Negli ultimi anni è sempre più evidente il fenomeno del lavoro “in coppia”, sia per quanto riguarda il lavoro in studio che per quanto concerne le esibizioni live: in quest’ultimo caso, viene ad essere usato l’acronimo b2b (back to back, ndr) per sottolineare la presenza di due dj. Ciò giova all’immagine pubblicitaria del locale, che vede la presenza di due top class nella stessa serata, giova ai professionisti che faticano la metà dietro alla consolle (sebbene solitamente le serate durino di più), giova all’etichetta, visto che solitamente i protagonisti appartengono alla medesima crew. Giova, poi, a chi ascolta, visto che i pezzi suonati sono di alto livello e vedono il tocco di due persone diverse. Chi ci guadagna, quindi, sono tutti insomma. Una tra le innumerevoli “coppie” che Soundwall ha avuto l’onore di intervistare appartiene all’etichetta Minus, (inutile presentarla perché divenuta ormai nota anche ai non addetti ai lavori): Hobo e Matador da sempre si sono distinti per creare un suono personalissimo, tanto che le collaborazioni in studio risultavano strette ad entrambi. Così come capita ai geni, che preferiscono starsene da soli a lavorare su compiti extra, così per i due lo stare da soli diventa il presupposto necessario per creare la loro musica. Badate bene, si sta parlando di veri e propri geni, ovvero personaggi per i quali il lavoro del musicista risulta innato e naturale, ed anzi, non ci sarebbe altro lavoro che riuscirebbero a fare così bene…se non pochi altri. Di curiosità ne sono emerse tante (a partire dai nomi, dalle vicende della giovinezza, dall’etichetta…), e come capita a volte, è emerso quel più che ti fa pensare che a questi musicisti risulta sempre tutto facile. Ed il motivo è semplice: ”they’re fucking party animals and likes to have a good time!”
Come definireste la vostra relazione con la musica e con l’elettronica in particolare? Come mai avete scelto questo genere e cosa vi ha avvicinati ad esso?
Hobo: La musica è il linguaggio che uso per interpretare il mondo. Non so il perché, ma tutto quello che ho sempre fatto, vissuto, sognato o visto è accaduto sempre attraverso i miei sensi ed è stato sentito come musica. Per esempio, quando vado in un luogo nuovo in qualche parte del mondo, dove la vista è incredibile, diventa naturale per me pensare di andare casa e scrivere una serie di musiche ispirate a quel momento. Come o perché queste esperienze siano tradotte in questo modo nella mia mente, non lo saprò mai. Di sicuro non smetterò mai di farlo. La Techno è solo un punto di vista particolare in questo processo. E’ forte e dritta, ma ci sono molti altri lati oltre a “Hobo”.
Matador: La musica in generale, riesce ad alterare e modificare il mio stato d’animo molto rapidamente: è per questo che gioca un ruolo importante nella mia vita quotidiana. Che sia su strada o in studio, ha un grande effetto su di me. La Techno detiene una certa importanza in questo processo: è qualcosa che mi è naturale trascrivere, non è nulla di forzato, la lascio semplicemente venir fuori. E’ l’approccio più naturale possibile che mi riesce.
Avete nazionalità nordiche: Hobo canadese e Matador irlandese. A che cosa dobbiamo i vostri nomi che ricordano molto i luoghi latini e del sud?
Hobo: E’ presto detto: se torniamo indietro negli anni ’20 o giù di lì, sorse una controcultura durante e dopo la grande depressione in Nord America, fatta di persone senzatetto che viaggiavano di città in città, lavorando ad ogni fermata per poi ripartire. Queste persone erano chiamate Hobos. In un certo senso, questo è quello che fà ciascuno di noi, inteso come dj. Siamo tutti Hobos moderni. Mi è sempre piaciuta l’idea di muovermi e fare collegamenti ovunque io vada. Si adatta perfettamente a quel che sono.
Matador: Ad essere onesto, non sono sicurissimo…originariamente ero in un duo e “Matador” nasceva come progetto parallelo a cui lavoravo solo durante la notte. Ho trascorso parecchio tempo in Spagna ed in generale in tutto il Meridione fin dalla giovane età, quindi se non sbaglio penso che quei posti mi abbiano influenzato parecchio nel momento in cui scelsi il mio nome.
Cosa rappresenta per voi l’etichetta Minus ed il suo fondatore Richie Hawtin? Com’è lavorare con lui e che emozioni provate quando suonate live con lui?
Hobo: Minus è la mia casa techno. Una piattaforma per rilasciare musica in sostanza, ma ancora più importante per me, Minus è diventato un termine a cui riconduco persone incredibili, che sono diventate tutti amici da 10 anni a questa parte. Questa di avere un grande gruppo di amici è una cosa bellissima: esser circondato da gente che la pensa come te, da cui puoi trarre ispirazione ogni fine settimana, è qualcosa di molto speciale.
Matador: Penso che Minus sia diventata una vera e propria istituzione techno ad oggi…un luogo a cui è data la possibilità agli artisti di crescere e svilupparsi. Rich, Katrin e Phillip hanno ovviamente giocato un ruolo molto importante nella mia carriera, sostenendomi e dandomi preziosi consigli da quando sono entrato nel team. Mi hanno messo nei posti giusti, e di fronte alle persone giuste per suonare la mia musica. Suonare con Rich, poi, è sempre un piacere…vedere uno dei tuoi dj preferiti suonare praticamente ogni settimana è un bel privilegio, e ciò dimostra quanto versatile sia, sia come performer che come produttore: ogni set è diverso, ma conserva sempre quel suono, quell’energia e quello stile inconfondibilmente Hawtiniano. Un vero professionista nel suo campo. Essergli costantemente attorno non può che farmi bene come artista.
Per Matador: ti sei innamorato della musica elettronica dopo aver ascoltato ‘Decks Efx 909’, compilation mixata da Richie Hawtin diventata una vera e propria bandiera della musica elettronica di Detroit. Si può dire che Richie per te sia un mentore?
Per molti versi sì. Lui è il capo! Ricordo che l’ascolto di quel mix, all’epoca ne sentivo molti, si era distinto dagli altri. Aveva un approccio diverso al mix, c’erano tracce di fusione, c’erano nuovi suoni e perfino canzoni nuove fatte con l’uso di tecnologie tipiche degli ambienti live e da dj. Quello mi ha incuriosito molto, e da lì sono partito per capire come lavorare allo stesso modo.
Di fatto avete sempre prodotto e suonato da soli. Com’è lavorare in coppia? @Hobo: pro e contro, a livello professionale, di Matador. @Matador: pro e contro, a livello professionale, di Hobo
Hobo: Ho lavorato per oltre 5 anni come parte di un duo. E’ stato bello sino ad un certo momento, ovvero sino a quando ho capito che i miei obiettivi erano decisamente più grandi di quelli “dell’altro ragazzo”. Era destino che finisse appena compresi che volevo fare molta e ancora molta musica e che volevo farla sempre meglio ogni giorno. Per certi versi è meglio lavorare da soli perchè si può operare in tutta libertà…mettere il pilota automatico e girare la manovella.
Matador è un fottuto animale da festa, ed ama divertirsi! Scherzi a parte, andiamo molto d’accordo ed assieme abbiamo successo. In più, musicalmente abbiamo gli stessi gusti, quindi quando suoniamo assieme le cose funzionano a meraviglia. Ma quando si festeggia assieme ci sembra sempre di funzionare ad un’unica velocità: “lentamente, cazzo”.
Matador: Ho fatto parte di un duo nei miei primi giorni in cui ho iniziato a produrre, e questo funzionava bene, sono ancora grande amico dal ragazzo con cui ho lavorato, ma notai presto che mi avvicinavo meglio al suono che volevo produrre solo quando sono entrato da solo in studio. Pro e contro della riproduzione con Hobo? Pro: ultimamente ha dimostrato di essere un grande dj, quindi essere sulla stessa lunghezza d’onda è sempre un piacere! Ci divertiamo molto, ma la cosa importante è che facciamo bene il nostro lavoro. Abbiamo stili di musica molto simili, quindi quando suono prima o dopo di lui, la transizione non è mai brusca o netta. Bevo sempre molto in sua compagnia, e con lui non si finisce mai con una cosa del tipo un “a letto presto”.
Per Hobo: hai iniziato a suonare tra il Canada e Detroit, poi in breve tempo ti sei trovato a viaggiare in tutto il mondo. Come è stato per te questo salto in avanti e quando hai capito che fare il dj sarebbe stata la tua professione?
Hobo: Mi resi conto che volevo fare il dj professionista un po’ di tempo fa. Non ricordo il momento esatto, ricordo solo che fu amore: mi ricordo fu una notte importante nella mia vita. Mi ha fatto capire cosa volessi veramente avere – questa è una storia di cui sono abbastanza orgoglioso. La notte in cui mi sono laureato dal grade 8 (scuola elementare), all’età di 14 anni, condussi le danze durante la serata di proclamazione. Durante la serata ho messo su qualche traccia di Plastikman: Wow!…non andava troppo bene! Ad un certo punto un insegnante si è arrabbiato, diventando tutto rosso in viso, mentre inveiva contro di me dicendo: “suona della vera musica”. Così, naturalmente, ho semplicemente alzato il volume! Dopo la festa, andai a nuotare un po’ per rilassarmi e ricordo di aver pensato che mi sarebbe piaciuto veramente farlo “per davvero” un giorno.
Se la vostra avventura continuasse e formaste un duo fisso, aprireste un’etichetta tutta vostra? Con chi vi piacerebbe subito collaborare?
Hobo: Ho fatto parte di un duo per del tempo e quando mi sono ritirato, mi sono detto che non avrei mai più rifatto una cosa simile ma a volte scatta quel qualcosa che ti dice che una collaborazione deve essere assolutamente fatta! Quindi, fondamentalmente, stay tuned.
Matador: Ne abbiamo parlato al riguardo di collaborare su delle tracce, e sono abbastanza sicuro che questo succederà molto presto! E’ un qualcosa che attendevo da molto, devo solo decidermi di trascinare il mio culo a Berlino!
Cosa avreste fatto se non foste diventati dj/produttori?
Hobo: Non riesco ad immaginare una vita senza la produzione di musica a tempo pieno. Ma se diventassi sordo un domani, probabilmente ritornerei alle competizioni di mountain bike o di bici da corsa o lavorerei sul Visual FX, cosa che mi piace fare già da ora.
Matador: Io probabilmente avrei continuato la mia carriera di cuoco!
English Version:
In recent years, it is increasingly evident the phenomenon of work “in pairs”, both as regards the work in studio as regards the live performances: in the last case, is to be used the acronym b2b (back to back) to emphasize the presence of two DJs. This benefits the local advertising image, which shows the presence of two top class in the same night, it is useful to professionals, whose work is halved, it is useful to label, since usually the protagonists belong to the same crew. It is also helpful to those who listen, as the songs played are of high quality and has the touch of two different people. Who gains, therefore, are all in fact. One of the many “couples” Soundwall has had the honor to interview, belongs to the label Minus, (needless to present it,because that has become known to the uninitiated): Hobo and Matador has always stood out to create a very personal sound, so that the studio collaborations were close to both. As happens to genes, that prefer to work on extra tasks, so for the two being alone becomes a prerequisite to create their music. Mind you, we are talking about real geniuses, or people for whom the work of the musician is innate and natural, and indeed, there are no much better job that they would be able to do so well if not a few others. In this article are emerged a lot of curiosity (their names, the events of their youth, label…), and as sometimes happens, it emerged “something” that makes you think that for these musicians is always so easy. And the reason is simple: “they’re fucking party animals and likes to have a good time!”
How would you define your relationship with music and electronics in particular? Why did you choose this genre and what you were approached to it?
Hobo: Music is the language I use to interpret the world. I don’t know why it is this way, but everything I’ve ever done, experienced, dreamed, or seen has come in through my senses and been heard as music. For example, when I go to an amazing new location somewhere in the world and view an incredible sight, it’s a natural reflex of mine to go home and write a series of music based on that moment. How or why experiences are translated this way in my mind, I’ll never know. But I’ll never stop. Techno is just one particular perspective in that process. It’s stark and straight forward, but there are many other angles as well, outside of “Hobo”.
Matador: Music in general can alter and change my mood very quickly, so it plays a big part in my day to day life. be it on the road or in the studio, it plays a great affect on me. Techno holds a certain essence about it, something that i was naturally drawn to, nothing is forced here, so i just let it roll out, the most natural approach.
You have Nordic nationality: Hobo Canadian and Matador Irish. Why these names that are very close to the South one?
Hobo: It’s all very simple, back in the 1920’s or so, during and after the great depression, a counter culture arose in North America where homeless people would travel light from city to city working at one stop and then moving on to the next. These people were called hobos. In a sense, that’s all any of us touring djs are doing. We are all modern day hobos. I have always liked the concept of moving around and making connections everywhere I go. It fits who I am.
Matador: Not sure to be honest. I was originally in a duo, and the ‘Matador’ project was merely a side project i worked on alone during the night. I’ve spent a lot of time in spain and in general around the med from a young age, so i’m sure that played a big part on why i choose the name i did.
What is for you the Minus label and its founder Richie Hawtin? How is working with him and what emotions do you feel when you play with him?
Hobo: Minus is my techno home. A platform to release music on in essence; but more importantly it has become a term I can use to refer to some amazing people who have all become friends of mine these past ten years or so. It’s one thing to have a great group of like minded friends but to also be inspired by them every weekend is really something very special.
Matador: I think minus has become almost a techno institution at this stage, a place where artists are given the opportunity to grow and develop. Rich, Katrin and Phillip have obviously played a huge part in my career, incurring and advising since i joined the team. Putting me in the right places and in front of the right people to play my music. Playing with Rich is always a treat….getting to see one of your favorite djs play every week is quite a privilege, and proves how versatile the guy is as a dj/performer, every set is different but still retains that Hawtin sound, style and energy. A true professional at work. Being around that consistently can only do positive things for me as an artist.
(To matador): you fell in love with electronic music after listening to ‘Decks Efx 909’, compilation mixed by Richie Hawtin, a real symbol of Detroit’s electronic music. We can say that Richie, for you, was and is a mentor?
In many ways yes. He’s the boss! I remember listening to that mix cd, along with many others around this time. but this mix in particular stood out from the rest. a different approach to mixing, blending tracks, creating new grooves and even songs with the use of technology in a live/dj environment. and from there it was something that really grabbed me and i wanted to know how to work in this way.
You have always produced and played on their own. how is work in pairs? @Hobo: pros and cons, on a professional level, about Matador. @Matador: pros and cons, on a professional level, about Hobo.
Hobo: I worked for over 5 years as part of a duo. It was good at first but then my goals and plans became much bigger than that of the other guy’s. It was destined to end as I wanted to make more and more music and make it better and better everyday. In a lot of ways it’s easier to work alone because you can really set off and operate freely, get auto pilot switched on and just crank it.
Matador is a fucking party animal and likes to have a good time! Seriously we get along really well and have a riot together. Plus we’re on pretty similar pages musically so when we play together it always works a treat. But when we party together we seem to only ever operate on one speed: “Slow the fuck down!!!”
Matador: I’ve been part of a duo in my early days of production, and it did work quite well, the guy i worked with, we are still great friends, but i found i got closer to the sound i wanted when i went it alone in the studio. Pros and cons with playing showcases with Hobo? Pros: ultimately he’s proved to be a great dj, so to be on the same bill/line up is always a pleasure!!! we have great fun, always laughing and tons of energy when we are together, but most importantly we get our job done. we play, and are into very similar styles of music, so if i’m playing before or after him at a showcase, its always a smooth transition. I drink to much when i’m with him, and theres no such thing as ‘an early night’.
(To Hobo): you started playing musica between Canada and Detroit, then in a short time you started to travel around the world. How was it for you this leap forward and when did you realize that being a dj would be your profession.
Hobo: I realized I wanted to make djing my profession quite some time ago. I don’t recall the exact moment I fell in love with it, but I remember an important night in my life that made me want to get serious – a story I’m quite proud of. The night I graduated from grade 8 (elementary school) at age 14, I dj’d the dance we had following the graduation ceremony. Later on in the night I dropped a few Plastikman tracks from sheet one back to back. Wow!…they did NOT go over well…! At one point, a teacher went all crazy and red in the face while yelling at me to “play some real music”. So naturally, I only turned the music UP! After the dance, I went for a late night swim to relax and remember thinking that I’d like to do that ‘for real’ one day.
If you were the desire to form a duo, would you create a your label? With whom would you like to work immediately?
Hobo: I was part of a duo for a long time and when I got out of it I said I’d never do it again but sometimes something clicks and a collaboration seems like it absolutely has to be done! So basically, stay tuned.
Matador: We have spoken about getting into the studio together and collaborating on tracks, and im pretty sure its gonna happen very soon!! something im looking forward to very much, i just have to get my ass over to berlin!
What would you have done if you had not become a dj/producers?
Hobo: I can’t imagine a life that doesn’t involve producing different kinds of music full time. But if I were to go deaf tomorrow, I’d probably get back into competitive mountain bike racing or working on visual FX like I used to.
Matador: I probably would have continued with my career as a chef!!!
ENTER.GROOVES by Hobo & Matador