Nel 2009 debutta con il suo primo album “The Paradox Dance” su Delsin, nel 2010 confeziona “On Da Floor” EP per Runnin Back, il tutto dietro una maschera rossa difficile da dimenticare e che incuriosisce quanto attira. Lasciandoci così, in chiusura del’intervista rilasciata qui su Soundwall lo scorso cinque marzo: “Riascolterò molta musica che mi è scivolata via in questi anni, guardando a dettagli che sicuramente ho perso. Aggiornerò il mio modo di esprimermi, del tipo avrò a che fare con i miei nuovi (vecchi) “amici album” per un po’ di tempo, cercando lentamente di sentirmi a mio agio con lui/lei. Questa sarà più o meno la fine di una linea temporale nella quale darò spazio sicuramente a nuove cose di cui però non ho ancora idea”. Possiamo affermare con certezza che lo spazio da dedicare a nuove cose l’ha trovato e che probabilmente, data la qualità espressa, evitando di sbilanciarsi, di quello che stava facendo a marzo già ne aveva sentore.
Techno di appartenenza, con un tema di fondo completamente invaso di pads e tappeti elettronici, Redshape confeziona per Gerd Janson – owner della già citata Running Back – il suo secondo long play in carriera che vedrà la luce delle sue tenebre il prossimo Novembre. Due 12″ (o preferendo anche un singolo CD) danno forma a “Square”, crocevia dell’ultima espressione dell’uomo con la maschera. La teoria scettica e dubbiosa dell’ambiente techno, riguardo ad albums e LP di qual si voglia provenienza, sbatte il muso, duramente, contro il flusso costante di una dozzina di tracce, cupe (come giusto che sia), introspettive e diciamocela tutta, anche un pò ansiose. Perché l’ansia se saputa gestire può essere convogliata e racchiusa in un involucro al centro della nostra cassa toracica ed espulsa in chiave musicale.
Spalmato (quanto volevo usare questo termine) in dodici brani, “Square” presenta undici lavori inediti ed un rework, quello di “The Playground”, traccia che Redshape pubblicò su Present (in edizione limitata white) nel 2006. Spaziando nelle nuove evoluzioni di “Moods And Mice” e “Until We Burn”, che racchiude il contributo vocale di “The Space Ape” (al secolo Stephen Samuel Gordon, pupillo della Hyperdub ed ex collaboratore in Kode9), ed ascoltando l’ambient intenso di “Landing”, “Orange Clouds” e “Departing”, l’album si apre anche a ciò che da sempre ha contraddistinto il suono dell’uomo mascherato di rosso, “It’s In Rain” e naturalmente la versione odierna di “Playground”.
In un continuo entrare ed uscire nei diversi generi, “Square” è un lavoro romantico, malinconico e a volte dark. Lascia la sensazione di aver ascoltato qualcosa, di aver vissuto, sotto certi aspetti, un album di musica elettronica. Non ha importanza la vostra prospettiva, ne il vostro background. Dal Kenny Larkin del 1995 al recente futurismo del Regno Unito, se per voi la techno va oltre il binomio di un kick compresso e una drumline cruda e acida, Redshape va ascoltato e fatto proprio.