Nelle nostre interviste è capitato spesso di parlare di figure che hanno contribuito, in molti casi a modo loro, a scrivere un pezzettino di storia del genere house, ma forse non era mai capitato di pare di chi di fatto l’house music l’ha creata, ovverosia Frankie Knuckles. Nativo di New York inizia a fare il dj ad inizio anni ’70, soul, jazz, R&B, sono questi i suoni che caratterizzano lo sviluppo di Frankie, suoni che gli varranno ingaggi importanti, fino a portarlo a diventare nel 1977 il dj resident dello storico Werehouse di Chicago. Ambiente diverso da quello della natìa New York, ambiente che gli impone di reinventarsi, rimasterizzando tutte le sue sonorità in chiave più elettronica, operazione che lo porterà ad inventare un nuovo genere, quel genere che la storia chiamerà poi house music. Oltre ad aver inventato un genere Frankie Knuckles ha contribuito anche ad evolvere la figura del dj, introducendo, assieme a Kenny Carpenter, la tecnica del missaggio, operazione che prima non era nemmeno vagamente concepita, in quanto i dj fino ad allora, erano praticamente come dei juke box umani. Passi in avanti stile rivoluzione scientifica, evoluzioni che furono solo il preludio di una carriera che va avanti da oltre quarant’anni, periodo nel quale ha regalato pietre miliari del genere quali “Your Love”, “Tears” (in collaborazione con Robert Owens) e la conosciutissima, ma forse per altri motivi, “The Whistle Song”. Della carriera di Frankie Knuckles potremmo parlare per molto tempo, ma di sicuro sentire le sue parole è qualcosa di molto più significativo. Sentiamo cos’ha da dirci Il Padrino Dell’House Music.
Ciao Frankie, è un onore averti su Soundwall.
Oggi fare il dj è una professione che va quasi di moda, quando hai iniziato invece era tutto molto diverso, anzi forse la figura del dj non esisteva ancora come la si intende oggi. Cosa spingeva voi pionieri del genere ad intraprendere la strada del clubbing?
Non c’era un “piano” per reinventare il mestiere del DJ o reinventare un nuovo genere musicale, almeno consapevolmente. Quando la disco è stata data per morta ho dovuto fare quello che era necessario per far si che il mio pubblico fosse interessato a tornare al Warehouse ogni sabato sera. Questo club era aperto solo una volta a settimana (ogni sabato sera). Per sopravvivere era necessario reinventare la musica che suonavo, per mantenere sonorità fresche sul dancefloor.
In quegli anni il dj non si poteva considerare ancora una professione, cosa saresti stato se non fosse andata bene quell’esperienza?
Fosse stato per me, avrei intrapreso una carriera nel mondo della moda. Tutta la mia istruzione è stata su arte e moda. Il mio sogno nel cassetto da ragazzo era quello di diventare un illustratore/designer di moda.
L’house music ha chiare origini soul, R&B e Jazz, ma come è avvenuto il passaggio? Da dove nasce l’idea di rendere tutto più elettronico?
Ancora, l’House Music non è stato un qualcosa di pianificato. E’ venuta fuori per necessità. Ci sono momenti nella musica dove le cose diventano lente e stagnanti. Non esce molta musica di qualità e noi dj dobbiamo continuare ad essere creativi per non annoiarci a fare i dj e allo stesso tempo non annoiare il dancefloor. La tecnologia rende tutto più facile per i dj odierni, estende i limiti della creatività.
Dagli anni ’70 ad oggi, hai vissuto tutte le ere che ha attraversato la scena house, quali anni sono stati per te i migliori?
Il miglior periodo per l’House music è stato tra il 1990 e il 1997. Le tracce erano ancora importanti per il dancefloor. La produzione era ancora essenziale al processo. Era uno sforzo collettivo. Oggi la maggior parte dell’House Music è creata da una persona nella sua camera da letto con Ableton Live, Pro Tools. L’eccitazione del lavorare con attrezzature professionali, insieme a un gruppo di ingegneri, assistenti, stagisti che ti aiutano a dare linfa vitale a quello che era originariamente solo una buona idea e trasformarla quindi in una stupenda realtà è una cosa straordinaria.
La scena oggi ha tutto, tecnologia, notorietà, ambienti, spazi, ma c’è qualcosa, secondo te, che negli anni è andato perduto e che si dovrebbe riportare in superficie?
Ci sono due tipi di persone che rientrano i questo business. Ci son quelli che lo fanno per notorietà, fama, soldi e donne e per essere delle superstar. E ci sono quelli che lo devono fare perché è nel loro DNA. Fa parte del loro modo di essere come persone. La musica fluisce da ogni parte del loro essere. La questione non è il diventare una superstar o fare i soldi. Qualcuno preferisce avere tutto subito. Qualcuno può trovare formante far parte della crescita del processo. Collaborando con artisti della stessa corrente, cantautori e produttori, in modo da creare qualcosa che possa stare sugli scaffali più di due settimane.
La musica di qualità è andata disperdendosi negli ultimi dieci anni. Non c’è stata musica di sostanza che abbia favorito il mercato. Questo perché la tecnologia ha reso possibile a chiunque il fatto di diventare un DJ o di produrre tracce nelle proprie camere da letto. Si noti che ho detto tracce, non musica. La percentuale dei DJ/produttori da camera che fa musica è probabilmente un 0,5 %. Finché la parte restante di quelli che sperano di capitalizzare il fatto di diventare la prossima superstar, dj o produttore, non produrrà materiale che possa essere considerato di alto grado l’House Music non supererà mai questa sua situazione. Molto di quello che viene rilasciato oggi è da usare e poi gettare.
Sei sempre riuscito in tutti questi anni a non uscire di scena, reinventandoti e rimanendo sempre sul pezzo, tanto che I tuoi tour non si sono mai fermati. Come ci riesci?
Onestamente, non lo so. Penso sia più una cosa naturale per me. Come ho detto prima, ci sono persone nate per questo e persone che per caso ci inciampano. E, oltre a loro, ci sono quelli che vogliono diventare la prossima superstar. Di mio, quello che ho sempre voluto è stato quello di trovarmi bene nella mia vita. Avere una carriera di cui ho potuto beneficiare, ma sempre essere disponibile per la mia famiglia e per i miei amici. Ho speso quarant’anni a fare musica e non godo dello status di un David Guetta o un Tiësto, penso di avere molto di più. Negli anni ho ottenuto un moderato successo, dei premi e qualche riconoscimento. Questa per me è la cosa migliore sia nella mia vita sia nella mia carriera all’interno di questo business. Il fatto di poter vivere una vita privata e allo steso tempo godere del fatto di essere un’entità creativa.
Le tue esperienze ti portano a confrontarti con un pubblico esigente, pubblico che negli anni è cambiato radicalmente, nei gusti e nelle preferenze. Come si è evoluta la tua borsa dei dischi nel tempo? Hai sempre con te dei dischi che non abbandoni mai?
Ci son solo pochi dischi che non lascio mai a casa. E per quanto riguarda la tecnologia ho testato tutti i formati e ho saputo trovare la zona in cui i sento più a mio agio. Stilisticamente il mio approccio nel suonare è musicalmente lo stesso, sono sempre lo stesso tipo. Ci son dei miei colleghi che pensano che io debba fare come fanno loro e suonare quello che suonano loro. Ma se lo facessi non sarei più Frankie Knuckles. Sarei solo quello che loro pensano che dovrei essere.
Un dj non si evolve solo con le sonorità, ma anche attraverso la sua persona, le sue idee e le sue ambizioni. In questo senso cosa c’è davanti a te, nel tuo futuro?
Il domani è qui di fronte a me. Il mondo è in attesa e io ho nuove idee per canzoni che necessitano di essere prodotte, remixate o completate. Per ora si trattano solo di “tagli del direttore” (sue versioni approvate) e progetti che speriamo di immettere sul mercato. Stiamo per lanciare nuovi artisti e per quelli esistenti stiamo cercando la loro dimensione all’interno del mercato.
Grazie per il tempo concessoci. Buona fortuna.
English Version:
In our interviews we often speak about figures that have contributed, in many cases in their own way, to write a piece of history of house music, but maybe we never talk about someone who literally invented the genre, we have never talked about Frankie Knuckles. The New York native artist started to be a dj in the ’70, soul, jazz, R&B, this was his sound, a sound that allowed him to reach important spots, since that in the 1977 he reached the residency in the historical Werehouse Club in Chicago. It was a completely different ambient, instead of New York he was forced to reinvent himself and his sound, making all more electronic, making all like what the history will call house music. If it is not enough he contributed to the evolution of the dj figure, introducing (with Kenny Carpenter) the mixing technique, something that at that time wasn’t even conceived, because the djs were like human juke box. Steps that mean something like a scientific revolution for all the scene, steps that were only the prelude of a forty years career, a period of time in which Frankie give us milestones like “Your Love”, “Tears” (in collaboration with Robert Owens) and the well known , but for other reasons, “The Whistle Song”. Talking about the career of Frankie Knuckles would take a lot of time, more meaningful are his own words, so let’s listen to the Godfather of House Music.
Hi Frankie, it’s an honor having you on Soundwall
Nowadays to be a dj is almost something fashion. When you started all was completely different, maybe we can say that the dj figure didn’t exist in the way that we know now. So what caused you to take the clubbing way?
There was no ‘Masterplan’ to re-invent this craft of DJing or consciously create a new genre of music. When ‘Disco’ was declared dead I had to do what was necessary to keep my audience interested in returning to ‘The Warehouse’ every Saturday night. The club was only open one day a week (every Saturday night). Out of survival I found myself having to recreate the music I was playing to keep a fresh sound on the dance floor.
In these years to be a dj can not be considered as a job, so what would you have become if the dj experience failed?
For me, I would have pursued a career in Fashion. All of my education was in art and fashion. My ultimate dream as a kid was to become a Fashion Illustrator/Designer.
Is clear that house music comes from soul, jazz and R&B, but how was the shift? Where is born the idea to make all more electronic?
Again, it (House Music) wasn’t planned. It came along out of necessity. There are periods in music when things become slow and stagnant. Not much new music of quality comes out and us DJs are forced to be creative to keep from getting bored in the DJ booth or, boring the dance floor. Technology today makes it easy for todays DJ to stretch the limits of creativity.
From the seventy to nowadays, you passed all the eras of house music, so what period was the best for you?
The best period for ‘House Music’ was between 1990 and 1997. Songs were still important to the dance floor. Production was still essential to the process. It was a collective effort. Today, most ‘House Music’ is created by one person in their bedroom with an Ableton Live or Pro-Tools setup. The thrill of working in a professional facility with a crew of engineers, assistants and interns to help breathe life into what originally a good idea, making it into a beautiful reality is an amazing thing.
The scene now has all, technology, notoriety, ambient, spaces, but is there something, I your opinion, that in the ages got lost and deserve to be taked back in surface?
There are two kinds of people that get into this business. There are those that want the notoriety and fame, the money and the women and to be superstars. And, there are those who have to do this work because it’s in their DNA. It’s a part of who they are as people. Music flows from every part of who they are. It’s not about them becoming superstars or, making a lot of money. Some would rather have everything now. Some would value educating themselves on the process of growing in this business. Collaborating with other like-mind artist/songwriters/producers to create something with a better ‘shelf-life’ than 2 weeks.
Quality music has been lost over the past 10 years. There hasn’t been music of substance to grace the marketplace. Thats because technology has made it possible for anybody to DJ or make tracks in their bedroom. Note that I said make tracks, not music. The percentage of bedroom DJ/Producers that are making music in their bedroom is probably half a percent. Until the rest of the masses that are hoping to capitalize on being the next superstar DJ/Producer can up the game by actually writing songs and producing them well enough to be considered material of a higher standard, House Music will never exceed beyond it’s current status. Most of what is released now is so very disposable.
In these years you were always able to stay in the scene, following all the changes and never falling into shadow, the prove is that your tour never stopped. How can you do that?
Honestly, I don’t know. I think it’s been more of a natural thing for me. As I mentioned before some people are born to this, some people accidentally stumble into this. And then, there are those who have a ‘Masterplan’ to be the next Superstar DJ. For me, I think more than anything I wanted to be comfortable in my life. Having a career that I could always benefit from and, always be able to provide for my family and friends. I’ve spent 40 years doing this music thing and I may not enjoy the status of a David Guetta or Tiësto but, I think I have so much more. Over the years I’ve been awarded moderate successes and a few choice awards and recognition. This is to me is the best thing about my life & career in this business. I can enjoy a private life and live my dream being a creative source.
Your experiences brings you in contact with particular crowds, crowds that in the ages radically changed his preferences and orientation. So how is evolved your dj bag during your career? Are there any records that you never left at home?
There are only a few tunes I never leave at home. As for the evolution, I’ve adjusted to all the formats that technology and ultimately found my comfort zone. Stylistically my approach to playing is the same Musically, I’m still the same guy. There are some of my colleagues who feel that I should do as they do when it comes to playing music and I should play what they play also. But if I did I wouldn’t be Frankie Knuckles. I’d be their idea of who they think I should be.
A dj evolves himself not only with the music, but also with his personality, his ambition and ideas. In these meaning what is there in front of you, in the future?
Tomorrow is in front of me. The world awaits and I have new ideas for new songs that need to be written and remixes that need to be completed. For now, it’s about ‘director’s cut’ and the many projects we hope to bring to the marketplace. We are a launchpad for new artist and existing artist that are looking to gain footage in the marketplace.