Sulla scena elettronica da almeno quindici anni, Leonel Castillo si distingue da tutta quella schiera di producer sudamericani, e in particolar modo argentini, che non fanno altro che portarti semplicemente a casa loro. Al contrario, e soprattutto con questo EP, Castillo ti mostra quello che ha visto lui, coi suoi occhi, in giro per il mondo (Argentina inclusa ovviamente).
Nel disco – numero uno del catalogo della neonata Groovear Records – il pezzo che mi ha impressionato maggiormente è il secondo (il B-side, per intenderci, dato che si tratta di un vinile) ovvero “Corriendo Al Cometa”. La tracia parte forte, techno veloce con cassa costantemente attaccata alla giugulare, vagamente detroitiana. Certamente arrabbiata. Ma la sorpresa arriva presto: pausa breve e liscia come un infuso di thè verde. Molto, molto chic, molto Upper West Side…mmm, si, quasi Manhattan. Poi il tutto continua ad autocostruirsi su una base base techno-pop così ricca di idee che ti chiedi: “ma dov’è l’album?!” E poi, perplesso, ti domandi: “cosa intende per Cometa, un cinema?” Insomma, pezzone.
E scimmiotando i gamberi con l’iPod veniamo al lato A. Inizialmente “1974” è una sperimentazione che ricorda più un momento del film “Gatto Nero Gatto Bianco” che altro. Si, sembra di essere in un film di Kusturica, se non fosse per l’esistenza di quei paddini snodati che ti strizzano l’occhio da sotto le ascelle di questo cine-astronauta argentino che porta con se un pregio davvero notevole: l’amore per la musica. Lo cogli alla grande al quinto minuto di questo pezzo così speciale: cassa intervallata bella tosta, violini looppati e mezzi sorrisi. Un condensato di emozioni così intime che mi chiedo se Catillo ci conosce tutti. Un grande.