Pics by Chiara Ernandes
Milano, Piazza della Repubblica, Westin Palace Hotel. Era tutto pronto, aspettavamo Cox seduti sui divani del lounge bar. Mi dirigo verso la reception per controllare se fosse già arrivato e lo vedo: pantaloni larghi, maglietta nera con su scritto in rosso, bianco e verde “Time Warp”, trolley e le sue immancabili infradito. Era appena arrivato in hotel. Ci presentiamo e gli diciamo che lo aspettiamo al bar per l’intervista. Ci risponde ridendo con un “Yeah, the best place for an interview!”.
La cosa fantastica è stata vedere come uno degli artisti più famosi ed importanti al mondo si sia presentato come una persona con i piedi per terra (in tutti i sensi!), sorridente, ben disposto, interessato e vi assicuriamo che non è assolutamente una cosa scontata. Con questo nostro dialogo abbiamo deciso di lasciar da parte i soliti discorsi inerenti alle produzioni, alle case discografiche, ai software usati in studio e via discorrendo… Abbiamo invece preferito focalizzare l’attenzione sul pensiero di Cox, su alcune sue peculiarità, su alcune sue esperienze, ci siamo fatti raccontare emozioni, momenti, idee. Ed è proprio per questo motivo che presentiamo per la prima volta anche il format audio dell’intervista, al fine di trasferire anche a voi la solarità di Cox, le sue battute, le sue risate e al fine di darvi la versione integrale della nostra chiacchierata.
Ormai l’estate si è decisamente conclusa, regna l’autunno e questo ha generato grande attesa in Italia, perché qui “autunno” significa Time Warp! Il primo Time Warp in Italia! Cosa ci puoi dire su questo evento? Cos’è il Time Warp e cosa rappresenta realmente per te?
Ricordo il primo Time Warp, penso fosse più o meno 15 anni fa: la gente, la musica, le coreografie… Molti degli artisti che suonarono a quella prima edizione sono ancora molto vicini al Time Warp. L’organizzazione diede vita così a qualcosa di fresco, di brillante… Qualcosa che emana energia, vibrazioni, qualcosa di emozionante. E ora l’Italia è pronta per tutto questo! Ci sono voluti anni per arrivare a questo punto. L’unica cosa che può accadere ora è che quando il party avrà inizio, sarà una delle cose più belle e straordinarie che il Paese vivrà per lungo tempo. Questo perché le persone che sono coinvolte nell’organizzazione dell’evento sono professionali. Il suono è professionale, l’organizzazione della location è professionale. Loro si preoccupano di ogni piccola cosa dai bagni, ai bar, alla sicurezza. E’ proprio per questo che il Time Warp deve essere considerato come uno dei migliori festival esistenti al mondo!
Hai suonato in molti eventi come questo durante la tua carriera. Pensi sia una buona idea quella di spostare il Time Warp dalla sua terra, dal suo contesto e di portarlo qui in Italia?
Sì, assolutamente sì. E’ veramente importante che ciò che il Time Warp rappresenta arrivi in Italia. Il concept del Time, la folla, le luci, l’energia, le emozioni… Portare tutto questo in Italia è veramente grandioso. Il punto è questo: quando senti veramente il Time Warp, quando sei sommerso dalla sua musica, allora capisci che è veramente un onore poter ospitare una compagnia come questa, un’organizzazione di tale livello che lavora per te, che lavora ogni volta al fine di dare alla gente la migliore festa possibile. Quindi penso sia veramente importante che qualcosa come il Time Warp venga qui, ma non a questo livello, bensì a questo livello! [indicando con la mano un livello superiore].
Un’altra cosa che puo’ essere decisamente considerata una novità è la scelta di rilasciare il tuo ultimo album “All Roads Lead To The Dancefloor” anche in formato USB. Perché hai fatto questa scelta?
Ho rilasciato il mio ultimo album in questo modo perché le cose sono cambiate: prima quando si andava a comprare della musica si andava in un negozio di dischi e si acquistava qualcosa di tangibile, avevi qualcosa nelle mani. Risparmiavi e poi ti compravi quel disco, era tuo! Oggi la musica si scarica gratis, la si mette sui lettori Mp3… E’ completamente diverso. Scarichi musica per condividerla con i tuoi amici. Ho esaminato tutto ciò e ho preso la mia decisione. Concluso il mio ultimo album l’ho rilasciato nei classici formati e alcune cose quindi sono andate subito in rete, ma l’avevo messo in conto. Il punto è che non è più eccitante avere prodotti musicali in questa maniera. Inoltre questo mio ultimo progetto è stata qualcosa di molto vasto, avrei avuto bisogno di 2 o 3 CD per pubblicare tutto, ci sono remixes, stili differenti, varie cose… E l’unico modo possibile per pubblicare tutto ciò è farlo su una periferica USB. Per il semplice fatto che lì c’è lo spazio necessario! Ma non è neanche tanto questo il punto, il punto è che andando su internet con quella USB si hanno varie possibilità. Si può ascoltare in diretta il mio Radio Show, si hanno informazioni e news sull’etichetta, si ha la possibilità di ricevere informazioni su quello che sto creando in tempo reale, di vedere video dei backstage, di interviste… La cosa è molto interattiva: se un fan dice qualcosa noi rispondiamo, al fine di renderlo partecipe. E tutto ciò è possibile solo con l’USB. Per me inoltre è fondamentale rendere le persone partecipi, è molto importante sentirsi parte di qualcosa: se compri l’USB diventi parte del “nostro qualcosa”, diventa un qualcosa anche di tuo. Penso questo sia fondamentale.
Suppongo che alla base di tutto ci sia un forte amore per la musica, una specifica concezione del termine “musica”. Quali sono state le personalità che hanno segnato nel profondo il tuo amore e la tua idea di musica?
Beh, gli artisti e le personalità con cui sono stato in contatto in passato sono state ad esempio Elvis Presely, Herbie Hancock, Ray Charles, sicuramente Stevie Wonder, The Jackson 5, senza dubbio anche Michael Jackson… Queste sono alcune delle persone che mi hanno influenzato e di cui ho seguito il cammino. Amo molto anche la funky music, l’hip-hop, ad esempio ascoltavo molto Grandmaster Flash. Permettimi di dire che la mia concezione di musica deriva da molte realtà musicali… Ascolto un po’ di tutto, certo ho delle preferenze, ma le mie orecchie sono aperte a tutto. Quindi è con questi artisti, con questi generi e con questa concezione di musica che sono cresciuto.
Con il tuo cammino hai assistito a molte fasi della musica elettronica e hai vissuto l’evoluzione della figura del Dj. Cosa è cambiato, cosa sta cambiando nel mondo della musica elettronica?
Come puoi immaginare prima, negli anni ‘70, era tutto analogico ora è tutto digitale… E oggi, nell’era digitale, cerchiamo di ricreare l’analogico (ridendo). Beh anche questa è un’evoluzione in fin dei conti! Ma il punto reale è che siamo nel ventunesimo secolo e i produttori, gli artisti di oggi sono influenzati molto dalla musica da cui io fui influenzato, ovviamente la assimilano in maniera differente. Persone come Jamie Jonson, quel tipo di artisti, erano veramente troppo giovani quando io iniziai a suonare questa musica… Ma ascoltano questa musica ora e la reinterpretano in un era che in realtà non mi appartiene. Inoltre, come dicevo, siamo nell’era digitale e quindi il computer gioca un ruolo fondamentale nella creazione di musica, mentre prima il fulcro erano le tastiere. Oggi chiunque, se ha un po’ di talento, può fare dell’ottima musica semplicemente usando il suo computer…
E per te questa è una cosa positiva?
Ma forse spesso è una cosa buona. Qualche hanno fa per fare musica in uno studio avevi bisogno di molti soldi. Ad esempio a Londra erano 400 pounds a ora! Questo perché avevi bisogno di molte cose per avere un prodotto professionale… Avevi bisogno di un ingegnere del suono, magari di un musicista per affiancarti in alcune scelte e questa gente ovviamente si fa pagare. Certo, spesso era l’etichetta a pagare. Ma se non avevi un etichetta? Se l’etichetta non poteva pagare? A quel punto dovevi pagare tu! Ora invece buona parte di quelle necessità sono racchiuse in softwares come Protools, Ableton Live, Logic 9. Questi programmi rappresentano un trampolino di lancio, danno la possibilità di creare qualcosa di buono, poi saranno le case discografiche a valutare se sia utile o meno investire su di te. Saranno loro a decidere se, per loro, vali uno studio migliore e un suono veramente professionale… Perché la qualità audio che esce dal tuo computer, se paragonata alla qualità professionale, non è buona in realtà. Quindi se vuoi che la tua musica suoni realmente bene devi seguire questo processo. E in questo momento storico tutti possono provarci. Detto ciò, sfortunatamente… Chiunque ora può fare musica (ride). La musica ormai viene da ogni parte, a volte è musica molto buona a volte molto cattiva. L’obbiettivo è capire quando è buona e quando non lo è, capire se è buona per il presente, se lo sarà per il futuro e se invece non lo è affatto. Questo è l’unico modo per sopravvivere a mio avviso: controllare seriamente l’ondata di musica che ci colpisce. Ma in conclusione penso che in generale sia molto buona come cosa.
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Ricordi il film “Human Traffic” (Justin Kerrigan, 1999), film in cui hai recitato la parte del boss del Ministry Of Sound? Come è stato prender parte a quel film? Quali sono i tuoi ricordi?
[Carl inizia subito a ridere] Beh, quando mi chiamarono per quella parte non mi volevano come Dj, volevano che mi presentassi come un manager materialista, cattivo e viscido. E per me fu “Wow, incredibile!”. Per farlo pensai a tutti i manager di quel tipo che avevo conosciuto nella mia vita, li inglobai dentro di me e li portai sul set. Così feci un provino, a loro piacque e presi parte al film. Quando mi chiesero di essere veramente cattivo incontrai molte difficoltà… Non sono capace di essere così, perché non lo sono, non ci sono abituato, la mia vita è tutta basata sul concetto opposto cioè sul rendere felice la gente con la mia musica, con le mie feste. Così capirono che l’unico modo per farmi incazzare veramente era quello di non darmi assolutamente niente da mangiare fino alla fine delle riprese. E diventai veramente cattivo, tanto da fargli dire “Ok perfetto, abbiamo lo shot, ecco a te qualcosa da mangiare!”. Questo è stata la mia esperienza sul set!
Fantastico! E secondo te questo film rappresenta in maniera adeguata quel periodo storico, la club culture della Londra anni ’90?
Sì… Decisamente! Penso sia in realtà l’unico film veramente vicino a quella realtà, al clubbing e al raving di quel periodo. Perché ogni personaggio di quel film è reale, tutti noi possiamo ritrovarci in uno di quei personaggi, magari possiamo rivedere lì un amico o una delle nostre ragazze… Sono tutti riportati in quel film! La cosa bella è che non ci sono personaggi finti, ogni ruolo è realtà per chi lo vede. Così anche per le situazioni: quasi a tutti è capitato e capita di trovarsi in un party dove si fuma un po’ d’erba e qualcuno magari inizia a parlare di Star Wars, Obi One Kenobi, cose allucinanti… E tu pensi “Ma perché questo sta parando di Star Wars?”, però stai lì tutto fico e interessato ad ascoltarlo e dici “Oh sì fantastico, io adoro Star Wars!”, e poi realizzi “Ma io non adoro Star Wars!”… Tutto questo è riportato nel film, e quando lo vedi è impressionante perché ti ricordi di aver vissuto situazioni simili. E’ questa la forza di Human Traffic, la sua capacità di rappresentare in maniera realistica la club culture di quegli anni e molte cose che gli giravano attorno.
Utilizzare il microfono è una sorta di costante nei tuoi set. Qual è la funzione che dai a quell’oggetto? Ti da’ la possibilità di essere più connesso con il pubblico?
Mh, sì questa è una buona domanda perché con il tempo ho capito che se dici qualcosa, anche se è semplicemente “hi”, “welcome”, “glad to be here”, “are you enjoying yourself?”, “Carl Cox in da house” la gente lo sente veramente. Perché nonostante tutta questa tecnologia mastodontica, laser, luci, schermi, sound system impressionanti, non scordiamoci che noi Djs siamo in un piccolo spazio, con un computerino, qualche mixer e davanti a noi ci sono migliaia e migliaia di persone… Non c’è più connessione con il pubblico! E come se fossimo in due realtà differenti, loro lì e noi quì. Quindi sentire la mia voce, una cosa come “Buona sera Italy!” fa impazzire la folla… Ed è fantastico quando succede, torna a farsi vivo il dialogo fra il pubblico e l’artista! Il pubblico paga il biglietto, vuole vitalità, vuole energia, vuole divertimento… E questo discorso è particolare per noi Djs perché noi non suoniamo la chitarra, non balliamo, quindi io devo, e soprattutto voglio, far vedere al dancefloor che sono felice di essere lì! A volte capita che magari uno suona bene ma lo fa come fosse un robot, a quel punto abbasso la musica, prendo il microfono, parlo al pubblico che si carica… L’attenzione torna e penso “Ok!” e BAM! Mando la bomba! Con il passare degli anni questa cosa è diventata caratterizzante per i miei shows e il pubblico sente che c’è qualcosa che non va quando non dico nulla, si vede che il pubblico è come se si unisse in un “Ehi, dì qualcosa! Qualsiasi cosa, in Giapponese non mi interessa, ma dì qualcosa!!!”, e quando lo faccio la gente impazzisce! Io la trovo una cosa fantastica. E’ la mia personalità, sono io… Amo essere connesso con la gente e in quel modo mi presento per come sono, per chi sono!
Ci sono degli artisti di questi ultimi anni, provenienti da qualsiasi genere musicale, con cui saresti curioso di collaborare, con cui saresti curioso di vedere cosa uscirebbe fuori?
Guarda, ce ne sono un po’. Quello di cui sono sicuro è che mi piacerebbe collaborare con qualcuno che si trova dal lato opposto musicalmente parlando. Qualcuno come Skrillex o Steve Aoki, perché sono dalla parte opposta dello spettro. Mi piacerebbe fondere il mio sound con il loro sound, sarebbe veramente una cosa curiosa, curiosa e strana sia per loro che per me. La loro musica è musica loud, in qualche modo rumorosa, punk e io non potrei mai farla, per il semplice fatto che non è il mio stile. Quello che potrei fare però è suonare la mia musica con quello stile, potremmo unire le nostre idee… Ritengo che sarebbe una cosa molto curiosa. Quindi sì, mi piacerebbe fare qualcosa con questi due ragazzi.
Per quanto riguarda le location sei passato per tutti gli step possibili: sei nato nella scena rave londinese, poi hai conquistato i migliori club dela città per poi passare ai migliori del mondo, ed in fine sei arrivato ai super club di Ibiza e ai festival più importanti del mondo! La domanda è: non ti mancano i piccoli club? L’atmosfera che si respira in quei posti? Perché diciamocelo, oggi organizzare una serata con “The King” in un piccolo club è qualcosa di press’a poco impossibile…
[Si mette a ridere] Sì, è vero! Beh, in realtà a volte ancora suono in piccoli club. Un buon esempio è quel del Cielo di NYC. E’ un club fantastico, con un impianto favoloso, è per circa quattrocento persone. Il problema più grande che ho quando suono in questi club sono le centinaia di persone che rimangono fuori e che cercano di entrare. E questo è spiacevole ovviamente per me e per chi rimane fuori. Vorrebbero sentirmi suonare, vorrebbero sentirmi suonare in un piccolo club, ma vista la mia popolarità questi sono i limiti di un evento del genere. In ogni caso amo veramente farlo e la prima cosa che mi viene in mente da dire al pubblico è: se venite presto, riuscite ad entrare! Inoltre io suono solitamente tutta la notte in queste feste, dalla sera alla mattina quindi se uno viene presto mi trova già a suonare. Amo veramente tanto queste cose, amo suonare ma odio non suonare al meglio… E a volte è difficile suonare al meglio quando io sono qui e tutta quella gente e lì fuori. Qualche tempo fa suonavo spesso in un club di Londra chiamato Ultimate Base, in Charing Cross Road. Quel posto era stato pensato per 270 persone, poi ovviamente eravamo sempre intorno alle trecento. Ho suonato lì per moltissimi anni insieme ad altri grandissimi artisti. Adoravo veramente quel club, le sensazioni che mi dava, la gente… Era un certezza: ogni giovedì sera! Io ed un altro Dj, Jim Master, suonavamo una settimana lui e l’altra io o a volte suonavamo assieme, ed era grandioso! E una cosa bellisma che facevamo una volta al mese era quella di aprire tutti gli spazi del locale per cambiare il concept della festa: una volta al mese quel piccolo club diventava un grande club. Wow ragazzi, ne è passato di tempo… Era fantastico! Quindi sì mi hai beccato, mi manca molto suonare così nei piccoli club.
Se posso, vorrei rubarti una curiosità: potresti raccontarci il momento peggiore e il momento migliore della tua carriera?
Ne ho avuti un bel po‘ sia di momenti belli che di momenti brutti. Sicuramente uno dei peggiori della mia vita l’ho vissuto a Caracas: stavo suonando ad una bellisima festa quando improvvisamente si sentirono alcuni colpi d’arma da fuoco nel dancefloor. Morirono 4 persone e altre furono ferite. E‘ stato terribile. Ho visto cose accadere nei club, ma non avevo mai visto morire nessuno a causa di uno scontro a fuoco. Questa cosa mi ha veramente colpito e spaventato. E‘ vero, noi suoniamo comunque in spazi molto sicuri, nonostante ciò queste non sono cose che ti lasciano indifferente. A tal proposito vorrei evidenziare come la nostra vita non è solo quella che tutti immaginano, non viviamo solo ed esclusivamente momenti stupendi, spesso non è così. E’ una vita come tutte le altre, una vita fatta di alti e di bassi. Parlando appunto degli alti invece, penso che uno dei momenti più belli della mia vita è stato quando ho suonato per la prima volta alla Love Parade di Berlino. Io provengo comunque da una città molto piccola, iniziai a suonare per i miei familiari, per i miei amici a scuola… Cose per 20 persone, al massimo qualche centinaia in occasioni particolari come ad alcuni matrimoni. Da quelle situazioni mi sono ritrovato a suonare alla Love Parade davanti a un milione di persone… Per me direi proprio che è stato un bel salto (ridendo). Vedere tutta quella gente suonare, ballare, quella vitalità… Trovarmi in quella situazione è stato fenomenale! E’ stata veramente una grande soddisfazione e tutt’oggi penso che non ci sarà mai più un evento del genere.
Grazie mille!
Grazie a voi per le ottime domande. Ciao!
English version:
Pics by Chiara Ernandes
Milan, Piazza della Repubblica, Westin Hotel. Everything was ready, we were waiting for Cox sitting on the lounge bar sofas. I head towards the reception area to check if he had already arrived and I saw him: baggy pants, black T-shirt with in white, red and green the writing “Time Warp”, trolley and his unmissable flip-flop. He had just arrived at the hotel. We introduce ourselves and tell him we would wait at the bar for the interview. He replys laughing: “Yeah, the best place for an interview”.
The great thing was to see how one of the most famous artists in the world is presented as a person with both feet on the ground, smiling, willing, interested, and we assure you that it is absolutely not something obvious. With this our dialogue, we have decided to put aside the usual talk about productions, record companies, softwares used in the studio… We preferred to focus on Cox thought, some of his peculiarities, some of his experiences, he showed us emotions, moments, ideas. It is precisely for this reason that we present for the first time, the audio format of the interview, in order to transfer to you the Cox radiance, his jokes, his laughter and in order to give you the full version of our talk.
Summer is down and now Autumn is starting and this generates great expectation in Italy, ‘cause Autumn means Time Warp! The first Italian Time Warp! What can you tell us about this event? What is really Time Warp for you, what does it represent to you?
I remember the first Time Warp, maybe 15 years ago: you can imagine the people, the music, the scene, you can imagine also how now all is changed. The company started something so fresh, so vibrant, something that was energy, that was exiting… And now Italy is ready for this, it took so long to get to this point, but now you’re ready! The only thing can happen from this point on is that when the party starts it’s gonna be one of the most amazing things happened in Italy in a long long while. It’s because the people who are involved in Time Warp events are professional, all is professional: professional sound, professional scene… You can be sure they care about everything: from the toilets to the bar, to the music, to the safety aspects! This is way Time Warp is to considered one of the very best festival in the world!
You have done so many events like this in your career… In your opinion, is a good choice to pull out this festival from its land and context, and bring it to other Countries?
Yeah, for sure! It’s really important that something like what Time represents walks to Italy. The concept of Time Warp when you see it, the crowd, the lights, the energy, the people, the feelings… bringing all this from Germany to Italy is great. It’s very important to understand the importance of having all this here in your Country. The thing is about this: when you feel into the music and into the Djing and you understand what Time Warp is, you understand it is actually an honour to have someone like this company working for you, working in order to give you the very best time possible. So, I feel it’s very important someone like Time Warp is coming in, but not at this level, but a this level to make sure the party is right! [Defining a high level with his hand]
Another fact that could be considered like a revolution is to release your last album, All Roads Lead To the dance-floor, also in USB format. Why did you make this choice?
The reason I released the album in this way is that things are changed! In the past you saved your money and than you went into a record store and you bought something tangible, something you had in your hands. Nowadays, you download the record, you put it on an iPod, it’s free, it’s different: you want something you can share with your friends. So when I finished my last album I released it on CD format and some music is downloadable and it was ok… But it wasn’t exciting anymore to have Carl Cox music if you’re a Cox fan! So, in this way, with a USB, all is changed again! With that USB drive you’re closed to me! I had so much music I couldn’t put it on just one CD… I need two CDs or three CDs for all remixes, different styles, everything! The only way I could release all this music was on USB, because we have the space there. But it’s not finished: with that USB, when you’re connected to the internet you also have the ability to check my radio show, you have the ability to get the news as they come, clips of the back stage, clip of me Djing around the world… It’s also quite interactive, so if you say something, we say something back, in order to make you part of that. And for me it’s very important to make people part of something, it’s very important to feel a port of something! If you buy it, it’s yours and you’re a part of that. And I enjoy the idea that with this USB, I’m closer to my fan, I really enjoy it!
I suppose at the basis of everything there’s a great love for music, a very specific conception of the word music! What were personalities that have marked deeply your love and your understanding of music?
Well, the music and artists I come from are Elvis Presley, Herbie Hancock, Ray Charles, Stevie Wonder for sure, The Jackson 5, of course Michael Jackson at the end… These are some of the people I’m influenced by and followed the path! I really enjoy the funky music, the Hip-Hop music, of course Grandmaster Flash. My idea of music comes from very different styles, I’m very open musically speaking. So this is the music I’m influenced by and I grew up with, in sense of music.
Your experience led you through lots of electronic music phases and through an evolution of the Dj figure. What is changed, what is changing into the electronic music world since you started?
As you can imagine, everything was analogue in the 70’s and today all is digital… Now in the digital era we recreate the analogue (laughs). It’s always a kind of evolution! But the thing is we are in the twenty first century and we have lots of new producers who have been exposed to the music I was exposed to and they create a new sound! You know, when you have people like Jamie Jonson, that kind of artists, they were really too young when I started playing this music, but they hear the music now and they re-interpret that music in a new way. We are in the digital ages so the computers play a big part in making music… Before there were keyboards, stop. Nowadays everyone, if you have a little talent, can make music, everyone can make some great music…
And is it a good thing in your opinion?
Yeah, I think so.. Often It’s good. Some years ago you needed to spend lot of money for your music, a professional studio did coast four hundred pounds per hour… You needed a sound engineer, a musician to help you in the composition and everything… And these things are expensive! So it was ok if the record label was able to pay, but if it wasn’t able to pay you had to pay the money! Now if you have a good computer you’re able to use great program like Pro-Tools, Ableton Live, Logic 9… With these programs you create music for free and if you want you can send your music to the labels, than the label can decide if it’s a good choice to spend money on you and so to spend money in order to give you a more professional sound and way of working. The music you can create on your computer could be also good but it has a low quality, for a great quality you have to shock a record label! So, now everyone can try to follow this path, this process! Unfortunately… Anyone can make music (he laughs). There is lot of music coming from everywhere and this is sometimes very good and sometimes very bad! We have to understand what music is good for the present, what kind of music will be good in the future and what kind of music isn’t good at all. This is the only way we can survive all the music that surrounds us! But finally I think it’s a good thing!
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Do you remember the movie “Human Traffic” (of Justin Kerrigan, 1999), movie in which you played the role of the boss of the Ministry of Sound? How was acting in that movie? What are your memories?
Great memories for sure! When I was required to act in this film, they didn’t want me like a Dj, they wanna me to be a very nasty, horrible and materialist manager of a night club… I was like “Wow, ok!”. So I thought of all the managers I’ve met in night clubs and I brought them on the set. I did a screen test for this and they enjoyed it, so I accepted because I liked the idea of doing something new. So when I was asked to be very mean, it was very difficult for me to be very mean because my life is all about make people happy. So, the only way they could get me to be really mean was to not give me any food until we were finished! And I was very angry for this, so they said “Ok, we’ve got the shot, here you are the food!” [laughing]. And this was “Carl Cox acting in that movie”!
Fantastic! And did that film adequately represent that historical period, the London club culture, the club culture of the 90’s?
Yeah, I think this one is the only movie really closed to what clubbing and raving were at that time. Because every character in the movie is real. You can find there all the classic characters that you can meet in evenings like that… You find yourself, your friends, your girlfriend… They are all portrayed in Human Traffic! There are great and real situations like being into a party, smoking a little weed, and that guy starts talking about Star Wars, about Obi One Kenobi and also about crazy things, and you think “Why is he talking about Star Wars?”… But you’re listening to him and you say “Oooh, I love Star Wars!”, but you do not love Star Wars!!! This is portrayed in the movie and when you see it you think “Oh man, I’ve been in that situation!”. This is Human Traffic. Human Traffic has the ability to identify and describe people and situations you know well! It’s very closed to the real clubbing life!
Using the microphone in console is a sort of constant thing in your sets. What is the function you give to that object? Does it allow you to be more connected to the public?
Yeah, this is a good question because I’ve always felt that if you say something, even it’s “hi”, “welcome”, “glad to be here”, “are you enjoying yourself?”, “Carl Cox in da house”… People fell that, because there is so much technology: lasers, lights, huge LCD screens, big sound systems, and the Dj is in a small area, with his small mixer, closed to his computer… There is no connection! On the contrary, if you say something, you are there with them! If you say something like “Buonasera Italy!!” they are like “Woooooooooooooo”. It’s fantastic! When you pay your ticket, you want to see life, energy. And this is particular for DJ because we do not sing, do not play guitar, do not really dance… So when you bring the music down, grab the microphone and screams “C’mon!”, people feel that you really want to be there, and you’re happy to be there and you want to show that! When I wasn’t doing that, I felt there was something wrong, I was like a robot… Then I realized: I bring the music down, I use my voice to be connected with the audience, the attention comes, and ok … BAM! I throw the bomb! And over the years it becomes part of my show! And I see that when I do not do this people think “Hey, say something… Also in Japanese, I don’t care but say something!”. And for me this is great, it’s my personality, it’s me… In this way I explain who I am, I show I am there!
Is there an artist of recent years, of any music genre, you would be really curious to work with, you would be curious to see what comes out with?
You know, there are quite a few. Sure this artist should be on the opposite side, musically speaking. So, someone like Skrillex or Steve Aoki, because they are on the opposite side of the spectrum… To bring my sound into their sound. It would be really good and really strange for them, and really strange for me. Because their music is very loud, noisy, there is some punk, there is another type of energy. And I couldn’t make that music, simply ‘cause it is not my style; I could not play that music, but I could play my music with that style and we could join our ideas. I think it would be really interesting.
Regarding locations, you passed all the existing steps: You were born in the London rave scene, than you took the best London clubs and then the best world clubs, and finally you arrived to the super clubs of Ibiza … also the biggest festivals in the world! The question is: don’t you miss the small clubs? The atmosphere there is in those type of clubs?! Because nowadays an evening with “The King” in a small club would be almost impossible…
Yes, it’s true! Well, actually I still play in small clubs sometimes. A good example is that one of the night in a New York club: Cielo club! A fantastic club, with a good sound system, for about four hundred people. The biggest problem I have when I play in small clubs are the hundreds of people that stay out and try to get in. And this is unpleasant for me. Because of my popularity is very high, it is almost impossible to avoid this, but I really enjoy playing in small clubs so the only thing I can tell to the people is: if you come early, you get in! Besides, I usually sound all night long, so there are often a kind of turns from 10 pm to 5 in the morning! I do love playing, but I hate not playing at my best, and for me it’s very difficult playing at my best if I’m here and a hundred of people are out there. Few years ago I used to play in a small London club set in Charing Cross Road, the Ultimate Base Club, one of the historical clubs of Charing Cross. That place was created for two hundred and seventy people… Then of course we were always around three hundred people in there. And it was fantastic, always great artists in console, I played with extraordinary people there. I loved that place, it gave me strong an great feelings, it gave me the emotion of its regularity: every Thursday evening! An other DJ, Jim Master, and me were the resident, he played in a week, I play in the other, or we play together and it was great. And the great thing was that once a month we changed the concept of the club, we opened all the spaces and the small club turned into a big club! Man… It was years and years ago, it was fantastic! yeah, I really do miss playing in small clubs!
If I can, I would like to steal you a curiosity, can you tell us the best and the worst moment of your career and the reasons of that period?
I had a bit of both, good and bad moments. Definitely, one of the worst moments of my life was in Caracas: I was playing at a great party when suddenly in the dance-floor the crowd was struck by gun shots… 4 people died. Terrifying. I’ve seen things happen in nightclubs, but I’ve never seen people die that way. It really struck me. Djs usually play into a small and very safe position, but these things affect you deeply. People think that our life is ever fantastic… Not so, very bad things happen. Like in all real lives there are ups and downs, there are always ups and downs. Speaking of highs, surely one of the best moments of my life was definitely when I played at my first Berlin LoveParade! Imagine this: I came from a very small town. I started playing for my family, for my friends in my school… I usually played for 20 people, at most a few hundred people at weddings… From there on my first LoveParade in Berlin in front of a million people! Well… Was a big jump for me… (laughs). Being in that situation was just phenomenal! They were all dancing! It ‘was really a great achievement for me and I think there will never be an other event like that!
Thank you!
Thank you, very good questions. Ciao!