella tua formazione professionale. Come lo descriveresti e cosa hai appreso da lui?
John ha segnato la mia strada sia come giornalista radiofonico che come essere umano. M’ha insegnato che c’era una via alternativa. M’ha insegnato a lottare per tutto ciò che è vero e mai tradire ciò in cui credo. Porterò la sua torcia nella mia tomba. Mi manca lui e mi mancano i suoi shows, ogni giorno della mia vita.
Ovviamente, stiamo parlando di due fenomeni incomparabili per la loro dimensione e per il loro effetto, ma non credi che ci possa essere qualche analogia nell’approccio alla musica tra i primi artisti Punk e i produttori Dubstep seminali?
Io ho risposto alla Dubstep nel 2005 nello stesso modo in cui John rispose al Punk negli anni ’70. Ha cambiato la mia vita e la traiettoria del mio show. Fino a tempi molto recenti, l’intera scena Dubstep era interamente indipendente, creativamente e finanziariamente, autodefinente e autosufficiente ad ogni livello.
Dal 2007 al 2010 sei stata responsabile dello stage Dubstep del Sonar. Che ricordi hai di quegli eventi?
Fui invitata nel 2007 per portare la Dubstep al Sonar per la prima volta. Skream, Kode9 & The Space Ape e Oris Jay cambiarono il mondo quella notte. Portammo per la prima volta la Dubstep fuori dai cupi locali inglesi e direttamente su di uno stage con di fronte 8000 persone e in quel momento realizzammo che enorme potenziale avesse la Dubstep. L’anno seguente fu caratterizzato anche da altri suoni, il post hip hop di Flying Lotus, il suono eleborato di Joker, la nuova generazione House di Joy Orbison e la Uk Funky di Roska.
Come descriveresti il profondo cambiamento che ha subito la scena elettronica underground nei passati 2 anni?
Il suono s’evolve in migliaia di passi sparpagliati, in ogni momento del giorno, in tutto il pianeta. E’ impossibile da classificare e credo sia la parte più eccitante.
Di questi tempi, c’è un gran parlare della scena Juke / Footwork. Credi sia qualcosa che possa avere un impatto rilevante anche sul panorama musicale Europeo?
Due parole: Addison Groove.
Prima della grande invasione dei softwares musicali, la creazione della musica era cosa strettamente collegata agli strumenti o agli hardware. Ora, chiunque può facilmente scaricare l’ultimo software per fare musica provare a venir fuori con qualcosa. Credi che questo processo stia intaccando il valore della musica o sia solo un passo naturale nelle dinamiche della tecnologia?
E’ incredibile e cosi liberatorio che quasi chiunque, ad eccezione di chi vive nel Terzo Mondo, possa aver accesso agli strumenti necessari per fare musica elettronica. Ma dipende tutto dal come si usa il software, è solo il tuo tocco personale che determina se stai facendo arte o pura spazzatura.
Quando ascolti della musica, cos’è che ti fa fermare e dire: “Diavolo si, questo è qualcosa di veramente bello”?
Deve toccare il cuore della mia anima.
Cosa c’è di prossimo all’orizzonte dello scenario underground?
Nessuno può saperlo ed è la cosa più eccitante!
Grazie Mary Anne!
English Version:
Credit: Shaun Bloodworth
Mary Anne Hobbs is undoublty one of the main feature in the UK scene. She worked for 14 yrs as broadcaster for Radio 1 BBC, where she tooks off the inheritance of legendary John Peel. She’s one of the finest feminine interpreter of the Dj role, over being a true paladin of each kind of music innovation. In September 2010 she left Radio 1 to start working at Sheffield’s Students Union University, where she mentors students about journalism. Recently, she collaborated with Darren Aronofsky to the soundtrack of his last movie, “Black Swan”, follow up of “The Wrestler”.
Thanks to your Radio 1 BBC shows “Breezeblock” and “Dubstep Warz” you a made a name for yourself as a dj, broadcaster and above all, music trends forecaster. But you’re a great fan of rock and metal too as of motorbikes… What’s missing to depict fully the Mary Anne Hobbs picture?
I like adventure. I believe that life is not so much about reaching ultimate goals, the richness for me is in the way the journey unfolds, and about sharing experiences with all the kindred spirits you find along the by-roads of life.
At the age of 21 you’ve sold everything you owned in England and moved to California. Which was the turning point which led you to this step and how much this experience shaped your carrier?
That was not the first dramatic move I made at all. I ran away to London at the age of 18 to live on a bus for a year in a carpark with a rock band called Heretic. I am a great believer in taking great physical and instinctive leaps of faith. You have to be brave, and you have to position yourself right at the epicentre of the world you want to live in, to achieve anything in this life.
We know John Peel played a relevant role in your professional formation. How would you describe him and what you gained by him?
John laid out the blueprint for life, both as a broadcaster and as a human being. He taught me that there was an alternate pathway. He taught me to stand strong for all that is true and never to sell out anything I believe in. I will carry his torch to my grave. I miss him and his radio shows every day of my life.
Obviously, we’re talking about two phenomenons incomparable for their size and effect, but don’t you think that there might be any analogy in the approach to music among the early punk artists and the seminal dubstep producers?
I responded to dubstep in 2005 in very much the same way as John Peel responded to punk in the 1970s. It changed my life and the trajectory of the show overnight. Up until very recent times, the whole dubstep scene was entirely independent, creatively and financially, self-defining and self-sufficient at every level.
Since 2007 you’ve been responsible of Sonar’s Dubstep stage. What do you remind of those events?
I was invited in 2007 to bring dubstep to Sonar for the very first time. Skream, Kode9 & The Spaceape and Oris Jay changed the world that night. We brought dubstep out of the murky boutique clubs in the UK and out onto an international festival stage in front of 8,000 people for the very first time and at that moment we realised what massive global potential there was for dubstep. The subsequent years featured all kinds of other sound too, post-hip-hop from Flying Lotus, purple sound from Joker, next generation house from Joy Orbison and UK Funky from Roska.
You’ve been great part of it, so, how would you describe the deep changing which underwent the electronic underground scene in the past 2 years?
Sound moves forward in thousands of scattered steps every moment of every day all over the planet. It’s impossible to chart now and that’s the most exciting part.
These days, there’s a big talk about the Juke / Footwork scene. Do you think it’s something which may have a relevant impact on the European music panorama?
Two words: Addison Groove.
Before the great flood of music softwares, music creation was something strictly related to instruments or hardwares. These days, anyone can easily download the last software to make music and try to come up with something. Do you think this process is eating into music’s value or it’s just a natural step in the technology dynamics?
It’s incredible and so liberating that almost everyone, excepting those who live in the Third World, have access to the tools they need to make electronic music. But it’s all about how you use the software, it’s your own personal brush stroke that will determine whether you make high art or pure junk.
When you listen to music, what’s that makes you stop and say: “Hell yes, this is something really cool”.
It touches the very core of my soul.
What’s next in the electronic underground scenario?
Nobody can possibly ever know, and that’s the most exciting part!
Thank you Mary Anne!