La faccenda suona più o meno così: una grande label incontra un grande artista a cui si aggiunge un grande remixer. E fin qui tutto chiaro. Ah no? Ok, visto che non possiamo chiudere la questione “Finnegan” con due righe di recensione, provo ad essere più chiaro. L’EP in questione è una meravigliosa marcia techno che si articola e si sviluppa attraverso il rincorrersi di elementi ritmici graffianti, spalmati per benino (pensate alla Nutella sul pane) su un cassone rotondo che va a braccetto con un basso che non fa nient’altro che dare più gravità alla ricetta. Bene, “Finnegan” è la nuova uscita delle belga Curle e porta la firma di Lucy, per gli amici Luca Mortellaro. Ora prendiamo fiato e riordiniamo le idee: come detto Curle e Lucy, quello che i meno attenti conoscono solo attraverso il Time Warp Italy, lo stesso che gli intellettuali da tastiera hanno riconosciuto in una bella puntata alla Boiler Room di qualche settimana fa, ma soprattutto la mente a capo di Stroboscopic Artefacts. Bene.
Fin qui, nonostante la caoticità di queste poche righe, fila tutto liscio – in fondo le addizioni sono sempre state il nostro forte e qui quasi tutti hanno finito le scuole medie superiori. Se però non siete convinti del tutto e avete bisogno, per un eccesso di zelo o per un carattere poco incline al dare fiducia al primo scemo che scrive una recensione, di un’altra prova che vi spinga a spendere questi benedetti dieci euro, ecco a voi il nome del remixer: Pariah. Sì Pariah, anche lui bel personaggio del panorama underground grazie alle sue release su R&S e al suo progetto “Karenn” al fianco di Blawan (non l’ultimo pirla uscito dalla City), che per l’occasione butta giù due remix (in realtà uno è la “Dub Version” dell’altro) davvero niente male. La cassa, qui, è più morbida, gli incastri sonori meno torbidi ed il basso, orgoglioso timoniere, assume il controllo di questa crociera bella e buona. Ipnotico e sempre in crescendo, si tratta di uno di quei lavori che ti prendono per mano e ti trascinano anche oltre i tuoi limiti. Il disco è bello e si balla che un piacere, ecco. Qui, però, non si parla né di astrazione né di chissà quali voli celesti, anche perché durante l’ascolto del disco – specie se a suonare è la versione originale – si ha quasi sempre l’impressione di brancolare nel buio. Oppure tra la nebbia, fate voi.
Poi il disco finisce, apri gli occhi e ti accorgi che s’è fatta inaspettatamente mattina. Tutto frutto della vostra immaginazione? Può darsi, ma in fondo cos’altro è la techno se non l’esaltazione delle nostre emozioni?