Ciao Paolo, innanzitutto complimenti per aver raggiunto l’obiettivo dei 33 mila dollari in 45 giorni su Kickstarter. Quindi per fortuna e anche un pò con il nostro supporto, tra i tanti, si avvererà l’uscita internazionale dell’edizione con doppio dvd del film.
“Vinylmania, quando la vita corre a 33 giri al minuto. Un film di Paolo Campana” Questo è il titolo del tuo film. Raccontaci un pò di te e delle tua vita per i vinili.
Ho cominciato presto con il vinile, da piccolo mi ricordo che mia madre mi svegliava spesso con un vecchio disco di Mozart (lo ritoviamo anche nel film). Mi ricordo l’odore della vecchia fonovaligia a valvole che usava. Ricordo anche che spesso guardavo i dischi dei miei girare dall’alto. Fissare la nera spirale dei microsolchi ruotare senza fine mi incantava e mi sentivo come perso in un viaggio verso l’ignoto… una sorta di ipnosi. Penso che questo sia stato il mio primo imprinting con il vinile… la spirale psichedelica di W.A.Mozart. Più avanti verso i 17 anni ho cominciato a fare il DJ, erano gli anni della new wave e di tutti i suoi derivati. L’ho fatto sporadicamente per qualche anno e poi ho ripreso l’attività quando è affiorata in me l’idea del documentario più di 10 anni fa… è stata un’esperienza fantastica. Pensare, immaginare un film e allo stesso tempo viverci dentro in qualche modo. Quindi il mio rapporto con i dischi è strano, è come se avesse avuto fin dall’inizio una sorta di finalità che andava oltre la musica, verso l’immagine.
Abbiamo visto il film in anteprima (grazie a te!), è un film-documentario che per un amante dei vinili riesce a togliergli il fiato, a mantenerlo fisso, in estasi, con gli occhi al video e ai sottotitoli fino addirittura ai titoli di coda. Da qui mi viene da farti due domande connesse: la prima è perchè l’idea di fare un film sul mondo del vinile e la seconda come hai costruito il percorso del film (ovviamente non parlo dell’aspetto tecnico).
Sono contento che tu sia entrato nel flusso, perché l’idea era proprio quella, raccontare questa storia come una sorta di trip, di viaggio non solo nel mondo, che grazie alla produzione ho girato visitando città come San Francisco, Tokyo e New York, ma nel microlosco.
In primo luogo l’idea era molto semplice, volevo capire perché nonostante viviamo in un mondo sempre più digitale e, apparentemente a portata di mano, abbiamo bisogno di circondarci ancora di quest’oggetto. Penso al fascino delle copertine, del suono, dell’oggetto in sé, ma forse la cosa che più mi affascina è che il possesso di un disco ti dà l’illusione di avere la musica, di custodirla. La musica nel vinile sottoforma di microsolco diventa come qualcosa di concreto, di materiale. Un concetto un po’ paradossale per qualcosa che per definizione si disperde nell’aria… ma che ci aiuta ad ancorarci alla realtà dell’esperienza pratica e non virtuale come quella dell’mp3. Per questo penso le generazioni più giovani hanno riscoperto questo formato per un maggior bisogno d’identità di fronte ad una dimensione sempre più fatta di 0 e 1. In secondo luogo dietro la musica, dietro il vinile c’erano delle incredibili storie piene di umanità che volevo raccontare. Per questo il percorso del film è strutturato come un viaggio che parte dalla mia esperienza personale e attraversa l’universo delle altre esperienze. Si parte quindi dalle qualità visive ed estetiche del disco e ci si addentra via via in quello che sono le qualità più immateriali legate all’oggetto come ad esempio la memoria collettiva e personale.
Nel film si incontrano personaggi del calibro di: Philippe Cohen Solal (Gotan Project), Winston Smith (creatore delle copertine di Dead Kennedys, Green Day, Ben Harper), Peter Saville (sue le copertine dei Joy Division e New Order) e DJ Kentaro (DMC DJ World Championship 2002). Puoi dirci di ognuno qualcosa che ti ha colpito, ovviamente riguardo il loro amore, passione e devozione per il vinile…
Innanzitutto quello che si è creato con tutti è stato un rapporto di complicità che ci ha permesso di andare al di là della semplice intervista. Philppe Cohen Solal, a Parigi nello studio studio dei Gotan Project dopo le riprese, su un promo della band che mi ha regalato ha scritto una dedica che finiva con la frase “da vinilmaniaco a vinilmaniaco”… un’intesa perfetta. Con Wiston Smith è stato un momento unico, abbiamo trascorso diverse ore insieme oltre alle riprese ed ha accettato con entusiasmo di creare la locandina del film. Peter Saville mi ricordo ci ha ricevuto in accappatoio, erano le due del pomeriggio e si era appena alzato… molto english. Un’altro momento divertente è stato con Mr. Sanju Chiba in Giappone, il costruttore del mitico giradischi al laser. Dopo l’intervista mi ha chiesto di accompagnarlo a bere un paio di birre in un pub lì vicino ma di non dirlo a sua moglie… erano le quattro del pomeriggio ed abbiamo parlato di tutt’altro che di vinile. La vera devozione però per i dischi l’ha dimostrata il personaggio principale del film che ritorna più volte, un amico, Chris, che ho seguito per anni e che vive in una casa dove si trovano dischi anche in bagno sula vaschetta della tazza. Chris si alza alle quattro del mattino per andare a rastrellare i mercatini dell’usato con una pila in testa a mo’ di minatore interpretando il ‘crate digging’ proprio come un lavoro di archeologia. Ma la sorpresa è arrivata con Bob George il direttore dell’Archive of Contemporary Music a New York, una discoteca che contiene più di 2.000.000 di dischi, una sorta di magazzino con file infinite di LP… Bob racconta di aver donato la sua collezione all’archivio di cui lui stesso è fondatore, un bell’alibi da vero vinilmaniaco no? Se passate da Manhattan, vi consiglio di fargli visita magari durante una delle fiere che organizza durante l’anno!
Hai davanti a te un bambino che si sta avvicinando alla musica. La sua scelta ora è tra vinile e cd/mp3. Convincilo nella scelta del vinile…
Comincerei dai 45giri, semplici immediati, pratici e maneggevoli…
Come ultima domanda, complessa ma interessante. Descrivi le tue sensazioni, emozioni di quando poggi un vinile sul piatto e lo lasci andare.
E’ come un rito… copertina, disco, piatto… puntina… volume… e perché no? Poltrona e bicchiere di buon vino. Semplici gesti ma che ti mettono di fronte ad un’esperienza pratica che non è lo schiacciare un semplice tasto. E come prendere un appuntamento con qualcuno, sei lì per lui e lui, o lei, è li per te, ed è la musica, musica che puoi condividere, ilo bello dell’ascolto è la condivisione. Parte il fruscio, entra la musica… è come gustare un film o seguire un’opera. Adoro sentire dischi mentre cucino ad esempio. Ritrovi una dimensione di calma e relax che oggigiorno non sempre ci è consentita con i ritmi vorticosi che Calindri definirebbe come “logorio della vita moderna”.
Grazie Paolo!
E’ bello vedere che anche se molte, troppe, persone oggi pensano che il vinile sia “morto”, “antico”, da “archiviare” c’è gente come te che ancora crede in quell’oggetto di culto, che anche se nel 2011 può sembrare obsoleto, scomodo da portare o pesante, è sempre il miglior e il più bell’oggetto per trasmettere la musica a prescindere dal genere che ognuno di noi ama.
Tanti personaggi parlano del vinile nel documentario, dal DJ Jerome Sydhenam al graphic designer Peter Saville, dal collezionista Chris De Gan al produttore Eddie Piller e tutti ne ci si approcciano con un profondo amore. Due citazioni su tutte mi sono rimaste impresse sia perchè mi hanno fatto sorridere sia perchè leggendole e ri-leggendole riescono a portarti a capire quanto sia meraviglioso il vinile.
Daniel Binder, record dealer “Un giorno… quando morirò… vorrei una lapide a forma di vinile.”
Paolo Campana, regista “Invitare a casa una ragazza per mostrarle la mia collezione di file musicali? Sarebbe come offrirle un pacchetto di cracker al posto di deliziosi cioccolatini tartufati.”
Il resto delle citazioni? Bè comprate il film e godetevelo!!!