Oggi la mia concentrazione si focalizza sul duo lituano Mario Basanov & Vidis e sul loro album “Changed”, rilasciato in due cd sull’etichetta discografica dello stesso Vidis, la Silence Music. L’album, come detto, è diviso in due parti tenendo conto soprattutto della direzione sonora che i due artisti ci vogliono comunicare. Non a caso le due parti si compensano a vicenda e, chiunque abbia dato un ascolto questo validissimo long play, può sentire la differenza di marcia che c’è fra una traccia del primo cd ed una del secondo.
La prima parte, dove la parola d’ordine è “downtempo”, ci fà assaporare atmosfere dub degne di una dark-room, con annesso calumet della pace e cappone di fumo. Fitti intrecci di synth, scelti e confezionati in maniera singolare sia nella parte melodica, ma anche in quella riguardante gli efx dove è facile riconoscere reverb e delay particolari sulle linee melodiche, rilassano l’orecchio suscitando emozioni discordanti di traccia in traccia. Che dire poi delle performance vocali che impreziosiscono le tracce rendendo il tutto unico, inimitabile? E’ il caso di “In My System”, della hit “Changed” e di “I’ll Be Gone”. Di riflesso, credo sia opportuno fare dei riferimenti ai vari Ernesto, Kathy Diamond, Jazzu e Gedre che hanno contribuito a quest’ album attivamente.
Bene, ore che vi siete rilassati abbastanza è il momento di passare all’altra faccia della medaglia, quella dall’animo clubber-danzereccio. In questo secondo cd troviamo tracce tutte molto concrete, armate di groove solidi e linee di basso ben definite. Ma questo non vuol dire che non ci sia spazio per le sperimentazioni. La traccia “Demo.lition”, nelle sue due parti, ne è l’esempio più lampante: la struttura metrica è molto allungata e, partendo da un lead e un clap lavorato con delay e flanger efx, il tutto acquisisce man mano consistenza. E’ nella “part. 2” della traccia che avviene la svolta decisiva, più precisamente dal momento in cui prima il basso e poi la cassa si vanno ad aggiungere al resto della ritmica. Gli spunti interessanti ci sono anche in questo secondo cd che per quanto possa presentare una minor componente innovativa resta pur sempre di gran qualità. Personalmente parlando, mi hanno colpito in particolare la versione album di “Test” (quattro note per un giro di basso semplice e più che mai azzeccato, un paio di synth ben scelti e tutto gira a meraviglia), “Kashyyyk” e “Adventurous Instrumental Music”.
Nel complesso pur avendo avuto un approccio positivo nei confronti di questo lavoro devo ammettere che sono rimasto contento solamente a metà. Mettendo sullo stesso piano tutte le tracce e tenendo fuori dal discorso le preferenze personali, che ovviamente rientrano nell’intoccabile sfera del gusto, mi sono dato una spiegazione: non c’è una varietà sonora, a parte quella fra i due cd, che permetta di affezionarsi ad una traccia piuttosto che ad un’altra. A me non sembra poco, voi che ne pensate?