Era il 1988 e Sébastien Devaud, un bambino di 12 anni che viveva nei pressi di Lione, stava ascoltando la radio locale quando sentì per la prima volta “Good Life” di Kevin Saunderson. Rimase talmente impressionato dalla hit degli Inner City che passò i pomeriggi successivi lavando le automobili dei vicini per guadagnare i soldi necessari per comprare il suo primo 12″. Vent’anni dopo quel momento, Agoria è diventato uno dei dj francesi – e sottolineo DJ – di maggior successo. I suoi album sono stati acclamati da pubblico e critica e nel 2006 ha fondato anche la propria etichetta Infinè Music – lasciata da pochi mesi. Da ricordare inoltre la sua abilità nell’unire stili diversi come ha potuto mostrare nelle compilation ‘At the Controls’, tra le migliori compilation del decennio secondo RA, ‘Balance016’ e ‘Fabric57’. Andiamo dunque a conoscerlo meglio.
Ciao Sebastien, benvenuto su Soundwall. Come stai, come procede il tour? Descrivici una tua tipica giornata…
Tutto bene, grazie. Sono appena tornato da un tour in Sud America e ai Caraibi. Non mi va poi così male! In tour la mia tipica giornata consiste in “non perdere l’aereo per favore!” Mi diverto così tanto ai party che è sempre difficile andare via da una città dove si incontrano persone simpatiche e si passano dei bei momenti. Ma dopo tutti questi anni credo che ora mi ci stia abituando. I social network mi aiutano in un certo senso a mantenermi collegato, è incredibilmente facile essere aggiornato su cosa stia accadendo dall’altra parte del mondo. A volte è più difficile sapere cosa stia succedendo alla tua famiglia rispetto che ai tuoi amici in Giappone o in Brasile.
A casa di solito mi alzo alle 4 del pomeriggio, esco a bere uno spritz al bar vicino e a quel punto chiamo il mio agente dicendogli “Ehi amico, voglio più soldi e più serate”, poi vado a casa e chatto su Skype con un’esercito di nuovi arrivati chiedendo loro di mandarmi musica così che io possa pubblicarla col mio nome! Un duro lavoro! Scherzo – humor francese – la realtà è ovviamente un po’ diversa!
A proposito, ho visto che hai da poco terminato la parte del tour che ti ha portato in Asia, che differenze hai trovato, in termini di club culture, persone, ecc. in tali club rispetto a quelli Europei?
Sinceramente, il tour in Asia del mese scorso è stato fantastico. Amo la cultura asiatica. In realtà vi sono molte differenze tra ogni paese asiatico. La Cina è passo dopo passo sempre più coinvolta nella club culture e mi sono goduto le due gig, una allo storico club Lantern a Pechino e l’altra in un nuovo posto chiamato Suns a Guanghzou. Entrambe sono state fantastiche, con persone entusiaste ed un’ottima atmosfera. Negli anni precedenti suonavo generalmente di fronte a forestieri in Cina, ma per la prima volta la maggioranza erano persone locali – così è stato meglio! La Cina deve ovviamente migliorare il livello delle condizioni di vita che al momento sono molto scarse. Singapore è ovviamente tutt’altra storia, il paese è ricco quanto pulito; non potete immaginarvi quanto le strade siano pulite. Attrae un sacco di aziende nel mondo che vogliono pagare meno tasse – anzi nessuna tassa! Lo Zouk ha uno dei migliori impianti al mondo, il proprietario l’ha recentemente ricostruito per renderlo più caldo ed ha funzionato perfettamente. Il rotary mixer associato al loro sound system è IL meglio, ho amato quella notte! E il Giappone, beh, è il mio pese preferito, ci vado a suonare 3 o 4 volte all’anno. Ormai là ho una famiglia vera e degli amici a cui sono molto legato. Ho rifiutato un tour al Winter Conference di Miami solo per suonare lì, il Giappone merita tutti i miei sacrifici! Il pubblico è il più devoto e non vedo l’ora di tornarci di nuovo a luglio per suonare al Fujirock Festival assieme ai Radiohead.
Parliamo ora della tua musica. Il passaggio dalle tue prime produzioni al tuo album ha mostrato ciò che puoi fare quando hai libertà di esprimerti. Adesso che godi di ancor più libertà in ambito produttivo dove pensi ti spingerai?
Wow è un’intervista seria! Onestamente non so quale preferisco dei miei album. Rappresentano tutti un periodo, un concetto, ma ammetto che l’ultimo tende ad essere più vicino a ciò che è per me un album. Ma la libertà, ok, diciamo che la libertà è sicura solo se vi sono dei confini – nessun confine, nessuna libertà. Quindi devo prima trovare i confini per sentirmi libero. Al momento sto cercando nuove frontiere per scegliere la mia nuova direzione. Per fare un esempio ‘La Onzième Marche’ è venuta dopo un processo di creazione di dieci drum loops (dal punto 1 al punto 10), poi avevo bisogno per la mia salute di creare una traccia melodica e il giorno seguente ho composto ‘La Onzième Marche’.
Quando hai realizzato il tuo album ‘Impermanence’ qual’era l’idea, il filo conduttore che hai seguito e a che pubblico hai pensato fosse rivolto?
Non penso mai a quale pubblico voglio raggiungere quando faccio musica. Con ‘Impermanence’ nulla è stato fatto di proposito in studio. Mi è venuto così. Tutto qui! Ma penso che ‘Impermanence’ sia la continuazione del mio secondo album, ho la sensazione di aver raggiunto quello che cercavo di fare con i precedenti – un album eclettico avente una vera e propria omogeneità. Un album che si può ascoltare facilmente a casa, ma che si adatta perfettamente anche ai club. É la prima volta che nei miei set posso suonare così tanti brani da un mio album. Si tratta di un vero album, non una raccolta di singoli, non solo cibo per dj, ma qualcosa che io spero sia calmo, intimo ed emozionale. Più faccio musica più ho bisogno di tempo per sperimentare, per trovare il miglior mixaggio possibile. Ma per il prossimo vorrei che la musica fosse qualcosa di più che il risultato di qualcosa di fortuito, di una coincidenza. Per aggiungere qualcosa di più puro e naive. L’elettronica è più una questione di aggiungere un tocco personale piuttosto che trovare le migliori armonie. Il suono stesso può sostituire le armonie. Personalmente ricerco questa follia o un mix speciale quando sperimento per ore, quando son disperso nei loop.
I tuoi set, così come i tuoi album e compilation, sono estremamente curati. Come ti prepari per una gig? Quanto tempo passi a selezionare le tracce e quando lo fai, hai già in mente un percorso preciso?
Suono coi cd e mi ci vogliono le ore per masterizzarli! Ogni settimana masterizzo e rimasterizzo cd. È il modo migliore per conoscere la musica che ho e sapere dove si trova… è una specie di lavoro stupido e noioso! Ma ne ho bisogno per essere pronto e ben preparato ad ogni possibilità della serata. Questo è anche un modo per sfidare me stesso. Ad ogni gig mi dico “ok, cerchiamo una traccia strana da suonare stanotte!”. Anche se non è ragionevole, sono sempre felice se riesco a suonare tracce che non si addicono ad un club o ad un festival e la maggior parte delle volte questo dà una seconda vita ai miei set ed alla serata. E qualche volta no…ahahah! Mi mancano le copertine dei vinili, ma ormai ho trovato un equilibrio coi cd. Potrei passare al computer un giorno, quando sarà difficile comprare cd vergini! Credo un giorno non troppo lontano da oggi.
Ora sto lavorando ad un nuovo progetto chiamato Forms, andremo ad alcuni festival quest’estate come il Benicassim, il Dour Festival, Rock in Senna, ecc. Sto lavorando a questo progetto col collettivo Scale che riprodurrà attorno a me la cornice adatta ai brani. Sarà quindi formato da parti decise in anticipo e parti totalmente improvvisate per essere in contatto con le persone. Mi piace questo tipo di pericolo, adrenalina per creare qualcosa con una linea guida ma senza alcuna sicurezza.
Di che equipaggiamento hai bisogno per esibirti nel migliore dei modi?
Suono ancora coi vinili quando sono sicuro al 100% dell’impianto audio del club in cui sto per suonare, ma la maggior parte delle volte per esibirmi 3 cdj sono sufficienti. Il mio limite tutt’oggi! Ma, come ho detto prima, credo che avrò presto bisogno di spostarmi avanti. Credo che il vinile continuerà ad esistere anche quando i cd spariranno!
Curi molto anche l’aspetto visivo dei tuoi set realizzando delle visual performance. Quanto è importante secondo te, che ti occupi anche della realizzazione di colonne sonore per i film, il binomio musica-video?
Si, è vero che mi piace lavorare sulle immagini. La colonna sonora che ho realizzato per la produzione di Luc Besson “Go Fast” è stata una grande esperienza. Nel ‘live’ la musica è ovviamente la cosa più importante quando ti esibisci, ma son sempre ansioso di lavorare con persone che ci aggiungano il loro tocco artistico. Pfadfinderei ha realizzato con me dei video per 2 o 3 anni e adesso sto lavorando con gli Scale per Forms. Era come un gioco 2 anni fa parlare di ologrammi nelle interviste per la promozione del mio ultimo album ‘Impermanence’. Ora sembra che… Quand’è che ad ogni traccia sarà associato un ologramma? Quali nuove opportunità ci darà?
Anni fa hai provato a sperimentare un live set, idea che hai poi abbandonato, cosa non aveva funzionato la prima volta? Pensi mai di riprovarci?
Ora sono totalmente occupato con Forms e poi chissà! Potrei riprovarci e devo dire che mi sono divertito a suonare live, mi ricordo momenti molto belli al Dour Festival o al Creamfields ed uno assai stressante a casa al Nuits Sonores, ma preferisco il djing… E onestamente cosa significa suonare live al giorno d’oggi? Tutti fanno djing, no? Le esibizioni live nell’elettronica la maggior parte delle volte si riducono alla riproduzione di file 4mn del proprio materiale con Ableton con filtri e delay…la maggior parte sono le sorgenti del mixaggio, non stanno veramente suonando live.
Riguardo la tua vecchia etichetta, la Infinè Music, ripensi mai alla tua decisione? Vorresti aver avuto più tempo per dedicarti a tutti gli impegni?
Onestamente mi sento molto meglio ora. Continuo a parlare molto con gli artisti della Infinè, sono davvero vicino all’intera famiglia, Rone, Oxia, Spitzer, Arandel, Bachar, Clara Moto…li seguo. Ma era il momento per me di andare avanti e lasciare che Infinè si emancipasse e crescesse senza di me.
Oltre all’album con Kid A a cos’altro stai lavorando, ci puoi dare qualche anticipazione?
L’album di Kid A è pronto e dovrebbe uscire entro la fine dell’anno. Ora non ho molto tempo per concentrarmi sulla realizzazione di musica, sto lavorando su qualche singolo e remix, ma ho bisogno di fermare il tour per un po’ alla fine dell’anno per concentrarmi di nuovo sul lavoro in studio e a settembre ho un grande appuntamento da onorare in Italia!
Prima di salutarci: è vero che fai lezione d’italiano? (se è vero vogliamo una risposta in italiano)
Si certo che io sto facendo lezione di italiano per la mia fidanzata! Io penso di andare a Milano presto!
Grazie mille e Ciao!
English Version:
It was 1988 and Sébastien Devaud, a 12 year kid who lived near Lyon, was listening to local radio when he heard for the first time Kevin Saunderson’s classic “Good Life”. He was so impressed by the Inner City hit that he spent the following afternoons washing his neighbours’ cars to earn enough money to buy his first 12″. Twenty years later, Agoria has become one of the most successful French Dj. His albums have been acclaimed by critics and public, and in 2006 he also founded his own label Infinè Music – that left a few months ago. To remind his skill in combining different styles as he showed in the compilation ‘At the controls, one of the best compilation of the decade for RA, ‘Balance016’ and ‘Fabric57’. So let’s go to know him better.
Hi Sebastien, welcome on Soundwall. How are you, how’s the tour proceeds? Describe to us your typical day…
All good thank you. I just got back from a tour of South America and Caraibes. Life doesn’t treat me badly! On tour my typical day consists of “don’t miss the plane please!”. I have so much fun at the moment in parties, it’s always tough to escape a city where you meet nice people and have good moments. But after all these years I guess I’m now used to it. Social networks help me to keep the link in a way, it’s incredibly easy to be updated about what’s going on at the other side of the world. Sometimes it’s more difficult to know what’s happening to your family than to your friends in Japan or in Brazil! At home I usually get up at 4pm, I go out to drink a spritz at the bar close the house then I call my booker saying “hey man, I want more money and more bookings”, then I go home skyping an armada of newcomers asking them to send me music so that I can publish under my name! Hard job man! Joking – french humour… The reality is of course a bit different!
By the way, I saw that you have just completed the part of the tour that brought you to Asia, which differences have you found in terms of terms of people, club culture etc. in these clubs than Europeans?
The tour in asia one month ago was fantastic, sincerely. I love the Asian culture. They are actually lots of differences between each asian country. China is step by step getting more involved in club culture and I did enjoy two gigs there at the historical club Lantern in Beijing and in a new spot called Suns in Guanghzou. Both were great, with passionate people and great vibes. In previous years I used to play only in front of many western people in China, but for the first time the big majority were local dancers- so it was better! China obviously needed to improve the level of the way of life which is still really poor nowadays. Singapore is obviously a different story, the country is as rich as clean! You can’t imagine how clean the streets are! It attracts loads of worldwide companies who want to pay less tax – well no tax at all! Zouk has one of the best sound systems in the world, the owner rebuilt the club recently to make it warmer and it worked perfectly. The rotary mixer associated to their sound system is THE best, i loved that night! And Japan, well, it’s my favorite country, I go to play there 3 or 4 times a year. I have a real family there now and deep friends. I refused a cool tour to the Miami Conference just to play there, Japan deserves all sacrifices! The public is the most devoted and i can’t wait to be back there in july and play at Fujirock festival along Radiohead.
Let’s now talk about your music. The passage from your first production to your album showed what you can do when you have freedom to express yourself. Now that you have more freedom in production where do you think you will move?
Wow, that’s a serious interview! I’m not sure which one of my albums I prefer honestly. They all represent a period, a concept but I admit the last tends to be the closest of what is an album in my mind. But freedom, okay, let’s say freedom is safe only with boundaries- no boundaries, no freedom. So I need first to find the boundaries to feel free. I’m searching new frontiers at moment to choose my new direction. To give an example “la onzième marche” came out a process of making ten drum loops (step 1 to step 10), then I needed for my health to make a melodic track and in the following day i’ve composed “la onzième marche”.
When you made your album ‘Impermanence’ what was the idea, the theme that you followed? and for what kind of public you thought it was directed?
I never think about which public I want to reach when I make music. With ‘Impermanence’, nothing was really done on purpose when i was in studio. It just came like that. That’s all! But i think that “Impermanence” is the continuity of my two first albums, I have the feeling that I achieved what I tried to do with the previous ones – an eclectic album that has a real homogeneity. An album that you can listen easily at home but which also fit perfectly in clubs. It’s the first time that I can play so many tracks from one of my album in my sets. It’s a real album, not a collection of singles, not only food for DJs but something that I hope is quiet, intimate and emotional. The more I do music the more I need time to experiment to find the best mixes possible. But for the next one I would like my music to be more the result of a coincidence or an accident. To add something more virgin and naive. Electronic stuff is more a matter of adding a personal touch to the production than to find the best harmonies. The sound itself can replace layers of harmonies.I personally find this crazyness or a special mix when I experiment for hours, when i’m lost in the loops.
Your set, as well as your albums and compilations, are meticulously cared. How do you prepare for a gig? How long do you spend to select tracks and when you do it, have you in mind a precise path?
I’m playing cds and it takes me hours to burn them…! every week i burn and reburn cds. It’s the best way to know what music i have and where it is…It’s kind of a silly and boring work! But i need it to be into and to be kind of prepared to all possibilities of the night. That’s also the way i’m challenging myself. Every gig i’m saying ok let s find a weird tune to play tonite! Even if it’s not reasonable, i’m always happy if i manage to play tunes that are not supposed to match in a club or in a festival… and most of the time it gives a second life to my set and to the night. And sometimes not ….hahaha! I miss the sleeves of the vynils but i have found an equilibrium now with cds. I might move to computer one day when it will be difficult to buy some blank cds !! Not so far of today i think… Now i’m working on a new project named Forms, we gonna do some festivals this summer with it like Benicassim, Dour Festival, Rock en Seine, etc… I’m working on this with the collective Scale who will recreate decors around me associated to the tunes. So it s gonna be part written in advance and parts totally improvised to be connected to the people. I like this kind of danger, adrenaline to create somethin with a guideline but no security.
What equipment do you need to perform in the best way?
I still play some vynils when I’m 100% sure of the sound system of the club i gonna play but most of the time now to perform, 3cdjs are enough. My boundary today! But as i said before i guess i’ll need to move forward soon. I guess the vynil will still exist when the blank cds will disappear!
You treat a lot also the visual aspect of your sets making visual performances. How important is in your opinion, you that also deal with the production of movies soundtracks, the combination of music and video?
Yes it’ s true i like to work on images. The soundtrack i’ve done for Luc Besson production « Go Fast » was a great experience. On «live», music is the most important thing obviously when you perform, but i’m always keen to work with people who will add their artistic touch. Pfadfinderei has done videos with me during 2 or 3 years and now i’m working with Scale for Forms. I was kind of joking 2years ago speaking about Holograms in interviews during the promotion of my last album « Impermanence ». Now it appears… When every track will be associated to an hologram now? What new opportunitie it would give us?
Years ago you tried to experiment a live set, which you have subsequently abandoned, what went wrong at that time? Do you ever think to try again?
Now i’m fully into Forms and then who knows! I might try again but let’s say i did enjoy to play live, i remember very good moment at Dour festival or Creamfields and very stressy one at home at Nuits Sonores but i do prefer djing… And honestly what is really played live nowadays? Everybody is djing no? The electronic live acts are most of the time reduced to the fact of playing 4mn files of their own stuff on Ableton with filters and delay… most are mixing sources, they are not playing live.
About your old label, Infinè Music, do you never look back at your decision? Would you have had more time to dedicate to all the commitments?
Honestly i feel much better now. I still speak a lot with the artists of InFiné, i’m really close to the whole family Rone, Oxia, Spitzer, Arandel, Bachar, Clara Moto…. I follow them. But it was the time for me to move and to let InFiné emancipate and grow up without me.
In addition of the album with Kid A to what else you’re working, can you give us a preview?
Kid A album is done and should be released by the end of the year. I have not so much time to concentrate on making new music now, working on some singles and remix but i need to stop touring a while at the end of the year to focus again on studio…and i have a big ceremony in september to honour in italy!
Before saying goodbye: it’s true that you take Italian lessons? (se è vero vogliamo una risposta in italiano)
Si certo che io sto facendo lezione di italiano per la mia fidanzata! Io penso di andare a milano presto!
Thank you very much! Ciao!