La storia della techno nasce, come tutti sappiamo, in America più precisamente a Detriot. Ma negli anni abbiamo assistito al decentramento del carico artistico a favore di Berlino ma anche di un po tutta l’Europa. E se oggi vogliamo andare alla ricerca di un prodotto innovativo, variopinto e non troppo classico è proprio da questa parte dell’oceano che dobbiamo rivolgere la nostra attenzione.
La mia di attenzione è stata attirata da questo Gynoid Audio, etichetta che già da tempo invade il mercato digitale, ma che da un un anno a questa parte ha deciso di ufficializzare ulteriormente il proprio marchio con delle sporadiche uscite in vinile. Ed ecco che da una manciata di giorni è possibile ordinare il quarto capitolo di questa saga vinilica. Ben Mill, che di solito caratterizza i suoi dischi con un sound molto aggressivo e industriale, questa volta si firma come Ground Loop (che in inglese è il nome che viene dato ad un particolare difetto degli impianti elettrici che crea disturbi come ronzii e interferenze video). Con questo alter-ego nato da poco propone un suono contaminato dalla deep e dalla dub-techno, dando vita ad un progetto più morbido e ascoltabile anche lontano dal dancefloor, intitolato “Ampersand”.
L’ “Original Mix” è una bomba dal groove dritto e legnoso, cassa decisa e basso imponente anche se quasi privo di frequenze esageratamente sub. Un clap affogato nel riverbero sembra suonare in lontananza, un pad “ansioso”, due linee di chord che più dub non si può, un set di piattini particolarmente presente, e una punta di acido in continua evoluzione che gira intorno a tutto il resto arricchiscono questo bellissimo pezzo. L’accuratezza del mix e della scelta dei suoni di questa traccia, che gira a soli 123 bm, le dona una velocità inaspettata. Il sample pack per i remix è stato affidato nelle sapienti mani di tre artisti: Lucy, Samuli Kemppi e Advanced Human. Quest’ultimo, altrimenti conosciuto come Dj Hi-Shock (Elektrax, Naked Lunch, ecc. ecc.), in questa veste, esattamente come l’autore dell’originale, si occupa di sonorità decisamente più soft, rispetto al suo solito. Splendida reinterpretazione dei synth con l’aggiunta di qualche ambienza ovattata. Tutt’altro che fiacco, il groove è mosso da qualcosa che già dal primo ascolto può essere identificato nella TB-303 e da una linea sub di quelle che premono forte sul petto e tolgono il respiro. La versione elaborata da Kemppi è un soffio di vento gelido proveniente dalla Finlandia, sulla pelle di chi lo ascolta. Batteria tutta 909, semplice ed efficace. I synth ti portano letteralmente a spasso per le vie della Motor City, come uno slideshow di diapositive di una vacanza a Detroit. E poi c’è Lucy, che dalle parti di Soundwall ultimamente è piuttosto noto. E anche in questo caso non ha esitato a portare un po’ di Stroboscopic Artefacts all’interno della release alla quale è stato chiamato a partecipare. Ci ripropone il pad praticamente in primo piano e la linea del synth acido che avvolgevano l’original facendo di questi la caratteristica principale della traccia e creando un intreccio che suscita un’ansia tipica della techno. Groove e ritmica, molto sincopati danno a tratti una piacevole sensazione di disordine mentale, per poi rimettere tutte le cose al loro posto e ricominciare da capo.
Insomma, nel complesso un EP solido, di natura underground e che per questo rimarrà attuale per un bel po’ di tempo. Tranne la versione di Kemppi, che ascolto comunque molto volentieri, dificilmente tra le altre tre riuscirei a sceglierne una da suonare in un djset, senza dispiacermi per le altre due!