Il primo impatto è stato stranissimo: me lo sono ritrovato lì, solo soletto in mezzo alla sala, a cercare di ambientarsi in quel ristorante che definire caratteristico è un eufemismo. Nick Curly sembra spaesato, così freddo e distaccato però non si scompone nemmeno di fronte ai modi di fare alquanto socievoli e spigliati del cameriere, che prova invano a farsi capire nel suo inglese tanto simpatico quanto improbabile.
Nick è così, e non so dirvi se sia un bene oppure un male. Forse è semplicemente schivo, forse è oltremodo timido, fatto sta che la prima cosa ad avermi colpito del suo carattere è la riservatezza. Tono di voce pacato e postura composta, la stessa che caratterizza il suo modo di mettere i dischi e che si contrappone al suo sound così ricco di dinamismo e groove. Probabilmente cerca solo di prendere le distanze da chi vuole avvicinarlo perché sa di essere bravo, talmente bravo d’aver scalato in un batter d’occhio qualsiasi classifica di gradimento. Non importa se si sta parlando di dj, producer o label: è Nick Curly a primeggiare praticamente ovunque e le sue presenze nei miglior club del mondo (è appena torntato da un tour di tre settimane in Sud America), i suoi dischi e le sue creature che rispondono ai nomi di 8Bit e Cecille, bastano a farvi capire come questo sia indiscutibilmente il suo momento.
Nick vive e ha sempre vissuto a Mannheim, a pochi kilometri dal Maimarkt Fair Grounds, e il respirare da sempre l’aria del Time Warp non può non aver influenzato il suo stile e la sua musica. Non è un caso che da quelle parti si sia sviluppato un sound nuovo, a cavallo tra l’house, la minimale e la techno di cui Curly è certamente l’esponente di maggior talento. Oggi Mannheim può considerarsi una delle città più interessanti e dinamiche per quanto riguarda il movimento legato alla musica elettronica, ospitando numerosi degli artisti più in auge del momento tra cui spiccano Federico Molinari, Ray Okpara e Johnny D (questi ultimi due compongono insieme a lui la crew Rajo). Dieci anni fa però, stando ai racconti di Nick, il confronto con gli amici/colleghi era tanto stimolante quanto competitivo. In queste condizioni un artista di provincia non può che vedersi moltiplicate le difficoltà da superare per emergere a livello nazionale, soprattutto se quando si parla di musica techno si pensa quasi ed esclusivamente a Berlino e se a soli cinquanta kilometri c’è la Francoforte di Sven Vath.
I temi affrontati durante la chiacchierata sono molteplici: si passa dalla sua amicizia con Johnny D, compagno di studio e di sala pesi, al rapporto con quel digitale che è diventata una necessità a cui nemmeno un amante del vinile come lui può sottrarsi; si parla dei locali tedeschi, sorprendentemente criticati a causa dell’arretratezza tecnologia che li caratterizza (Curly mi confessa di non amare nemmeno il Robert Johnson, a suo dire club troppo mitizzato che deve la sua fortuna alle performance di artisti come Ricardo e Cassy), per poi passare al movimento undergound di Berlino, sempre più capitale della club culture europea.
Si parla di musica (tanta musica) del suo studio e delle prossime uscite sulla sua label. Nick mi ricorda che è in corso il tour per festeggiare i due anni di Cecille e che in questo momento non riesce a ritagliarsi abbastanza tempo per produrre qualche nuovo pezzo. Mi confessa che prossimamente usciranno una compilation celebrativa e probabilmente un disco che conterrà tracce inedite prodotte ad hoc per l’occasione. A marzo, inoltre, sarà la volta di un doppio lp tutto italiano del quale, però, non vuole svelare gli autori. Io allora mi butto e inizio a sparare i vari Leon e Ilario Alicante. Il suo sorrisino mi ha lasciato intendere che forse ho colto nel segno e la conferma ce l’ho il giorno seguente da Intergroove dove c’è in bella moltra la track list di “Cecille Italy”, un v.a. ad opera di Marco Effe, Pirupa e Alessandro Sensini, oltre ai già citati Ilario Alicante e Leon.
I camerieri durante la cena se la prendono fortunatamente comoda visto che Nick è provato dal viaggio e, non vedendo l’ora di passare in albergo per riposare un paio d’ore, chiede di rimanere a tavola solo per l’antipasto ed il primo. L’ora abbondante che c’ha messo l’Alitalia per la consegna dei bagagli gioca a mio sfavore, essendo ancora molte le curiosità da volermi togliere. L’appuntamento con Nick è rimandato alla consolle di Bizzarro, da dove ci regalerà due ore e mezza di un’house incredibile. Si spazia da sonorità più deep a quelle più dure come se nulla fosse, bass-line eleganti sposano un groove tanto presente quanto coinvolgente, rapendo letteralmente le ginocchia di chi è in pista grazie ad un set eclettico e ricercato. Credo che Nick non conosca la parola “compromesso”: si deve ballare il suo sound e nessuno può tirarsi indietro.
Sarà anche schivo e riservato, ma la sua musica parla un linguaggio tanto chiaro quanto diretto. Credo di esprimere un pensiero comune quando dico che Nick ha un margine di crescita ancora grande…che tra un paio d’anni sia lui il nuovo Loco Dice?
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