Nathan Fake muove i suoi primi passi musicali tra il 2003 ed il 2006, reinterpretando il verbo della musica house inglese, facendosi inquadrare quasi da subito dalla critica come “next big thing” della trance targata Uk ed attirando l’attenzione dalla gente che conta – vedi James Holden che lo remixa (“The Sky Was Pink”) e lo mette sotto contratto per la sua Border Community. Eppure i tre dischi sulla lunga distanza editi sotto l’etichetta londinese (“Drowning In A Sea Of Love” del 2006, “Hard Islands” del 2009 e “Steam Days” del 2012) prendono le distanze dal sound degli esordi, proponendo piuttosto un’indietronica sospesa tra psichedelia e IDM, rendendo la figura di questo giovane producer sfuggente ed enigmatica. In occasione dell’uscita del suo ultimo disco abbiamo approfittato per scambiare qualche battuta con lui.
Si dice che il tuo primo amore è stato il pianoforte. Come sei arrivato all’elettronica?
Beh, non ho mai davvero suonato il pianoforte, piuttosto da piccolo suonavo la tastiera. La utilizzavo per suonare la musica che mi piaceva… Prodigy, Orbital, cose del genere. Ho imparato a fare musica qualche anno più tardi.
Il tuo stile musicale non è catalogabile, diciamo che le armonie giocano un ruolo fondamentale ma poi i singoli elementi utilizzati per dare corpo al tuo suono sono sempre diversi. Sei d’accordo?
Non saprei bene cosa dire in proposto ma ho capito cosa intendi. Grazie!
Fino a qualche tempo fa componevi in quel di Norfolk, il tuo paese natale, luogo di campagna che certamente avrà influenzato il tuo processo creativo. Cosa puoi aggiungere?
In realtà, quando la mia carriera musicale ha preso il via vivevo a Reading, una cittadina nei pressi di Londra, ma sono sempre stato influenzato dal Norfolk per la mia musica in quanto luogo a me caro. Ho un sacco di ricordi d’infanzia legati a quel posto. Suppongo che la mia visione sia diventata più romantica ora che non vivo più da quelle parti. E’ il mio personale luogo dell’anima.
Dal debutto sulla lunga distanza di “Drowning In A Sea Of Love” passando per “Hard Islands” ed arrivando all’oggi di “Steam Days” il tuo suono si è irrobustito, mantenendo la cura per i dettagli ed ammiccando all’elettronica di casa Warp. E’ una considerazione corretta?
Beh, sono cresciuto ascoltando i lavori della Warp e molte altre cose del genere, come un sacco di gente della mia generazione. A dire il vero ho sempre prodotto materiale molto variegato, fin dagli esordi, la mia prima uscita suonava come techno da club. Penso che ogni mia uscita contenga qualche elemento spigoloso, anche quelle che suonano più leggere.
Quali dischi di musica elettronica reputi fondamentali?
Tra gli album più importanti per me ci sono sicuramente “Snivilisation” degli Orbital e “Richard D James Album” di Aphex Twin. Ascolto ancora oggi questi lavori con lo stesso stato d’animo di quando avevo 15 anni.
Nei tuoi dischi il timbro delle macchine analogiche è ben presente. Qual è la strumentazione elettronica che utilizzi normalmente?
Preferisco non rivelare la mia strumentazione, posso dire che si tratta di roba semplice, più o meno 50% analogica e 50% digitale.
Come ti trovi all’interno della “Border Community”? Troviamo che l’etichetta in questione sia garanzia di qualità e produzioni non scontate.
Tendo a lavorare in modo indipendente dall’etichetta. Mi rendo conto che dal di fuori sia percepita come una realtà accomunante ma in realtà lavoriamo tutti in modo abbastanza separato. C’è una bella amicizia con James e Gemma (Gemma Sheppard è il co-direttore del marchio insieme a James Holden NDR) e praticamente mi lasciano carta bianca sulla lavorazione di un disco, si fidano di me insomma.
Recentemente hai remixato il brano “Morning Mr Magpie” dei Radiohead per il loro progetto “TKOL RMX” (The King of Limbs remix). Ci racconti com’è andata?
I contatti sono avvenuti in modo standard – anche se è stato bello sapere che loro sono miei fan… Ho sempre avuto un grande rispetto per la loro musica.
Usi i social network per interagire con i tuoi fan oppure la reputi una cosa superflua?
Sono su Facebook e Twitter però li considero strade a senso unico. È necessario mantenere un po’ di mistero, la gente condivide troppi aspetti personali sui social network. Soprattutto se sei un artista è necessario tenere alcune cose solo per te.
Presenterai “Steam Days” live?
Si, è quello che faro a breve!
English Version:
Nathan Fake took its first steps in music between 2003 and 2006, re-interpreting in his own way the verb of English house music, becoming for the critics the “next big thing” of uk trance but especially attracting the attention from right people – see James Holden – who remixed him (the formidable manipulation of “The Sky Was Pink”) and puts him under contract with Border Community. Yet the three disks in the long run published under this label (“Drowning In A Sea Of Love” in 2006, “Hard Islands” in 2009 and “Steam Days” in 2012) are distancing themselves from the sound of the early years, suggesting rather ad indie-tronic suspended between psychedelia and IDM, making the figure of this young producer even more elusive and enigmatic. For the occasion of the release of his last album we have the opportunity to spend some words with him, good reading!
We heard that your first love was the piano. How did you get electronic?
Well I never really played the piano, I just used to play keyboards when I was little. I used to play along to music I liked on the keyboard.. the prodigy, orbital, stuff like that. Then learnt how to make music a few years later.
Your style of music cannot be cataloged, harmonies play a fundamental role even if always different individual elements are used to give particular shapes to your sound. Do you agree?
I’m not sure what to say to that, I think I know what you mean though. Thanks!
Until few years ago you wrote your music in Norfolk, a quiet countryside that has certainly influenced your creative process. What can you add?
I grew up in a small village inside Norfolk.. actually when my music career kicked off I was living in Reading, a town near London, but I always have a lot of references to Norfolk in my music as it’s a place which will always be close to me, I have a lot of childhood memories from there. I suppose I look at it a lot more romantically now that I don’t live there any more. It’s like my “happy place”
Since your debut on the long run with “Drowning In A Sea Of Love” through “Hard Islands”, arriving nowadays with “Steam Days” your sound has become heavier, while maintaining care to details and winking to Warp’s electronic. It ‘a correct consideration?
Well I grew up listening to warp and a lot of stuff like that, like a lot of people in my generation. I’ve always made pretty varied stuff since the beginning though, I mean my first ever release was a pretty clubby techno record. I think all my records have a certain weight behind them though, even the softer ones.
Which electronic records do you consider fundamental for your background?
The most important albums for me were “Snivilisation” by Orbital and “Richard D James Album” by Aphex Twin. I still listen to those albums today as if I was 15.
In your works the sound imprinting of analog machines is quite present. What’s the electronic equipment that you normally use?
I don’t really like to give away what I use, it’s a very small and simple set-up though, pretty much 50% digital and 50% analogue.
Do you feel good inside “Border Community”? We think that the label is guarantee of quality and no standardized productions.
I tend to work quite independently from the label.. I realize it’s seen as this kind of very close-knit micro-scene of a label but we all work really separately. I’m really good friends with James and Gemma and they pretty much leave me to my own devices with making records, they trust me I guess.
You have recently remixed Radiohead’s song “Morning Mr Magpie” for their album “TKOL RMX” (The King of Limbs remix). How did the collaboration take place?
The remix came about in the usual way – though it was cool to know the band is a fan of me.. I’ve always had a lot of respect for them musically.
Do you use social networks to interact with fans or do you consider this kind of approach superfluous?
I am on facebook and twitter, it’s kind of a one-way street though. You need to keep a bit of mystery though, people give away too much on social networks. Especially if you’re an artist, you need to keep some things to yourself.
Will you perform “Steam Days” live?
Yes, that’s what I’m going to do soon!
Pics by Robert Bellamy