Se quel genere di musica elettronica chiamato “techno” diventasse materia da insegnare nelle università, l’inglese Dave Clarke otterrebbe di merito una cattedra nei prestigiosi college di Oxford e Cambridge. E se la techno diventasse materia scolastica da integrare nelle scuole superiori italiane (referendum?), Dave Clarke meriterebbe un intero capitolo di qualche immaginario libro di techno europea. Quindi potete immaginare la gioia quando, mentre spulciavo il sito del Fabric, la mia attenzione è caduta su quella news ufficiale :”Dave Clarke to mix Fabric 60″. Per il “barone della techno” (moniker affibbiatogli dalla buon anima di John Pell, giornalista e voce storica della BBC) questo è il primo mixato per Fabric: prima di lui altri pionieri assoluti del genere come Stacey Pullen, Carl Craig, Robert Hood e Surgeon hanno messo la propria firma sulla leggendaria collana del club londinese.
Nato e cresciuto a Brighton (non a caso patria della Skint Records) il sound di Dave Clarke è considerato unico, mai noioso e per niente scontato. Del resto l’inglese non ha mai cercato di cristallizzarsi all’interno del genere techno e delle sue mille derivazioni. Dave Clarke ha sempre cercato nuove strade e nuove direzioni, cercando maggiore eclettismo anche per non chiudersi alle mille influenze musicali che, profondamente, hanno condizionato il suo modo di interpretare la musica. Ed è grazie a questo invidiabile background, fatto di influenze hip-hop, breakbeat ed acid che il livello dei set di Dave Clarke si alza vertiginosamente quando l’artista suona nei club o nei festival (in questo mixato per Fabric questo background viene ampliamente fuori). Clarke, famoso anche per la sua personalità anarchica e burlona, addirittura qualche anno fa si divertiva a fare la porta nei club di Berlino, aspettando che la gente gli chiedesse :”a che ora suona Dave Clarke?!”. Nella discografia dell’inglese troviamo remix di artisti del calibro di Depeche Mode, Moby, Fischerspooner, Underworld, Leftfield e Chemical Brothers e nel suo invidiabile percorso artistico Dave Clarke vanta oltre quindici anni di presenze e performances nei migliori festival e club del pianeta (numeri che ormai non si contano piu’).
Questo Fabric 60 parte molto “dark” con “Shiver” di Raudive seguita da Crotaphytus con “Cnemidophorus Sexlineatus” (sonorita’ che mi ricordano un po’ gli UNKLE). La techno arriva (e violenta) con “Armed” del gioiello di casa CLR Tommy Four Seven seguita dal meraviglioso remix firmato da Kenny Larkin dell’ipnotica “Dark N Lovely”, frutto della collaborazione tra Marc Romboy e Paris The Black Fu. Da qui in poi Dave Clarke piazza nella tracklist di questo suo Fabric delle tracce davvero devastanti, una dietro l’altra: Ray 7 & Malik Alston “I.D.F.D.F.I.”, l’acidissima “Pride” di Cristiano Balducci, Cute Heels con “Silence Complot”. E ancora Stephane Signore con “Sacrifice” (Radical G – 2k11 Edit) al quale segue “Aufstand” del francese Gesaffelstein (traccia che testimonia quello che succede quando la scuola francese incontra la techno tedesca..). Dave Clarke inizia a tirare delle vere e proprie bombe a mano (particolarita’ tipica dei suoi set incendiari), abbandona la cassa in 4/4 e vira verso electro, acid e breakbeat con Scape One, Exzakt remixato da Lethal Agent, Sync 24 e le memorabili “Destination Planet Earth” di Heliopause e “Foreign Object” di Dez Williams. Per le ultime tre tracce del Fabric 60, Dave Clarke ci regala un bel “martello” come “Coolicon” di Chatter Box seguita da w1b0 con “Alternate Sequence”. Signori il viaggio è finito…si scende da queste vertiginose montagne russe e si chiude con “The Attic” del genio dell’acid olandese Baz Reznik. Ancora una volta Dave Clarke ci ha dato una lezione di stile, rimarcando quella linea che lo separa nettamente da tutti gli altri artisti in circolazione.
Il Fabric numero 60 uscira’ il prossimo 17 Ottobre. Buon ascolto…