“Who’s Future EP”, appena uscito su Wagon Repair, è un lavoro techno/funk/futuristico, se così si può dire, l’ultimo dei sempre elegantissimi Cobblestone Jazz. A proposito, chi non ricorda “India In Me”? Comunque, sempre in costante movimento i Cobblestone questa volta lanciano un vinile che, al mio sguardo vagamente innamorato, appare come un satellite sulla testa dei tanti producer del mondo, una specie di grande occhio della musica elettronica che vede e sente tutto. Si esatto: tecnicamente non ho nulla da dire.
Il lato A, dove campeggia beata “Who’s Future”, è proprio questo, una specie di Wall-E che giracchia con le cuffie per il mondo, coi suoi grandi occhi a forma di nota, o di chiave di violino, sorridente e beffardo… consapevole della sua solitudine, della sua speranza infinita. “Across The Nation”, il B side, richiama lontanamente alla dubstep, e comunque a certi ritmi sincopati che secondo me non sono esattamente il piatto forte dei Cobblestone Jazz (e nemmeno della Wagon Repair) la quale, tutto sommato, si affianca perfettamente a “Who’s Future”. Certo, qui il contesto è più lento e scuro, soprattutto nella prima parte. Ma poi partono dei sospiri e tutto sembra rischiarare – i polmoni si aprono – e verso la fine arriva anche una vocina che sembra presa in prestito dagli Underworld e che sembra voglia dire: “è dura ragazzi, ma in fondo noi ci crediamo”.
Insomma, quando l’elettronica è ricerca e sperimentazione, voglia di crescere e di capire, Mr. Mathew Jonson c’è sempre. Lungavita a lui!