La review di oggi potrebbe parlare da sola, in fondo Robert Dietz su Cadenza non ha certo bisogno di troppi proclami. Francamente potrei già terminare e lasciarvi al disco, ma è necessario soffermarci sulla descrizione di queste tracce che Robert consegna nelle mani del vagabondo Lucien, e il vagabondo Lucien ha già trasformato in inni dell’isola bianca.
L’EP di Dietz, dal titolo “Slinger”, presenta tre tracce, tutte sue. Due in veste originale, “Pandemic” e “Red Tops”, più la versione dub di “Pandemic”. Questo Cadenza, numero sessantanove del catalogo, è un disco che segue perfettamente quella linea sonora tracciata da tutti gli artisti della scuderia di Luciano, quel suono “tipicamente Cadenza” fatto di ballate e casse decise, sonorità latine e bassline impetuose, cascate di percussioni e voci festose. “Slinger EP” può essere definito come un vero e proprio manifesto 2011 della label elvetica, e lasciatemelo dire, non mi sembra affatto di esagerare! Non a caso l’artista in questione è uno dei più giramondo presenti nel booking Cadenza e, fortuna mia, ho avuto il piacere di sentirlo parecchie volte sia qui a Milano, che fuori città.
Andiamo ad analizzare l’EP nel dettaglio partendo da “Red Tops”. Questo pezzo, come tutte le uscite del buon Robert, è ricchissimo di suoni, ma se c’è una cosa che mi ha portato ad amare questa traccia è la linea vocale. Questa, molto sensuale e calda, viene inserita all’interno delle pause, prima in maniera leggera facendo accennare giusto due parole all’inizio del break e ad ogni stacco, ma poi viene “liberata” e il cantato alleggerisce tutta la traccia portandola verso una ripartenza di fuoco. Qui il vocal continua a viaggiare perfettamente, interrompendosi per dare spazio alla concentratissima presenza di suoni e batterie. Seconda pausa micidiale, rullo di tamburi e applausi in chiave latina, il disco riparte e…vi saluto!
“Pandemic” è un disco decisamente più dritto rispetto a “Red Tops”, ed è proprio su questo che voglio soffermarmi. Il synth che si sviluppa rende questo disco un vero Cadenza: quel “sottofondo”, la sequenza con la quale le note si susseguono l’una con l’altra, il modo di portarlo a sviluppo lungo le sequenze con cassa e filtrarlo (up) nelle pause, non lascia nessun dubbio…questo disco è senza ombra di dubbio un prodotto Cadenza, e anche un orecchio meno esperto senza riferimenti precisi lo affermerebbe. “Pandemic” è un inno alla ballata, alla voglia di far festa, alla voglia di suonare fino alle luci del sole, senza mai fermarsi. Come se non bastasse Robert stende una sequenza di piano formidabile, dando quella sfumatura leggermente funky al tutto. La versione dub riprende, ovviamente”, gran parte degli aspetti dell’original, ma qui manca quel giro di pianoforte che tanto m’ha eccitato in “Pandemic”. Qui è più evidente quel clap-non clap che nell’original è coperto data la maggioranza di suoni rispetto a questa versione dub. Il synth è meno evidenziato, seppur presente. Questa è una versione più adatta a chi ama qualcosa di più scuro e “clubby”.
Lavoro senza una macchia quello di Robert per Cadenza, perfetto e utilizzabile in vari momenti del dj set. L’ascolto mi proietta alla carovana di vagabondi che quest’anno sbarca a Milano per la seconda volta…tra i capofila c’è anche Robert, staremo a sentire!