Lasciando il 2011 con una delle tracce più chartate dell’intero anno, edita da Diynamic, dopo aver stampato su 2020 Vision, Get Physical, Defected e CR2 (solo per citarne alcune), quando la tua residenza estiva si chiama Space e quella invernale non riesci ad averla per quanto sei in giro, quando sei uno dei nomi della nuova generazione spagnola di produttori di musica elettronica e fai parte della cerchia dei dj più affermati della penisola iberica, non cerchi “La Label” per uscire allo scoperto. Allo scoperto ci sei già.
Dopo la tanta attenzione in giro per il mondo che le proprie percussioni e il sound hanno ottenuto negli svariati festival e hot gigs del owner cileno, è il momento di uscire. Cadenza si proietta nel 2012 sulle dolci note di “Pallene” e “Cocoua” e lo fa saltellando a braccetto con il direttore d’orchestra Uner. L’EP è un’insaziabile ritmica appetitosa divisa su due lavori che hanno il gusto di tante influenze e l’odore di quel qualcosa di diverso che si allontana da tutto. Tap bongo, echi di tom drum e shakers aprono “Pallene” (lato A) che viene cavalcata da una semplice ma efficacissima percussione live e dalla perfetta melodica, malinconica, linea di piano unita ad una bass line che amalgama il tutto in un concentrato di frequenze calde. Entrando in pausa Uner affida a Nacho Gonzalez un muoversi all’interno degli accordi della linea di piano con le libere note di un elegante e classico “a solo” che da alla traccia una veste latina mai banale unita alla sensualità delle due tastiere, al synth iniziale ed agli hit-hat.
Girando il vinile, scopriamo “Cocoua”. Meno dolce, direi anche meno concettuale ma indubiamente non meno complessa tecnicamente, raggiunge il cuore della stesura piu tardi rispetto alla precedente ma lo fa facendo muovere di più gli arti, siano essi braccia o gambe. Compagna perfetta di “Pallene”, questa traccia è sexy, con un kick martellante e hit-hat alti che contrastano gli shakers. Linea di basso in divenire che si fa spazio tra i cymbals e apre la pista ad un accordo melodico di supporto che è da viaggio puro. Un sali e scendi sulla scala musicale che è talmente efficace da non stancare mai. In fondo, io credo sia questo il segreto di tutto l’EP. Qui non c’è spazio per i cosiddetti “scienziati della musica”. Questo disco crea festa, e per un disk jockey che si rispetti è l’unica cosa che conta.