Il duo italiano composto da Donato Dozzy e Neel a febbraio ci ha regalato un lavoro assai suggestivo: stiamo parlando del loro nuovo progetto Voices from the Lake. Già il nome è tutto un programma, evocazione di un concetto puro, contemplativo, in cui la musica si unisce alla forza e alla quiete spirituale della natura, non solo fonte d’ispirazione, ma anche di benessere interiore. Con Voices from the Lake, Donato Dozzy presenta per la prima volta un live: i due ragazzi infatti nel loro tour si esibiscono dando vita ad una mescolanza tra digitale ed analogico. Un progetto fatto di esplorazione, un’esperienza che vi immergerà in una texture ipnotica e fluida, fatta di placidi paesaggi interiori.
Ciao ragazzi, benvenuti su Soundwall. Parliamo dei vostri inizi: come vi siete avvicinati alla musica elettronica, o più in generale, alla musica?
Neel: La mia passione per la musica elettronica arriva da due fattori: il primo l’amore per la musica in generale, il secondo, l’amore per l’elettronica. Una foto di Ralf Hütter dei Kraftwerk in mezzo a tanti sintetizzatori mi ha letteralmente incastrato da piccolo, così a undici anni iniziai a collezionare dischi. Mio nonno aveva un bar dove teneva un jukebox, ero circondato da 45 giri di tutti i tipi, tutta la musica tra gli anni Cinquanta e Sessanta, fino ai primi anni Ottanta. Questo negli anni mi ha portato a conoscere e ad amare le differenze nei generi musicali, a prendere ispirazione da generi paradossalmente molto lontani da me e all’amore per il vinile. Da qui poi la passione per il djing è stata una conseguenza, e a dodici anni non avendo i soldi per comprare un mixer me lo costruii, comprando un kit nella città vicino al paese dove sono cresciuto.
Potete dirci qualcosa a proposito del vostro background musicale, e di come il vostro percorso si è evoluto?
Dozzy: Nel mio percorso ho sempre seguito diversi generi musicali, sin dall’infanzia, e ancora oggi è così. Una differenza significativa tra il passato e il presente è che oggi il processo lo considero più organizzato, consapevole e più complesso.
Com’è nato il progetto Voices from the Lake? Quali sono i vostri obiettivi?
Neel: Anche questo posso dire che è una conseguenza. Io e Donato siamo amici nella vita, lui è stata una delle prime persone che ho conosciuto quando mi sono trasferito a Roma, appena maggiorenne, e nei primi anni Duemila è nata questa amicizia sincera, dettata dalla stessa passione per la musica. Abbiamo composto tanta musica insieme, fin da quando lui viveva a Berlino, parlo ormai di più di sei, sette, anni fa. Quello che è successo per VFTL non è nient’altro che uno dei nostri tanti lavori. E’ stato ascoltato dalle persone giuste. Donato lo ha suonato ad una Prologue Night… Penso che il nostro obiettivo stia proprio nel fatto che condividiamo le stesse cose, e dietro a tutto ciò c’è un profonda amicizia, ci divertiamo a fare musica insieme.
Ho letto che la genesi del progetto si trova tra le montagne del Giappone, dove avete fatto il vostro debutto live, al Labyrinth Festival. Ha un sapore mistico tutto ciò… C’è una qualche connessione tra le montagne, i laghi e il vostro sound?
Siamo molto legati alla natura, tutto questo progetto parte da un lago, un posto unico per noi, dove appena possiamo ci rifuggiamo con i nostri più cari amici. Poi c’è il Labyrinth, un festival su una montagna sacra. Per noi è stato un collegamento naturale con il Parco Nazionale del Circeo.
Qual è il ruolo della natura nella vostra idea di musica? E’ un’idea che condividete entrambi?
Neel: Come ho detto prima, la natura ha un grosso impatto sulla nostra musica, penso che abbia un ruolo indiretto. Ricordo tutti i nostri lavori fatti a San Felice Circeo, quando Donato viveva lì: la mattina dopo aver fatto colazione mi portava in un posto particolare, con una vista mozzafiato, dove ti sentivi in pace con te stesso. Poi andavamo in studio e ci mettevamo a lavorare. Tutto ciò portava ad un benessere interiore e quando stai bene dentro riesci ad esprimerti al meglio.
Alcuni titoli dei vostri album sono molto criptici, potreste spiegarcene qualcuno?
Donato: Il motivo per cui mi piace dare titoli del genere alle mie tracce e perchè mi ricordano qualcuno, o perchè mi fanno pensare ad un posto in particolare, o ad un odore, qualsiasi cosa insomma. Se non è così perdo interesse per il fatto dei titoli. Uno che ho il piacere di svelarvi è il brano ‘HGS’, che io e Neel abbiamo creato per l’album VFTL. E’ dedicata ad un fantastico gruppo di ragazze di Tokyo, le Hooligirls. Credo che il nostro mondo sarebbe diverso senza la loro preziosa amicizia e il loro supporto.
Il vostro tour Voices from the Lake si focalizzerà sull’interazione tra digitale e analogico, potete spiegarci questo processo e a cosa mirate?
E’ semplice: noi amiamo l’analogico, come tanti altri artisti, per il suo calore e anche perchè alcuni strumenti ti danno un suono unico. Ma non disprezziamo il digitale. Nel mio studio, anche se adesso ormai molto di meno per via degli impegni, insegno sound design, e le possibilità che si possono avere attraverso l’uso delle sintesi digitali sono infinite, e perchè no, anche uniche. Quello che facciamo è non porre limiti durante la produzione, cerchiamo sempre di scoprire nuovi processi e cerchiamo di fare del nuovo principalmente per noi stessi. Durante i live, per quanto è possibile, cerchiamo di rappresentare tutto ciò, quindi le performance le basiamo appunto sulla combinazione di queste due tecnologie.
Quali sono le ispirazioni per i vostri progetti individuali?
Neel: Non abbiamo un vero pozzo segreto da cui attingere, posso dire che ci ispira tutto ciò che riusciamo a captare, dalla natura ad un film, dai vecchi dischi ai viaggi. Ad esempio in questo momento mi trovo su un aereo per Roma e ripenso a tutto ciò che ho vissuto questa settimana in Giappone. L’ispirazione viene da tutto quello che abbiamo intorno, ciò che respiriamo, sentiamo e vediamo attorno a noi. Combinando questi tre punti, viene fuori il modo in cui si fa musica, a mio parere.
Quali sono gli artisti che seguite con maggior interesse?
Non penso che abbiamo degli artisti che seguiamo in particolare attualmente, posso citare qualche etichetta tipo la Spectrum Spools di John Elliot e Peter Rehberg, giusto per nominarne qualcuna, ma ce ne sono tante altre. Le release che propongono loro sono di grande ispirazione per noi.
Cosa vi piace fare quando non siete in consolle?
Neel: Qui possiamo dire che Donato ama cucinare, e io amo mangiare quello che cucina.
Dobbiamo attenderci qualche altro progetto da questo vostro duo?
Sicuramente. Per ora possiamo dire che fra un mesetto uscirà il nostro album in vinile, faremo un’edizione speciale e limitata, dove includeremo anche un unreleased. Per il futuro adesso è presto e non possiamo aggiungere altro.