Poche mosse, e già sono sulla bocca di tutti: certo, avere il patronage del gran maestro Tiga (sempre più a suo agio come discografico con la sua Turbo) aiuta, ma se non ci fosse stata davvero la qualità – e c’è, l’abbiamo anche controllata dal vivo – il gioco di di tirare fuori una house music molto retro, che sembra uscita direttamente da un vinile di fine anni ’80 o primi anni ’90, sarebbe stato qualcosa più da condannare che da celebrare. O comunque da trattare come la moda passeggera del momento. Invece abbiamo voluto inseguirli e scambiare qualche chiacchiera con loro: ne è valsa la pena, di cose interessanti ne saltano fuori. Alixander III e Dinamo Azari guidano la conversazione, ma non fanno mancare i loro interventi i nuovi membri ufficiali del progetto, Fritz Helder e Starving Yet Full.
Allora: quanto mi odierete se infilo nella roba che fate nella categoria “house music”? Non solo – mi odierete ancora di più se oltre a questo mi metto anche a sussurrare la parolina “retro”?
Alixander III: Beh, di sicuro le nostre radici vanno cercate nella house, ma se è per questo anche nella techno e nell’r’n’b. Il punto però è che noi cerchiamo di evitare queste micro-categorizzazioni il più possibile. Mettici insieme: siamo anche tutti strumentisti, e se combini tutti i nostri gusti musicali vengono fuori parecchie cose, molte delle quali fuori dal recinto di ciò che è “elettronica” o “dance”. Insomma, questo album che è uscito ora è… quel che è. Il prossimo potrebbe essere completamente diverso. Siamo artisti che amano esplorare, non sentiamo la vocazione da clubber a vita.
Fritz Helder: E’ un insieme di fattori, che mette in campo gli strumenti che abbiamo usato in studio e la personale sensibilità che ognuno di noi ha avuto verso la musica che ha accompagnato la propria crescita e maturazione. Non è che a tavolino avevamo deciso di fare qualcosa di “retro”… Insomma, noi amiamo la musica, e in particolar modo i classici: c’è qualcosa di speciale quando ti trovi ad aver a che fare con artisti e musica capace di diventare un classico, un qualcosa senza tempo.
Beh, raccontatemi allora un po’ della strumentazione che usate quando siete in studio: siete immersi in un mare di roba analogica e di vecchie macchine, oppure il vostro suono molto fine anni ’80 / primi anni ’90 viene in realtà fuori dai più moderni software, plug in, eccetera?
Alixander III: Usiamo cose come Neve 1064, Retro 176, Distressor, U47, M49, U87… molti vecchi sintetizzatori e campionatori, qualche plug in recente.
Dinamo Azari: Diciamo che sia la strumentazione vecchia che quella nuova hanno ciascuna un loro ruolo, i loro spazi. Perché se metti insieme da un lato onde sonore e dall’altro codici binari e li spalmi su approcci compositivi vari, ciò che ottiene è una vibrazione bella completa ed avvolgente.
Alixander III: Il suono analogico è caldo e divertente da gestire, ma ha anche bisogno di un sacco di accuratezza e mantenzione. Il digitale invece è affidabile, e comunque può raggiungere un buon livello di calore timbrico pure lui (pensa a DX7, Sp1200…). Insomma, servono entrambi. Per me il nastro a due pollici continua ad essere “il” suono dei grandi classici, è così profondo, al confronto le registrazioni digitali sembrano in qualche modo piatte e sgraziate.
Scusate la domanda banale, ma: quanto c’è di canadese nella vostra musica? Oppure, domanda leggermente meno dozzinale: c’è qualche di tipicamente nel vostro atteggiamento, nel vostro modo di porvi di fronte alle cose e alla musica?
Dinamo Azari: Toronto ha una scena musicale davvero particolare, è una città di suo conservatrice ma che è in grado di esprimere una scena underground piuttosto selvaggia, assai devota ai rave party illegali nei capannoni. Party che radunano davvero gente di ogni genere, incurante del fatto che per il solo fatto di essere lì potrebbero essere. Ehi, che poi a ben vedere guardati attorno, tutto attorno a noi è corrotto – il modo in cui è trattato l’ambiente, ciò che finisce sulla nostra tavola, l’aria che respiriamo, la politica, la religione, di questo noi siamo profondamente convinti. E allora: sii consapevole, passa all’azione, cambia le cose, perché se non lo fai presto sarà la tua stessa esistenza fisica ad essere in pericolo! Sta a te! Ma anche, non farci incazzare… potremmo mangiarti a cena, siamo gente pericolosa noi.
Fritz Helder: Le scene musicali e culturali di Toronto sono ricche e variegate. Tutto è in costante cambiamento ed evoluzione. Puoi trovare band e solisti di qualsiasi genere musicale, dall’hip hop all’indie rock, passando per folk, country, elettronica, tutte cose interessanti e alcune anche che funzionano bene pure all’estero. Sì, perché bisogna sottolineare che ti dà sempre una bella iniezione di fiducia vedere dei tuoi amici che “ce la fanno”, che riescono subito a costruirsi delle belle prospettive. Insomma, Toronto è una “grande piccola città”, ed è strapiena di gente baciata dal talento.
Quali erano i produttori che ammiravate di più quando avete cominciato a creare musica elettronica?
Alixander III: Per quanto riguarda house e techno, Juan Atkins, Plastikman, Terry Mullen, Stacey Pullen, Vapourspace.
Quand’è che avete deciso di inserire nella line up del progetto anche due vocalist?
Starving Yet Full: Ci siamo incontrati attraverso amici in comune, diciamo che Fritz era l’anello di congunzione… il mondo è piccolo.
Fritz Helder: Dinamo è stata una delle prime persone a farmi appassionare alle scene musicali underground. Alixander invece l’ho incontrato dopo che un amico in comune continuava ad ossessionarmi riguardo a questa persona super, con uno studio di registrazione super… Ci siamo incontrati, ed è nato subito un remix che lui mi ha confezionato – parliamo ormai di anni fa.
Alixander III: Io ho sempre lavorato molto nel mio studio, artisti da produrre, colonne sonore… Fritz e Ceddy li conoscevo ancora prima di dare vita al progetto Azari & III, che nasce quando io e Dinamo abbiamo deciso di fare dj set assieme.
Di solito, che musica ascoltate?
Alixander III: Per quanto mi riguarda, gli ascolto più “antichi” sono Jesus & Mary Chain, My Bloody Valentine, Cocteau Twins, certa dance industriale, alcune robe un po’ più pop come Depeche Mode e Peter Gabriel. Sulla musica di adesso, citerei Crystal Stilts, Yacht, Panda Bear, Tame Impala, Beyoncé e, uh, la mia nuova fiamma Rihanna…
Dinamo Azari: Brian Eno, Twin Shadow, Arcade Fire, The Field, The Orb, Alicia Keys… ma la lista potrebbe andare avanti a lungo, in giro c’è così tanta gente meravigliosamente in gamba.
English Version:
A few moves, but already you can see them at the forefront of the current dance scene: sure, being patronaged by the great maestro Tiga (day by day more likely to be a grat record label a&r and CEO as well) helps a lot, but if it wasn’t for real consistency and quality something that starts as a retro-house affair might have been something more likely to be dismissed than to be celebrated. Or at least, to be treated as the usual and short living flavour-of-the-month. But no casualty that we’ve chosen to chase them instead, asking for a good chat: what we’ve got might be considered quite satisying, as a good amount if interesting things has flown out of this conversation. Alixander III and Dinamo Azari are leading the path, but also the newly added cohorts Fritz Helder and Starving Yet Full took part in the affair.
How much are you going to hate me if pigeonhole you as a house music act? Are you going to hate me even more if I whisper the word “retro”?
Alixander III: Sure, it’s got roots in house and techno and R&B and such, but we’d like to avoid any such micro-genrifications as much as possible. We play many instruments, and between the four of us we have a huge range of influences most of which falls outside of the “electronic” or “dance” varieties. This record is what it is, next one might be a lot different. We’re exploratory artists, not club for lifers.
Fritz Helder: It’s a combination of the instruments used in the studio, a sensitivity to the music we all grew up listening to. “Retro” is something that we didn’t really try to do… We love all music, and especially the classics. There is something special about classic artists and the classic way of writing music.
Tell me something about your gear when you’re in the studio: do you mess with loads of analogic instruments and old machines, or is that “early 90’s sound” coming out from up-to-date softwares, plug ins, etc.?
Alixander III: Neve 1064s, Retro 176s, Distressors, U47, M49, U87. Lots of old synths and samplers and some modern plug ins.
Dinamo Azari: They both have their moments, a balance of sound waves and numbers in various techniques create a well rounded vibration.
Alixander III: Analog sounds warm and is fun to play, but needs a lot of maintenance. Digital is reliable and can be warm and well (DX7, Sp1200 etc). You need both. For me 2″ tape is the sound of the classics, it’s so deep digital sounds very shallow an brash in comparison.
Sorry for the banal question, but: is there anything Canadian in your music? Maybe a little bit less banal: is there anything Canadian in your attitude?
Dinamo Azari: Toronto has a unique scene, the conservative nature of the city manifests an underground dance community that thrives off a late night warehouse parties. Everyone comes together for these after hour rebel raves that could get busted at any time, but no one cares. We are conscious of the corruption surrounding our daily environment, whether it be the food we eat, politics, religion, the air we breath and so on. Be aware and take action or you will soon find yourself in grave danger, you have the power! Oh & don’t piss us off or we will eat you for dinner.
Fritz Helder: The music culture in Toronto is rich and diverse. It’s constantly changing and evolving. You can find bands and solo artists from hip hop to indie rock, folk, country and electronic music all thriving and doing well abroad. It breeds a confidence when you see your peers doing well. Toronto is a small “big” city overflowing with talented people.
Who were the producers you were admiring the most when you started to produce electronic music?
Alixander III: For house, techno, Juan Atkins, Plastikman, Terry Mullen, Stacey Pullen, Vapourspace.
When did you decide to incorporate two vocalists in the regular live set up?
Starving Yet Full: We met through mutual friends, small circle, actually through Fritz’s friends!
Fritz Helder: Dinamo was one of the first people to get me involved in underground music. I met Alixander thru a friend who kept raving bout this amazing guy and his amazing studio… he ended up remixing a track for me years ago…
Alixander III: I was producing artists in my studios and doing some film scoring, I knew Fritz and Ceddy before Azari & III which started when Dinamo and I met djing.
What kind of music do you usually listen to?
Alixander III: For myself I like the then of JAMC, MBV, Cocteau Twins, dance industrial and pop like Depeche Mode and Peter Gabriel. The now is Crystal Stilts, Yacht, Panda Bear, Tame Impala, Beyonce, and my new crush, Rihanna.
Dinamo Azari: Eno, Twin Shadow, Arcade Fire, The Field, The Orb, Alicia Keys…. The list goes on, so many great artists.