James Blake non ha certo bisogno di presentazioni. Il giovanissimo produttore inglese, che con il proprio debutto (omonimo) sulla lunga distanza ha entusiasmato parimenti addetti ai lavori e pubblico – aggiudicandosi tra l’altro il Mercury Prize per il miglior disco del 2011 – è firmatario di uno stile che finalmente può definirsi nuovo, frutto di una perizia certosina per le basi elettroniche oblique in odor di dubstep ma assolutamente essenziali, colorate con la sua voce “soulful” sempre in primo piano.
Ma non è del suo album d’esordio che vogliamo parlarvi in questa sede, quanto piuttosto del suo ultimo EP per l’etichetta indipendente “Hemlock” di stanza a Londra, la stessa label che ha prodotto il primo singolo di James Blake “Air And The Lack Thereof” nell’allora 2009.
Il nuovo lavoro “HEK011”, dato alle stampe nella versione su vinile oltre che in digital download direttamente dal sito dell’etichetta, pur contando di due sole tracce (“Order” e “Pan”), presenta più di uno spunto di interesse: innanzitutto stupisce come l’autore abbia diluito il proprio incedere, rendendolo garbatamente ripetitivo e claustrofobico, e poi risulta assai interessante ascoltare un James Blake senza alcuna velleità soul ma rigidamente impegnato nella scomposizione e riconfigurazione di una matassa sonora che oseremmo definire “future dubstep minimale”.
Se dovessimo fornire maggiori indicazioni per l’ascolto, potremmo definire “Order” come una reinterpretazione del tipico suono hyperdub di mr. Steve Goodman (aka Kode9), mentre “Pan” come il miglior esempio (insieme alle ultime cose prodotte da Clubroot), di dubstep lanciata nell’interspazio più profondo. Due tracce ipnotiche e per certi versi speculari, che confermano la versatilità e soprattutto la competenza del ventiduenne Blake. Da non perdere!