La scelta di un nuovo moniker – l’ennesimo fra i tanti – per continuare a rendere i suoi servigi alla musica di Detroit non ci farà certo perdere di vista ciò che Carl Craig ha fatto durante il corso della sua carriera. 69, Tres Demented, Innerzone Orchestra, Paperclip People, C2. Un iperspazio di personalità n-dimensionale, roba che Hesse avrebbe potuto prendere seriamente in considerazione l’artista di Detroit come personaggio principale di uno dei suoi romanzi. Corrispettivi alle innumerevoli dimensioni sono gli aggettivi che si possono spendere per sintetizzare, volgarmente, quello che è Carl Craig: innovatore (non ce ne voglia Derrick May), visionario, ambizioso, sperimentatore e combinatore di generi, a volte, diametralmente opposti per concezione. E chi più ne ha più ne metta.
Sta di fatto che dopo un ventennio speso fra produzioni, remix (alcuni davvero memorabili), dj set, live act, e progetti all’avanguardia, l’artista americano ha ancora idee valide da esprimere – per quel che concerne la sua visione di musica – e questo “Last Decade” dimostra che gli spunti ci sono, sono buoni, e Carl ha davvero preso seriamante le parole “chi si ferma è perduto” saltellando qua e là fra un genere e l’altro.
Sei “schizzi” d’autore, sulla sua Planet E, possono dare una panoramica, seppur limitata, di ciò che attualmente frulla nella testa di Carl Craig, o meglio Carl Davis. Techno melodiosa che non percorre più la via del “duro e crudo”, ma si addolcisce aprendosi sempre più alle contaminazioni, alle sperimentazioni: confondere i generi, sfumare i confini e re-interpretare un qualcosa che si avvicina alla musica techno, ma concepita ad un livello più astratto. Sembra questa la chiave di lettura del disco, e sono le tracce a stimolare riflessioni del genere, in quanto risulta davvero difficile definirle. Ibridi, vie di mezzo fra un’elettronica libera e slegata, e una techno smorzata, se così si può dire. Probabilmente, le influenze musicali di Juan Atkins e Derrick May hanno giocato un ruolo fondamentale nel processo di sviluppo musicale dell’artista di Detroit.
Fiammate di un’anima techno che si esprimono con suoni grezzi e graffianti sono sempre presenti, solo che stavolta sono parte di un più ampio scenario sonoro, domate da una concezione musicale più libera che trova nelle combinazioni sonore, e nelle mescolanze di generi il suo punto forte. A voi l’ascolto.