Parliamo di buona, vecchia, d’avanguardia ma pur sempre moderna house music. Per farlo, prendiamo ad esempio l’ennesima uscita della label rumena All Inn Records. Sono passati già un paio di anni dalle prime uscite e se continuiamo a parlarci vuol dire che il lavoro fin qui svolto è stato a dir poco soddisfacente anche a fronte della scelta adottata dalla label di stampare esclusivamente in vinile, riservando un numero di copie limitate. Quel che può renderci ancor più felici è il fatto di poter annoverare nel roster una vera e propria colonia di artisti nostrani, quali Massimo Di Lena, Pulpyt (Ues & Linuz), Rills, Summed & Dot e Giovanni Verrina.
Questa volta vogliamo soffermarci proprio su alcuni di loro: Summed & Dot (Filippo Bologna e John Catalano) e Sailor Mood (Giovanni Verrina e Orazio Bongiovanni) ormai da tempo parte della scuderia. Dalle loro menti ha preso forma la release numero undici del catalogo: “The Brick Remixes”. Come già si intuisce dal titolo, si tratta di due rivisitazioni, e che revisitazioni! Per l’occasione infatti, si sono scomodate due produttori di fama mondiale: il newyorkese Dj Qu e il tedesco Gunnar Vendel, conosciuto ai più con lo pseudonimo di Kassem Mosse. L’influenza della vecchia scuola americana in “Brick Brick Brick” di Sailor Mood è chiara fin dai primi secondi. Costruzione da sequencer 909, cassa leggermente accennata, hi hat e snares in forte ascesa a delinare il primo minuto. Poi suoni modulari accentuati dal flanger e note di synth tendenti all’acid fanno il loro ingresso intervallati da un piccolo accenno vocale. Ne esce un’atmosfera deep raffinata per i veri cultori dell’underground.
Il ritocco di Kassem Mosse su “East Break Wall” di Summed & Dot, richiama in maniera quasi speculare quanto delineato nell’altro side. Pulito, preciso e ben studiato nella sua particolarità. Una deep diversa, avvicinabile a quanto si respira a Leipzig e dintorni. Non mancano claps e hihats rigorosamente chiusi ma che lasciano spazio a ritmiche sottolineate da keys ammalianti e un valido giro di basso. Anche qui ci troviamo di fronte ad un lavoro non di facile comprensione, ma che se studiato e analizzato per bene può facilmente essere apprezzato all’interno di un set.
Siete d’accordo? Beh, allora che aspettate?