“La gente non ha bisogno d’affetto. Quello di cui ha bisogno è il successo, in una forma o nell’altra.”
Così recitava Charles Bukowski e Seth Troxler, Ryan Crosson, Lee Curtiss, e Shaun Reeves il successo l’hanno avuto e stanno continuando ad averlo. I quattro di Detroit si stanno imponendo sulla scena ad una velocità impressionante, non si scherza in casa Visionquest. In seguito al lancio a febbraio scorso con Benoit & Sergio e il loro “Where The Freaks Have No Name”, a fine anno arriva la firma sul Fabric 61 seguito dalla suonatissima “Morgana”, firmata Life and Death.
Questa volta l’onore (o l’onere?) spetta a Uner con il suo “Universe EP”, in uscita il prossimo giugno. “Sol” ci porta subito in quadri esoterici e lucenti, il vocal loop iniziale accostato ad un sapiente riff è un preludio perfetto alla partenza del pezzo. Sentire certe sonorità dallo spagnolo è molto sorprendente. La traccia è costruita attorno ad una linea di basso e drums tondeggiante a a cui si affianca, senza prepotenza, una melodia che regala freschezza. Con “Luna” il mood cambia radicalmente: il synth “ghostly” e ipnotico ricorda le sonorità tipiche di STL ma la ritmica tech mi fa capire subito che quello che ho per le mani è decisamente qualcosa di più potente. L’arpeggio dark in risposta al synth iniziale non lascia dubbi.
Nella versione digitale dell’EP sarà presente anche una terza traccia, “Cuac”. A differenza degli altri due pezzi, “Cuac” è più breve ma non per questo meno incisiva, anzi. Mi azzarderei addirittura a preferirla alle altre due: la melodia centrale si sviluppa su un arpeggio non troppo articolato che si insinua nell’armonia alla prima occasione buona appoggiandosi sul tappeto della bass line che con poche note, ma ben piazzate, regge tutto il pezzo.
Non voglio esagerare ma, come si sarà capito, “Universe EP” promette molto e promette bene. E bravo Uner.