E’ con grande piacere che poniamo l’attenzione su un’artista che, da un triennio a questa parte, si è imposto sul panorama della musica elettronica europea. Punta di riferimento della Minus di Richie Hawtin, come potersi dimenticare della sua “R U OK”. Americano, ma ormai perfettamente ambientato nella scena dance Europea abbiamo scambiato due chiacchere con Kevin McHugh, ovvero Ambivalent.
Prima di tutto, puoi spiegarci il motivo del tuo nome artistico? Perché Ambivalent?
Sono solito guardare due lati di ogni cosa. Solitamente creo mentalmente entrambi i lati di un argomento e prendo in considerazione sia gli aspetti positivi che quelli negativi, lo faccio quando devo prendere delle decisioni difficili, ma almeno tengo sempre la mente fresca e attiva! Questo ragionamento mi è servito molto quando ho iniziato a fare le prime uscite discografiche, così da poter accettare qualsiasi tipo di commento senza aver da ridire quando a qualcuno non piaceva quello che proponevo.
Vieni dagli Stati Uniti, ma spesso ti trovi ad essere in Europa, quali sono le differenze tra la cultura clubbing europea e quella Americana?
Mi risulta difficile parlare delle differenze tra l’una e l’altra cultura perché la mia esperienza qui in Europa risale a solo 8/9 anni fa, preferirei quindi parlare delle differenze generali tra passato e presente. Quando ero più piccolo, non si percepiva nell’aria tutta questa organizzazione e professionalità, c’era semplicemente l’amore per la musica.
Cosa pensi della club culture Italiana?
Talvolta è qualcosa di davvero grandioso e talvolta, ad essere onesti, è qualcosa di davvero pessimo. Gli italiani sono persone molto passionali, ma talvolta l’entusiasmo che dimostrano durante una serata non è lo stesso con il quale descrivono la stessa serata il giorno dopo, inoltre molto spesso si dichiarano appassionatissimi sostenitori di un’artista e poi scelgono di presenziare a serate senza un minimo di senso logico rispetto a ciò che dichiarano di sostenere; questo è un qualcosa di molto frustrante per uno che viene da fuori come me. Ciò che di più importante ho da dire però sulla cultura clubbing italiana è che gli italiani interpretano la musica col cuore, probabilmente ad un livello maggiore rispetto al resto d’Europa. La cultura italiana che sta attorno al club e alla voglia di ballare è assimilabile alla stessa cultura che gli italiani hanno per la cucina (questo significa molto!). Quando ero piccolo amavo collezionare musica italo-disco e solo quando sono arrivato in Italia e ho visto che i club sono delle vere e proprie istituzioni, ho capito quanto sia importante la forza della musica dance in questo paese. Ho sempre considerato Plastikman come un suono underground e di nicchia, quando sono venuto in Italia con Richie mi sono dovuto ricredere… penso che il Papa abbia provato una forte gelosia per tutte le attenzioni che Richie ricevette quel giorno. Questa fortissima connessione tra artista e clubber mi invoglia sempre di più a visitare l’Italia.
Da 1 a 10 quanto importante è la tecnologia nel tuo lavoro? E’ indispensabile?
10. Chiunque dica che la tecnologia non ha cambiato le loro vite probabilmente deve pensare che questa mia intervista non la sta leggendo su un giornale. Sono costantemente alla ricerca di nuove tecnologie e nuovi supporti per rendere il mio lavoro più eccitante per il pubblico e per me. Ho appena rilasciato un tool per Lemur su iPad, lo uso spesso nei miei set e ho il piacere di annunciare che è in free download su internet così da poter condividere la mia tecnologia con chi mi supporta. Ci sono una miriade di vie per fare dj set, sono tutte ottime e allo stesso livello, io voglio semplicemente provarle tutte.
La tecnologia potrebbe essere dannosa, perchè potrebbe facilitare chi non ha talento, ma ha i mezzi, a dispetto chi di talento ne ha da vendere, ma non dispone dei mezzi necessari per poterlo mettere in pratica… al giorno d’oggi il numero di “dj” e artisti di musica elettronica è enormemente maggiore rispetto a 10 anni fa, cosa ne pensi?
Partecipare al mercato musicale è semplice, farsi notare difficile, sopravvivere estremamente difficile, proseguire per due o tre anni lo è ancora di più, mentre diventare un nome famoso e riconosciuto è quasi impossibile. Proprio per questo motivo i grandi artisti non devono sentirsi minacciati da chi non fa questo “lavoro” seriamente, chi se lo merita davvero rimarrà in auge, chi no magari si divertirà ancora per qualche tempo ma poi finirà nel dimenticatoio.
Molte persone ti considerano come l’erede di Richie… personalmente credo tu sia uno degli artisti che più gli si avvicinano. Come ti senti a portare sulle spalle questa gigantesca responsabilità? Soprattutto a fronte di ciò che hai detto nelle risposte precedenti.
Io credo che nessuno possa pensare di essere l’erede di Richie, non ci sarà mai e poi mai nessuno come lui. L’ho visto attraversare gli anni ’90, il duemila, questo decennio e sono assolutamente sicuro che non ci sarà mai un’altra persona con le stesse idee, stesso istinto, stesso carattere e in grado di fare un così duro lavoro. Siamo amici, talvolta ci troviamo d’accordo, talvolta no, ma non è mia intenzione sostituirlo; voglio semplicemente fare il miglior lavoro possibile.
Plastikman o Hawtin?
Entrambi. Plastikman per la mia testa, Hawtin per il party.
Nelle tue produzioni usi spesso la tua voce, è un qualcosa di davvero curioso, perché è necessario pensare anche alle parole da scegliere per il disco. “R U OK” è una delle tue migliori tracce, parlaci di essa per quanto riguarda il testo.
Uso la mia voce in una traccia quando non sto pensando a niente; succede solo e solamente quando raggiungo un tale rilassamento mentale che la mia mente risulta libera da qualsiasi tipo di pensiero. Capisco che questa metodologia di lavoro può essere presa come esempio ma mi preme dire che non la uso come aiuto o altro, quando succede è perché ho qualcosa da dire in testa, non per altro; la techno ha già di per sé un proprio linguaggio e questo vuol dire già tanto.
Le tue tracce sono molto innovative, riesco a sentire una diferenza tra le tue trace e quelle di artisti simili a te. E’ un tuo obiettivo quello di creare un particolare sotto genere di techno e minimal?
Quando faccio musica faccio quello che credo funzioni, non provo ad essere differente dagli altri. Fortunatamente non ho bisogno di definire la mia musica con uno speciale sotto genere proprio perché di per se la musica è più importante; chiaramente se le persone vogliono definire o chiamare qualcosa con un determinato nome, io non posso controllarlo; io faccio solo ciò in cui credo, il resto non importa.
Che rapporto hai con l’house music?
Beh che dire.. Sono un grandissimo appassionato! L’ho seguita per molto tempo, soprattutto i grandi classici. Al giorno d’oggi si da però una definizione errata di house music e in giro c’è un sacco di materiale che non rispecchia assolutamente lo spirito originale di questo genere. Come dj mi piace sempre stare tra house e techno, infatti ho sempre amato sentire Richie o Ricardo suonare un pezzo house in un set techno o Derrick Carter fare lo stesso con una traccia techno. Questi confini o luoghi comuni sono falsi, i miei dj preferiti sono quelli che ignorano tali confini e seguono semplicemente la musica, nient’altro.
Ultima domanda…Chi Sarà Ambivalent nel 2022?
Un uomo vecchio con mal di schiena e senza udito, più che con molti soldi con molte storie da raccontare, ma comunque felice.
English Version:
We’re really proud to present you one of the artists, who has imposed himself on the European electronic music scene. Point of reference of Hawtin’s Minus, unforgettable his “R U OK”. American, but perfectly fully set in the European dance let’s talk with Kevin McHugh, aka Ambivalent.
First of all, could you explain us the meaning of your artist name? Why Ambivalent?
I always see both sides to everything. I can usually create both sides of an argument in my mind, and see the positive and negative of anything. It makes for difficult decisions, but at least it keeps my brain always active! When I first started releasing music, I felt it was a way of telling people “You might like it, I do too. Or you might not like, and I can agree with that, as well.”
You come from US, but nowadays you’re often in Europe… which are the differences between the European club culture and the American one?
Well, my experience of club culture goes back a long time in the US, and my experience here is only in the last 8 or 9 years. So I guess it’s easier to talk about the difference between the past and present. When I was younger, I never perceived things to be so professional and organized. There was just a love of music, and a scene developed around the people who lived near each other. In Washington and Baltimore, where I grew up, I knew more about the local DJs than any international stars.
What do you think about Italian clubculture situation?
It’s sometimes great, and being totally honest, sometimes it’s really shitty. Italian people are so passionate and generous with their praise. But sometimes they are generous with praise they don’t really mean, people will say something nice to your face, and something terrible when you leave. Or they are passionate supporters, but they book a show with no sense of how to fulfill an agreement. These are frustrating things for an outsider like me. More than anything, I believe the Italian people understand this music with their hearts. Probably on a deeper level than anywhere in Europe. The Italian culture around disco, and dancing all night is so natural to their lifestyle that it’s as important as food (that’s saying A LOT!). I loved collecting old Italo-disco records when I was young. It was only when I came to Italy and saw clubs that are like institutions of government that I understood the history and the power of dance music in this place. I always saw Plastikman as an underground sound when I was young. When I went to Italy with Rich, I thought the Pope would be jealous of all the attention he received. That deep connection makes me always want to visit Italy.
From 1 to 10 how important is technology in your job? Is it indispensable?
10. Anyone who says that technology hasn’t changed their lives should probably remember they are not reading this in a newspaper. I’m constantly looking for new tools to make my work more exciting for the audience and for myself. I recently released a tool on Lemur for the iPad, which I use in my DJ sets. We gave it away for free on the internet, because I wanted to share the technology with other fans. There are a dozen different ways to DJ, and all of them are great, I simply want to try all of them.
Technology could be harmful, cause it can facilitate people who are not talented in music… nowadays the number of “dj” and “electronic artists” is really greater than 10 years ago, what do you think about it?
Joining the music industry is easy. Getting noticed is hard. Surviving is extremely hard. Continuing for more than 2 or 3 years is even harder still. Becoming a famous name is nearly impossible. So there is no threat to great artists from unserious ones. Those who survive will deserve it. Those who don’t probably have a fun ride for some time.
A lot of people believe that you are the heir of Richie, personally I think you are the artist who is closer to him. How do you feel with this big responsability?
No one can claim to be the heir to Richie, because there will never be another one like him. I have seen him over the ’90s, the ’00s, and this decade, and I am absolutely sure that there will never be another person who can match his ideas, his hard work, his instincts and his character. We’re friends, sometimes we agree, sometimes we disagree. But I won’t fill his shoes. I just want to do the best job I can.
Plastikman or Richie Hawtin?
Both. Plastikman for my brain, Hawtin for the party.
During production you use often your voice, it’s really curious ‘cause you have to think also about the words you choose for the tracks. “R U OK” is one of your best tracks, tell us something about the text.
When I use my voice in a track, it’s when I am not thinking at all. It only happens when I reach a totally relaxed state and I can just talk without thinking. It also has to be a track where the groove is open, and it’s got a proper mood. I understand people recognize it from me, but I never want to use it as a crutch. When it happens, the things I say are just a joke I’m making, or something that’s on my mind. But it’s not the only thing I do. Techno has its own language, and it says a lot already.
Your productions are innovative, I can hear differences between your tracks and others from artists nearby you. Is your target to create a sub genre of techno-minimal music?
It’s impossible to know where I stand in relation to others. When I make music, I just make what I think works. I don’t try to be different from one guy or another. I think it’s just a matter of how it’s received. Hopefully I will never need to define my music with a special sub-genre, because the music matters most. Not the labels or names. If people want to call it something, I can’t control it. I just make what I believe in.
How’s your relation with house music?
Loving. Passionate. I get so hyped up by good house music, and especially classic stuff that I loved a long time ago. But I think everyone’s definition of house music is getting warped. I find that there’s a lot of stuff which doesn’t connect with the spirit of house, and instead has a lazy attention to current clichés. As a DJ I’m always trying to straddle the boundaries of house and techno, because I used to love hearing Richie or Ricardo play house tracks in a techno set, or hear Derrick Carter play a techno track. The boundaries are false, and my favorite DJs are the ones who ignore them and follow music first.
Last question.. Who will be Ambivalent in 2022?
An old man with a bad back, no hearing and probably more good stories than money. But happy.