Ormai abbiamo preso l’abitudine, una piacevole abitudine, quella di ritrovare sotto l’albero l’ennesimo regalo della famiglia Desolat. Sì, perchè dopo i vari sampler (prima rosso e poi blu) ora è il momento di quello viola con la vecchia guardia e nuovi talenti in rampa di lancio a confermare il label concept portato avanti finora. Definirsi underground, scartando a prescindere questi lavori potrebbe rivelarsi un errore a dir poco grossolano. Perché? A spiegarvelo, ancora una volta, non saranno soltanto le mie poche e modeste parole ma direttamente le sette tracce all’interno della release.
Partendo dalla prima, con un duetto del tutto inedito. Da una parte tutta la sapienza e la duttilità di uno come Alex Kid, profondo conoscitore di teoria e arrangiamento musicale, dall’altra la pazzia e genialità di Hector. Ne esce una ritmica davvero d’alta scuola in uno sfondo agrodolce che lascia largamente spazio all’immaginazione. Sono invece la carica e il groove le assolute protagoniste della traccia firmata da Danny Ocean; con un occhio alla techno vecchia maniera, la sua “Backstage” è molto ben orchestrata da una molteplicità di percussioni. Pause più houseggianti con vocali e synths prendono poi il soppravvento garantendo ripartenze davvero micidiali. Un tema molto simile caratterizza la traccia “Goodstep” di Funk E: battuta “electro” ben scandita fin dai primi secondi, atmosfera cupa e profonda, diversi hits di tromba in successione per garantire il giro diverso e vocale che va e viene con loops di percussioni appena percettibili in sottofondo.
D’altra parte Filsonik dà la sua propria definizione di techouse nella sua “Tamur”. Non certo ricca a livello di arrangiamento con il classico basso “groovoso” e il vocale volutamente tagliato, ma è ormai arcinoto il fatto che Loco Dice abbia un debole per questo tipo di tracce. Venendo a Reboot e alla sua “Daddy” potrei sprecare diverse ore parlandovi di un disco difficile, particolare, ma preferisco limitarmi poche e chiare parole. Un viaggio di quattordici minuti in crescendo, vocale abbassato di semitoni, diversi flangers e quella melodia maliconica che entra in scena a metà disco per poi spegnersi lentamente. L’ennesima prova di un produttore di classe mondiale, capace di sfornare con estrema facilità sempre qualcosa di diverso, che sia più o meno tendente all’house. Di seguito Martin Buttrich e Davide Squillace uniscono le proprie forze e compongono “Mishima” la sesta traccia del sampler. La fusione è largamente evidente, da una parte la predilezione dell’italiano a percussioni e ritmo tribale accompagnati da una dolce femminile, dall’altra la grandezza del tedesco mai stanco di sperimentare nuove modulazioni sonore ma inevitabilmente legate a radici techno. A chiudere il sampler troviamo Guti e Anthea con la loro “Option One”. Disco tipicamente house, slice di basso corposo, pausa lunga e a dir poco ammaliante fanno scivolare molto velocemente i sei minuti e trenta del disco.
Se cercate un pacchetto che racchiuda produzioni di brillante qualità non necessariamente legate ad unico genere e alle mode odierne, allora avete trovato ciò che può fare il caso vostro!