Se guardando Aérea Negrot e i suoi favolosi ed esagerati costumi vi vengono in mente le rarefatte e fumose atmosfere dei cabaret degli anni ‘30, o i scintillanti musical degli anni ‘70, o ancora le telenovelas sudamericane, allora avete inquadrato perfettamente il personaggio. Il suo nuovo album ‘Arabxilla’, di fresca uscita su BPitch Control, è la sintesi perfetta di una personalità colorata, attenta alle storie e alle passioni, che sa ridere e piangere della vita.
Ciao Danielle e benvenuta su Soundwall!
Cominciamo parlando del tuo passato. La tua famiglia è una famiglia di ballerini, a quanto pare sei cresciuta in un’atmosfera colorata e allegra, cosa che si riflette ancora oggi su di te come artista. Vuoi dirci qualcosa di questa tua infanzia?
In TV passavano spesso un video dei miei genitori che ballavano alla ‘Disco Fever’ competition, li ammiravo così tanto. Sono cresciuta con la convinzione che anche io sarei finita con il diventare una ballerina come loro! Al tempo avevo sette anni e c’era un insegnante nella mia scuola che mi vide ballare ad una di quelle feste scolastiche, così da allora ho fatto sempre parte di qualche evento organizzato dalla scuola, di canto, o di ballo… Mi piaceva molto esibirmi, fin da bambina. Non avrei mai pensato di finire a fare musica, ma ovviamente credo che avere dei genitori che fossero anche dei così bravi ballerini mi abbia spinto verso la direzione musicale!
Che ci dici della tua città La Guaira? Sole, mare, brezza…
Non ho realizzato quanto fossero belli il sole e la spiaggia finchè non mi sono trasferita in Europa. La mia città, La Guaira, è una città di mare, dove si trova anche il più grande aeroporto del Venezuela. C’erano sempre molti turisti provenienti da ogni parte del mondo, e ogni volta che ne avevo l’occasione gli chiedevo qualche monetina, perchè mi piaceva collezionare le monete degli altri paesi.
Nel 1999 ci furono delle gravi frane che causarono diverse catastrofi, e ancora oggi la città sta cercando di riprendersi. Molti posti sono scomparsi, e così anche le persone. E’ molto triste vedere che il posto nel quale sei cresciuto e nel quale sei andato a scuola non esiste più. Ma per fortuna la città sta tornando lentamente al suo vecchio splendore.
Nella tua infanzia ha avuto una notevole importanza l’elemento dell’aria, per questo ti sei scelta il nome di ‘Aérea Negrot’…
Sono sempre stata affascinata in un qualche modo bizzarro dagli aeroplani, dalle ali. Con mia sorella giocavamo a fare le hostess, facendo finta di viaggiare in posti di cui non avevamo mai sentito parlare prima. Mi piace ancora molto viaggiare, anche se penso che le misure di sicurezza degli aeroporti siano cambiate in modo troppo drastico da allora.
Nella tua vita sei balzata da una città all’altra, da Porto in Olanda, poi a Londra, a Berlino… Sei una persona irrequieta interiormente? Pensi che ti fermerai a Berlino adesso?
Sono una persona molto irrequieta. Ero alla ricerca di quel posto particolare che sognavo da bambina, e Berlino ha soddisfatto tutte le mie aspettative. Adoro vivere qua.
Quando ti sei trasferita a Londra ti è stato chiesto di partecipare a delle lezioni di vocal training e a degli studi di produzione musicale. Puoi dirci qualcosa di questa esperienza?
Proprio quando decisi di dedicarmi alla produzione musicale invece di fare la ballerina mi venne offerta la possibilità di iniziare a studiare musica a Londra. Teoria musicale per me era una materia completamente nuova, e lo è ancora oggi, ma conoscere le note è stata una rivoluzione. Al London Center of Contemporary Music ho imparato molte cose da dei grandi insegnanti e inoltre ho fatto amicizia con altri musicisti.
Il tuo modo di cantare è molto virtuosistico per i nostri tempi, mi ricorda dei virtuosismi delle opere serie di Mozart. Ho letto da qualche parte che tu definisci i tuoi lavori come una specie di ‘techno-opera’, un concetto molto interessante che fonde canto e musica contemporanea. Ce lo puoi spiegare?
Sono cresciuta ascoltando i più svariati generi musicali, a casa mia c’era sempre della musica ovunque. I miei nonni non erano solo dei grandi amanti della musica, ma anche molto eclettici nelle loro scelte; i miei genitori ballavano la disco, ma anche la musica classica, mia nonna avrebbe ascoltato l’Aida, mia mamma Donna Summer e il mio nonno Oscar de Leon o Elvis Presley… Io dopo aver scoperto la musica elettronica e dopo aver iniziato ad andare nei club sono stata molto influenzata da quello che ballavo durante il week-end.
Cosa vuoi comunicare con la tua musica?
Mi piace comunicare un po’ di tutto, cercando di restare il più onesta possibile con me stessa. Vedo la bellezza nella malinconia e la follia nella rabbia. Credo che raccontare un certo tipo di storia determini gli strumenti e le parole che devi usare. Non c’è niente di assoluto se parli dei sentimenti, non c’è mai solo il dolce o l’amaro, ma devi passare dall’agrodolce.
Cosa significa di preciso il titolo del tuo nuovo album ‘Arabxilla’?
Il nome ‘Arabxilla’ è un nome composto, da Arab – Xilla. Quando l’Iraq e l’Afghanistan erano (e sono tutt’ora) al centro dell’attenzione, io ero a studiare a Londra. C’era una guerra in corso, ma gli sceicchi e le loro mogli erano a Londra a fare shopping. Era un altro tipo di guerra, una guerra senza armi… c’erano di mezzo le carte di credito.
Hai detto che questo tuo nuovo album è una sorta di diario della tua vita e delle tue esperienze. Quindi lo potremmo definire un album introspettivo, o un diario di viaggio?
Direi che è un resoconto delle mie relazioni personali, una specie di National Geographic Safari emotivo. C’è dentro il rapporto che ho con i miei genitori, con le persone che amo, con le persone che ho amato, con la città e anche con i prezzi del petrolio. Fare una tracklist è stato difficile, considerando che ho scritto brani e canzoni per molti anni. Tobias Freund, insieme al quale ho prodotto l’album, mi ha aiutato a prendere queste decisioni.
Il brano ‘Berlin’ mi fa pensare ad un cabaret, mi ricorda il scintillante film ‘Cabaret’ di Bob Fosse. Sei influenzata da quest’arte?
Sì, amo il film ‘Cabaret’ e i musical in generale. Credo che il tedesco sia una lingua che riesce ad evocare particolarmente bene la patina teatrale in ‘Berlin’. Nel mio caso ho ascoltato vari pezzi in tedesco di Kurt Weil o di Marlene Dietrich. E’ stata solo questione di tempo prima che riuscissi a reinterpretare questi pezzi e queste canzoni in maniera teatrale, con dei nuovi testi.
Quali sono le differenze nel lavorare con una band come gli Hercules and Love Affair e come artista solista su BPitch Control? Com’è stato lavorare agli album ‘Blue songs’ e ‘Arabxilla’?
Entrambi i progetti sono molto diversi tra di loro. Per ‘Blue Song’ io e Andrew Butler ci siamo seduti e lui mi ha spiegato quello che voleva trasmettere con le canzoni; invece ‘Arabxilla’ è una mia interpretazione personale. Mi è piaciuto vedere le cose dal punto di vista di Andrew ed esplorarle insieme a lui, dopo tutto erano i suoi pensieri a dare vita alla musica. Anche i tour sono diversi: con gli Hercules and Love Affair ho avuto l’onore di condividere il palco con Kim Ann Foxman e Shaun J. Wright, Mark Pistel ed Andy. Siamo diventati molto amici! Per quanto riguarda il mio progetto divido il palco con Fata Kiefer, che per me è come un fratello. Sembriamo sempre come una famiglia.
Il tuo stile è molto vivace e colorato, quali sono gli artisti e le correnti che influenzano la tua vita?
Per quanto riguarda la TV, le soap opere venezuelane sono state una grande ispirazione per le mie canzoni, inconsciamente. E i musical…nei musical le persone ballano quando sono felici, ma anche quando sono tristi! Tutto può diventare una canzone! C’è un’opera di Poulenc che amo molto, si chiama ‘Le dialogue des Carmelites’: immagina che il tribunale delll’inquisizione stia per decapitarti, e tu invece di iniziare a piangere ti metti a cantare con le tue compagne suore. Spostandoci ai nostri tempi, sono stata notevolmente ispirata dal techno producer Titontòn Duvantè, che riesce a ricreare un’atmosfera fantastica nelle sue tracce, come György Ligeti faceva con il suo pianoforte.
Cosa ti aspetta nei prossimi mesi?
Adesso sono a Buenos Aires, nel tour dell’America del Sud con gli Hercules and Love Affair, aspettando di visitare città in cui non sono mai stata. Dal 14 Ottobre, con l’uscita ufficiale del mio album, ci sarà una serie di tour in Europa: Amsterdam, Atene, Parigi, Roma, Bruxelles e Bologna… non vedo l’ora!
Grazie a Danielle.
English version:
Hello Danielle and welcome on Soundwall!
Let’s start the interview beginning with the past. Your family is a family of dancers, so I suppose you grew up in a coloured and cheery atmosphere, and we can still see it today on you as an artist. Would you tell us something about your childhood?
There was this video of my parents dancing on a TV ‘Disco Fever’ competition, I admired them so much. I grew up with the conviction that I would end up being a dancer like them! By the time I was seven, a teacher in my school saw me dancing in one of the school parties, since then I was part of almost every school event, whether singing or dancing… I was really into performing, even as a child. I never thought I would end up producing music, but I guess having such talented dancer parents, would of course push me towards the music direction!
And what about your city La Guaira? Sun, sea, breeze…
I didn’t realize how beautiful the sun and the beach was until I moved to Europe. My hometown, La Guaira, is a coast city, there you find the main airport of Venezuela. There used to be many tourists from all over the world, that I would often chase to get coins from, because I liked collecting coins from other countries.
In 1999 there were serious mudslides, causing a catastrophe that keeps the whole city still in recovery. Many places just vanished, also people. Its somehow sad to know the place where you grew up and where you went to school, just disappeared. Hopefully the whole city is returned to its former splendor.
In your childhood the ‘air element’ was very important to you, so you took the name ‘Aerea Negrot’…
I always had a weird fascination for airplanes, wings. I would play with my sister as if we were stewardesses, traveling to places we never heard of before. I still enjoy traveling, even though the airport security regulations have changed so dramatically since then.
You jumped from Porto to Holland, London, Berlin… Are you a restless person? Will Berlin be your home base now?
I´m very restless. I have been looking for that place I dreamed of as a child and Berlin fulfills all those expectations. Love being here.
When you moved to London you were asked to pursue vocal training and music production studies. Tell us about this experience.
Once I decided to dedicate myself to making music, instead of being a dancer, I got an invitation to start studying music, in London. Music theory was completely new to me, it still is, but knowing that notes have names was challenging. At the London Center of Contemporary music I learnt a lot from great teachers and also made friends with other musicians.
Your singing is very virtuosic for the XXI century, it reminds me of some vocals in Mozart’s opera seria. I read somewhere that you define your works as a ‘techno-opera’, this is a very interesting concept that melt vocals and contemporary music. Can you explain it?
I grew up hearing many different styles of music, at home music was constantly being played. My grandparents were not only music lovers but also very eclectic with their choices; my parents were dancing disco and also classic, my grandmother would play Aida, then my mom Donna Summer and my grandfather Oscar de Leon or Elvis Presley… Once I got acquainted with electronic music and started clubbing, I was very much influenced also by what I used to dance to on the weekends.
What are you trying to express with your music?
A bit of everything, try to keep as honest as possible. I see beauty in melancholy and craziness in anger. I guess telling a story determines your selection of instruments and words. There is nothing absolute if you are talking about feelings, it is never only sweet or only sour, but bittersweet instead.
What does the title of your new album ‘Arabxilla’ mean?
Arabxilla is a made up name, Arab – xilla. When Afghanistan and Iraq were on the spotlight (they still are), I was still in London studying. There was a war going on, but the sheiks and their wives were shopping in London. This was another war being made but instead of guns… there were credit cards involved.
You said that this album is a kind of diary of your life and your experiences, so is this an introspective album or only a ‘travel report’?
Relationships report I would say. some kind of National Geographic Safari of emotions kind-of-thing. There are relationships to my parents, to people I love, to bureaucracy, people I used to love, to a city and also to the prices of petrol. Making a tracklist was difficult, considering I have made several tracks and songs for a long number of years. Tobias Freund, with whom I produced this album, also helped making these decisions.
The track ‘Berlin’ sounds to me as something like a cabaret, it reminds me of the glittering film ‘Cabaret’ by Bob Fosse. Are you influenced by this art?
Yes, I love ‘Cabaret’ and musicals in general. I guess the German language also evoked this theater feeling in ‘Berlin’. In my case, I used to hear Kurt Weil´s pieces or Marlene Dietrich in German, it was a matter of time before I wanted to try recreate this theater pieces and songs, with new texts.
What are the differences between working with the band Hercules and love affair and as a solo artist on BPitch Control? How was working on ‘Blue songs’ and ‘Arabxilla’?
Both projects are very different from one another. For ‘Blue Songs’ Andrew Butler and I sat down with his lyrics and he explained what he wanted to transmit with the song, while ‘Arabxilla’ was very much my own interpretation and story. I enjoyed looking for that middle point that Andrew and I explored, after all, it was his thoughts that made his music possible. Touring is also different: with Hercules and Love Affair I have the great honor of sharing stage with Kim Ann Foxman and Shaun J. Wright, Mark Pistel and Andy. We have become real close to each other! On the other hand for my own project, I share stage with Fata Kiefer, which is like a brother to me. I guess we keep it always in the family.
Your style is very coloured and crazy. What are the artists and the art movements that influence you and your life?
Besides TV, venezuelan Soup Operas have been a great inspiration for my songs, subconsciously. And musicals, in musicals people dance when they are happy but also when they are sad! Everything can be a song! There´s an opera that I like very much, by Poulenc, its called ‘Le dialogue des Carmélites’: imagine that the Inquisition is going to behead you and instead of crying you start singing with your fellow Nuns.
In modern days, I also was deeply inspired by techno producer Titontón Duvanté, who also manages to create fantastic atmospheres in his tracks, just like György Ligeti did it with just a piano.
What is coming up for you in the next months?
Right now I am in Buenos Aires, touring with Hercules and Love Affair through South America, getting to know cities I never visited before. As of October 14, when the album will be officially released, there will be a series of shows in Europe: Amsterdam, Athens, Paris, Rome, Brussels and Bologna… I am very excited!
Thanks to Danielle.