Un paracadute, una label americana e un artista che a quanto pare ama, realmente, esplorare nuove prospettive musicali.
Non è forse un caso che il nome dell’EP sia proprio “Perspectives” ma se ci fosse qualche dubbio persistente sullo stile sempre vario del producer belga il referente empirico lo si troverebbe nei quasi venti (disco più, disco meno) dischi prodotti da giovane artista belga. Jonathan Troupin, per gli amici del giro Jona, è uno di quei pezzi da novanta nel mondo della musica elettronica che oltre a non aver bisogno di altre presentazioni dovrebbe essere conosciuto da tutti quelli che si trovano, in qualche modo, a contatto con questo ambiente. Tralasciando le prime uscite che per molti potranno suonare “primitive” e in un certo senso “retrò”, voglio solo dire che nell’annata 2005/2006 quello era il mainstream e quelle erano uscite con le palle. Fumakilla e Resopal sono solo alcune delle etichette che hanno puntato sull’artista belga senza tralasciare il legame che intercorre tra il producer e l’etichetta tedesca, Get Physical.
Proprio su questa Jona si è riservato di pubblicare i suoi lavori migliori: un sorriso spontaneo appare sul mio viso nel momento in cui mi capita a tiro “North Love” e quasi mi si scioglie il cuore sotto i colpi di queste melodie spaziali, per quelli che storcono il naso di fronte a tante smancerie e cercano di darsi un tono mantenendo le dovute distanze c’è quel grand’esempio di techno tratta dall’EP “Manta”, su Get Physical (dal profeta Jona, capitolo primo e secondo). In quest’intermezzo di tre anni circa si sono susseguite altre ottime uscite su Resopal, Toys for Boys, Leena Music e Supplement Facts fino ad arrivare a quest’attesa prossima uscita sull’americana Airdrop, etichetta che può vantare nel roster la presenza del duo americano, tra l’altro da qui partito, Soul Clap.
L’EP in questione è composto da ben cinque tracce, senza alcun remix, che possono rappresentare simbolicamente cinque scatti di uno stesso paesaggio fatti di volta in volta con un’angolazione nuova in grado di cogliere dettagli nuovi a ogni click. Cinque foto per altrettanti modi di affacciarsi alla musica, è cosi che Jona ha voluto deliziarci.
“Moments” traccia che apre l’EP è probabilmente quella che, per originalità a livello sonoro, m’ha lasciato un po’interdetto. In effetti non risulta difficile, dando un occhio in giro, trovare qualcosa di simile. Ciò nonostante paragonare una qualsiasi traccia a random fatta con librerie di suoni che danno quell’effetto “space” a questa equivarrebbe un po’ a dare una Ferrari in mano ad un passante e dopo ad un pilota dicendo che la guidano entrambri allo stesso modo. Con “Orion” il discorso prende una piega come dire… più melodica! Esatto, siamo quasi all’apice. Basso corto in continuo movimento, leads, stabs e qualche orecchiabile nota di piano quà e là. Davvero notevole.
Eravamo quasi all’apice ed ora con “Outer Space” si và veramente in orbita…ammirate il panorama attorno a voi perchè il viaggio è di durata piuttosto breve, sei minuti e diciassette secondi senza possibilità di rimborso del biglietto, se mai qualcuno avesse intenzione di avanzare qualche tipo di reclamo! Sono cosciente che non basteranno le mie parole per cercare di trasmettervi l’emozione che mi ha dato l’ascolto di questa traccia: l’armonia tra le linee melodiche, lo spiccato senso estetico che emerge dalla scelta dei suoni, quei mallets che rendono felici come un bimbo col suo giocattolo preferito fra le mani…tutto contribuisce in egual modo a rendere questa traccia la punta di diamante di questo vinile (sempre secondo il mio modesto parere).
La differenza la si nota subito con “Quadrant”, traccia versatile dal bpm contenuto che però non riesce ad emozionare. Forse sarò troppo pretenzioso ma non riesco a trovare qualcosa in particolare che possa spiccare dal groove del pezzo, sempre tenendo conto che risulta davvero difficile il passaggio dalla perla precedente a quest’ultima. Il finale proposto da “The Message” è davvero piacevole: tech-house agile al servizio della pista, luogo in cui convergono i synth e quegli string davvero fondamentali per la struttura della traccia che in caso di assenza ne perderebbe in consistenza risultando fin troppo scarna.
Nel complesso l’EP è davvero buono che a volte stenta a decollare mentre in altri momenti raggiunge picchi massimi in cui si và sulle stelle. Praticamente nessuna via di mezzo e un bivio che costringe l’ascoltatore a una scelta ben precisa. A voi la vostra!