Nato a Detroit il giovane e talentuoso Jimmy Edgar (classe 1983) si diletta in campo musicale ma non solo – è anche fotografo, grafico e video maker – proponendo la sua visione dell’arte a 360°. Primo disco sulla lunga distanza niente di meno che con l’etichetta di musica elettronica per antonomasia, l’inglese Warp (“Color Strip” del 2006), seguito dal passaggio alla berlinese !K7 (“XXX” del 2010) ed infine approdato quest’anno – 2012 – all’inglese Hotflush (quella di Scuba, FaltyDL, Mount Kimbie, Benga e Boxcutter per intenderci) con l’album “Majenta”. Sperimentalismi acid house, garage, R&B, funky e molta elettronica (intelligente) per un mix ammiccante e muscolare che cita gli anni ’80 rimanendo ben saldo nell’oggi musicale.
Sei un fotografo molto apprezzato dalle riviste di moda hype, grafico e video maker oltre naturalmente a musicista assolutamente fuori dagli schemi. Anni addietro ti definisti un workaholic per questa capacità di tenere insieme tutte le cose. E’ ancora così giusto?
Si, è il mio stile di vita. Fondamentalmente mi sento come uno studente costantemente alle prese con la sua creatività, è questo lo stato nel quale mi sento pienamente soddisfatto e felice. Mi piace circondarmi di persone fidate e condividere l’ispirazione ed è altrettanto importante che questo flusso di cose comprenda tutti gli aspetti della mia vita… relazioni, vita quotidiana, lavoro e tempo libero.
Parlando di musica sei un autentico enfant prodige: ci risulta che a dieci anni già suonavi batteria, tastiere, sassofono e basso ed a quindici anni ti facevi apprezzare nella scena rave di Detroit… qual è il primo ricordo che ti viene in mente legato a questo tuo passato fuori dai generis?
Sì, questo stile di vita è iniziato da bambino, come fuga da una realtà famigliare non propria idilliaca. Si capisce che tutto è nato da questa mia condizione difficile. Mi sono concentrato sugli aspetti positivi della mia vita. Molto ha aiutato lo studio dell’ipnosi che poi mi ha portato verso la meditazione. Le mie esperienze mistiche mi hanno delineato la via, facendomi apprendere la realtà delle cose. La fede è l’imperativo più forte della mente dell’uomo.
Per lavoro sappiamo che ti muovi spesso tra Berlino, Detroit e New York, diremmo che hai saputo interiorizzare nella tua musica – e non solo – lo spirito di queste tre capitali. Sei d’accordo?
Si, assolutamente. Anche se considero solo Detroit come la mia vera casa. Ho viaggiato in lungo ed in largo per più di dieci anni. Sento di avere un compito da svolgere, qualcosa di più profondo del fare soldi ed accrescere il mio ego. Mi ritengo ancora in cammino da questo punto di vista e la comprensione delle mie azioni si riflette sulla fruizione della musica sul mio pubblico. Non immaginate quanta felicità io provi nel sapere che il mio lavoro influisce positivamente sulle persone che ho intorno, è una sensazione bellissima. Berlino poi mi ha allargato l’orizzonte, molte esperienze incredibili sono avvenute da quelle parti. Sto parlando di motivazione, ispirazione e creatività allo stato puro. Non solo queste cose, ma la loro condivisione intensa ed appassionata col pubblico.
Da Warp a !K7 e recentemente alla Hotflush, cosa ti spinge a cambiare questi “mondi” musicali, è semplice curiosità oppure più la volontà di mettersi alla prova con linguaggi differenti?
Viviamo in un tempo particolare. In campo lavorativo delle volte si dispone di molte possibilità differenti, altre volte tutte le strade sono precluse. Fortunatamente so muovermi bene e di conseguenza ho potuto fare delle scelte precise. Mi piace lavorare con persone fidate altrimenti mi areno. La decisione di pubblicare materiale diverso con etichette differenti mi ha certamente arricchito. Credo che una parte di me volesse cogliere il meglio da ciascuna realtà. Attualmente sto cercando di sviluppare io stesso qualcosa di diverso piuttosto che mutuare un pezzo da qui un pezzo da lì.
Definisci il tuo nuovo album Majenta “metafisico e spirituale”. Parlaci della sua lavorazione e del perché di questa definizione singolare; centra per caso con il corso di meditazione al quale hai preso parte qualche tempo fa?
Majenta è stato concepito nella fase della mia vita nella quale la meditazione è stata centrale. Rappresenta l’inizio di un discorso più ampio. Majenta è un nuovo colore dell’universo che da poco è stato possibile osservare. L’album tocca questo tema per andare molto in profondità, indagando certa sessualità oscura e anche un senso di tensione con le quali io stesso mi sto rapportando. Sto lavorando su un sacco di idee creative correlate ad esso attraverso lavori di design, video-arte e altri medium. Le esperienze complesse vissute sul finire del disco mi hanno aperto la mente, il mio sguardo è cambiato. Alcune persone provano sensazioni particolari attraverso l’ascolto di questo album, anche quelle poco informate sul mio processo di lavorazione. Ci sono grandi cambiamenti in corso in questo mondo, quello che un anno è considerato inimmaginabile diventa raggiungibile l’anno seguente. E’ necessario mettere a fuoco tutti questi cambiamenti.
In Majenta sono molti gli elementi di interesse dei quali discutere: è un album diretto pur essendo molto stratificato (sintesi di molti stili e sonorità differenti che vanno dall’elettronica “intelligente” all’acid house passando per il funk e l’R&B). A chi consigli l’ascolto del lavoro?
Non ho un ascoltatore ideale. La mia musica è per lo più fatta per ballare, poi certamente alcune tracce servono anche alla riflessione. Sono molto grato a quelle persone che si appassionano ai suoni, riuscendo a sintetizzare un lavoro con un’immagine. Anche io tendo ad immaginare l’essenza di certe ritmiche, così il rapporto con il mio pubblico diventa indispensabile, mi serve per capire se le sensazioni sono condivise.
Hai curato tu stesso l’artwork di Majenta, che fornisce una impressione – visiva – prima dell’ascolto, riuscendo a riassumere bene il contenuto musicale contenuto nel supporto. Com’è nato questo concept artistico?
E’ accaduto tutto semplicemente. Io e Pilar abbiamo realizzato tutto il concept ‘this ones for the children’ che sta dietro al disco e ne siamo rimasti entusiasti. Lei è una designer stupefacente. Majenta in particolare (che costituisce un dettaglio dell’intero concept NDR) è stato un processo più personale e volevo avventurarmi in territori mistici. L’ignoto ed il misterioso in generale, sono concetti molto intriganti per me. I sogni, l’ipnosi, la meditazione, la trasgressione, l’evoluzione, l’occulto, ho voluto elaborare tutti questi elementi immaginando un essere umano nuovo che li comprendesse tutti. Un essere che riuscisse a vedere uno spettro di colori più ampio. Hai mai pensato di poter disporre di una connessione psichica con le persone intorno a te? Immaginare di vivere in pace con l’intera umanità, vi sarebbe un collegamento fra tutti gli abitanti della terra. Vorrei fare la mia parte, essere parte di un processo di cambiamento universale. La negatività non ha mai portato a nulla di buono. Nemmeno io sono una persona perfetta ma comprendo la necessità di mettere a disposizione il proprio talento per cercare di cambiare le cose, mi rendo conto che la cosa può suonare strana, ma ho la convinzione che il talento di ognuno, impiegato bene, può fare la differenza.
Quali sono gli artisti che ti hanno maggiormente influenzato?
Miles Aldridge è il mio fotografo preferito. Negli ultimi tempi sono riuscito ad apprezzare Terry Richardson, prima lo odiavo non chiedermi il perché. Paul Ruiz è un grande pittore nel quale mi sono imbattuto, credo sia australiano. Fritz Kok, Mark Rothko, Kubrick, Lynch, potrei andare avanti per ore… sono sempre alla ricerca di nuovi artisti e designer. Gareth Pugh, Costume National… i progettisti meno noti della moda al momento mi sfuggono non essendo connesso ad internet al momento.
Al prossimo giro prevedi un nuovo cambio di etichetta?
Vedremo. Io e la Hotflush abbiamo in serbo diverse sorprese. Sono stufo di cambiare etichetta. Ho lavorato su una decina di remix solo durante l’ultimo mese perciò per questo anno non avrò altre distrazioni.
Speriamo di vederti presto in un’esibizione nel nostro Paese. E’ in programma?
Naturalmente. Amo l’Italia.
English Version:
Born in Detroit, the young talent named Jimmy Edgar (Class 1983) delights in music but not only – he’s also photographer, graphic and video maker – offering his personal broader artistic vision. First record in the long run, nothing less than with the electronic music label par excellence, Warp (“Color Strip” in 2006), followed by the move in !K7 (“XXX” in 2010) and landed this year – 2012 – in Hotflush (Scuba, FaltyDL, Mount Kimbie, Benga and Boxcutter for instance) with the album “Majenta”. Experimental acid house, garage, R&B, funk and a lot of (intelligent) dance music for muscolar mixes that quote the 80’s remaining firmly in the today music.
You’re a photographer much appreciated by hype fashion magazines, a graphic designer, a video maker as well as a really singular musician. Years ago you defined yourself like a workaholic for the attitude to keep everything together. This is still your life, isn’t it?
Yes, its my lifestyle. Mostly I feel like I am a constant student of creativity, this is the only way I feel fulfilled and content. It is my preference. I like to work with friends and share inspiration, it’s also crucial to have this flow going for everything… relationships, every day life, work and leisure.
Speaking about music, you’re a kind of enfant prodige: it appears that at ten years you were able to play drums, keyboards, saxophone and bass and at fifteen you were pretty good inside the rave scene of your city, Detroit. What’s the first aspect that comes in your mind related to your past times?
Yes, this lifestyle started as a child, a form of escape from traumatic household. So, maybe you can see how this had started. These days I like to focus on the positive aspects. It helped a lot after studying hypnosis, which then led to meditation. I was always into mystical experiences, so its all combined into fruition of manifesting my own reality. Belief is the most powerful command of the human mind.
For business you often move between Berlin, Detroit and New York. we would say that you have good interiorized the spirit (not only in music) of these three cities. Do you agree?
Yes, absolutely. I can only claim Detroit as my true home. Yet, I have now traveled for over ten years, worldwide. I feel i have a job to do, something deeper than just about making money and filling up my ego. I am still on this path of figuring this out for myself and how it integrates into people around me. I cannot tell you how appreciate and grateful I am to hear how I can have potential positive effects on people, its very beautiful. Berlin has been a good place for new experiences. My reality has expanded further than my imagination and I plan to keep this lineage forever. We are talking about motivation, inspiration, and pure creativity. Not only those things, but sharing them intensely and passionately.
From Warp to !K7 and recently to Hotflush, what drives you to change these musical “worlds”, is more than mere curiosity or the desire to test with different languages?
We are in a strange time. In business you have many folds that work and sometimes not. I am fortunate enough to know how to make these things work, but its not always the case for the same companies. I mostly like to work with friends, otherwise it doesn’t work. These were all mutual decisions to release certain things on different labels, its been a great experience all the way through. I think also a part of me wanted a piece of everything. Now, I am looking to develop something rather than eat from every different cake.
You define your new album Majenta like “metaphysical and spiritual”. Tell us about the working process of it and the reason of this singular definition. Is it linked to the meditation course which you took part some times ago?
Majenta was through another phase in my life where I have gotten intensely into meditation. Though, its only the start of this direction. Although, Majenta is about a new color from the center of the universe that we are starting to see, the actual album is only touching on this idea. Majenta still goes into depths of obscure sexuality and tension, but its the progression where I see myself going. I am working on a lot of expanding creative ideas with design, video work and other mediums. The experiences I had towards finishing the album really opened up my mind to universal contact. I am confident more and more people are starting to realize what I am saying, even people I don’t know are feeling parallels. There are big changes going on in the world, each year is almost unimaginable. That comes with a great responsibility to be in the light.
In Majenta there are many elements of interest: it sounds direct while being very layered (synthesis of many different styles and sounds ranging from electronic to acid house through funk and R&B). Who’s the ideal listener of this album in your opinion?
I don’t have an ideal listener. Though, my music is mostly made for dancing, some of it is thinking as well. I am most grateful for the people who have really interesting story imagination with the sounds. For me, i am a visual person, so its essential to see people have these same effects. It’s important for an artist to have this relationship.
You designed Majenta’s artwork, which provides a first – visual – impression before the listening process, managing to summarize very well the musical content in the media. How did this concept take place?
It just came to me. Me and Pilar did ‘this ones for the children’ and were so excited about it. She is an amazing designer. For Majenta, it was a more personal process and I wanted to go into mystical territory. The unknown and mysterious is very intriguing to me. Dreams, hypnosis, meditation, transgression, evolution, occult, all of these ideas were coming together and I was imagining a new human. One that see’s a larger spectrum of color. You know how you have a psychic connection with people you are close with? Well, imagine living in peace with all humanity, we could all have this connection. For me, I came here to make a change. I want to be a part of the people who did something to change because i am sick of putting myself through hell for experience. Haven’t we done this enough? There are much more creative and amazing things we can do without negativity. I am by no means perfect, far from it, I am also a realist. I realize its tough. But any bit of light we can shine is a difference, that how i am feeling these days.
Artists that have most influenced you, few names?
Miles Aldridge is my favorite photographer. I’ve been into Terry Richardson lately, i hated him at first but i don’t even know why. Paul Ruiz is a great painter i found, i think he is from Australia. Fritz Kok, Mark Rothko, Kubrick, Lynch, I could go on for hours… I’m always researching new artists and designers. Gareth Pugh, Costume National… the lesser known fashion designers seem to elude me at the moment as I’m not connected to the internet.
Next time around must we expect a new label change?
We will see. Me and Hotflush have a pretty cool thing going on. I’m sick of changing labels. Yet, i did about 10 remixes this month so if that counts I’ll be all over this year.
We hope to see you soon in an Italian show. It’s in your program?
Always. I love Italy.
Pics: Bethany Shorb/Cyberoptix