Ti rendi conto che spesso sei superficiale quando hai a che fare con qualcosa che sai di aver già incrociato. Quasi come presentarsi più volte alla stessa persona, la stessa sensazione di imbarazzo che ti assale nel momento preciso in cui l’altro ti guarda negli occhi e ti fa capire che come minimo è la terza volta che ti presenti. A me purtroppo capita spesso.
Mi sono presentato a Jamie Woon per l’ennesima volta quando spulciando tra la line up del Field Day 2011 mi sono fatto due domande su questo ragazzo di 27 anni. Jamie Woon è un figlio d’arte, uno di quelli con la storia già scritta, uno di quei ragazzi che si vedono nei film. Il padre se ne va di casa quando Jamie è piccolo e con lui rimane solo la madre, Mae McKenna, cantante folk scozzese che ha collaborato con alcuni dei più grandi musicisti contemporanei. In molti continuano ad avvicinarlo alla dubstep, ad accostarlo a Blake o all’omonimo XX ma in verità come lui stesso ammette di dubstep nei suoi pezzi c’è solo la malinconia.
Un paio di mesi fa esce il suo primo Album, la critica lo acclama e io sono pronto a scommettere che presto fioccheranno suoi video anche sulle bacheche dei social di mezzo mondo. L’indice di gradimento più modaiolo degli ultimi tempi. Tornando alla storia del ragazzo con la vita da film, per produrre “Mirrorwriting”, Jamie scappa in Cornovaglia. La fidanzata l’aveva appena mollato e lui decide di isolarsi in mezzo al nulla per dare alle emozioni un corpo fisico da poter condividere con il mondo. Il risultato è che la sua voce fa da guida e tutto il resto segue perfettamente. D’altra parte uno che ha studiato alla Brit School of Performing Arts insieme ad Adele, uno che ha supportato Amy Winehouse ed è stato preso in considerazione dalla BBC nel Sound Of 2011 (in cui si è classificato quarto), uno con la vita già scritta non poteva passare inosservato.
Mentre aspetto di vedere dove arriverà l’ennesimo talento made in UK ho capito dove io e Jamie ci eravamo incrociati, me l’aveva presentato Burial quando aveva messo le mani sulla sua “Wayfaring Stranger” e pensare che era il 2008.