In Italia abbiamo bene presente le figure dei due ambasciatori Dettmann e Klock, ma se facciamo il nome del Berghain, non possiamo tralasciare il nome di una delle figure più influenti di quel luogo magico nel cuore di Berlino. Sto parlando di Norman Nodge, resident ormai dal lontano 2005 e da sempre legato alla musica elettronica della capitale, prima nelle veci di promotore e poi come dj. Essere vicino alla gente, alla club culture rappresenta di certo un aspetto degno di considerazione che negli anni gli ha permesso di accrescere la considerazione nei suoi confronti. Lo stesso Marcel Dettmann non si è fatto sfuggire una mente geniale di tale calibro (Norman è tra l’altro un avvocato stimatissimo in città), accogliendolo nella famiglia Ostgut Ton.
Ecco alla luce “Berghain 06”, ennesima compilation di una serie che non vorremmo finisse mai, in realtà concepita già a metà aprile ma partorita solo ora. Una selezione accurata da parte di colui che in terra teutonica è considerato uno dei migliori interpreti in fase di warm-up. La conferma non arriva di certo con questo mix, ma da anni di set mixati con sapienza magistrale, dove il sound cruento della techno si abbina a morbidissime scelte di stile. Per essere più chiari basta andarsi a riprendere l’inizio del mix tra spiritualità e esoterismo evocato tra “Gase” e il secondo capitolo delle releases firmate da Ony Ayhun. Il sipario in realtà rimane per metà chiuso nell’incoscienza di “Manipulation Music” per poi finalmente aprirsi definitivamente con l’ennesima perla di Patrick Graser. La sua “From Foreign Territories” porta una spinta sostanziale accompagnando l’ingresso in scena di altri coprotagonisti come Hauntologists (“Untitled B1”) e Staffan Linzatti (“Morning), quest’ultimo amatissimo dalla crew del Berghain e già presente nella recente playlist Fabric 66 di Ben Klock. Se parliamo di techno non poteva non essere scomodato il re Jeff Mills che nella sua “Keeping Of The Kept” ribadisce la sua maestosità con facilità imbarazzante. Ancor più sorprendente l’apporto di Silent Servant, un ciclone travolgente legato all’unisono da “Metra” di un super Dj T-1000. Impossibile poi non rimanere risucchiati dall’intensità con la quale si presentano in successione “Tone Exploitation” nella versione di Luke Slater e “Black Slong” di Charlton. Il registro cambia penna e autore quando la matrice techno anni ’90 assorbe la ritmica di Architectural in “Looking Ahed” e accosta la sregolatezza di Mark Broom “Vault 5”. Un crescendo accentuato dalla tipica insanità del genere tra “Socket” e “Roundabouts” e l’immancabile richiamo a Detroit con “New York Minds” di Tim Taylor & Dj Slip. La situazione di stasi che si respira con “Coefficient Of Friction” preannuncia l’imminente calo del sipario, non prima di una chiusura (“Nasty Radio”) e un saluto (“Rainy Day Juno Jam” remixata da Legowelt) di gran classe.
Lo spettacolo è finito, ora potete alzarvi in piedi e applaudire Norman Nodge e il suo “Berghain 06”.