Quando l’attesa viene soddisfatta inaspettatamente in un giorno di pioggia con l’arrivo di Sasu Ripatti, il grigio comincia a riprendere colore. “Kuopio”, il secondo LP firmato Vladislav Delay, è frutto di un asse Finlandia-Germania che vede come secondo partner Raster-Noton, etichetta tedesca (con base a Chemnitz) nata dalla collaborazione di Olaf Bender, Carsten Nicolai (Alva Noto, per i più) e Frank Bretschneider nel lontano 1996. Sì, le aspettative sono alte, altissime, ma come ho già detto (svelandovi l’epilogo della mia recensione) non saranno deluse.
Se il nome di Alva Noto non è ancora abbastanza come garanzia andatevi ad ascoltare “Espoo”, l’ultimo EP del buon Sasu. Destreggiandosi tra i molti progetti a cui prende parte tra cui Sistol, Moritz Von Oswald Trio (sul serio ancora non siete convinti?) o Vladislav Delay Quartet, Ripatti lancia questo suo secondo album. Ormai ho scoperto le mie carte, è chiaro che sono di parte e quindi non mi sembra giusto stare qui a parlarvi di quanto è espressivo l’album, di quanto sono crudi i suoni crudi di “Vastaa”, di quanta Finlandia potete trovare in “Hetkonen”, “Avanne”, “Kellute” o “Kuuluuko”, di come il mood si evolve tra “Osottava” e “Kulkee”, di quanto sia cattiva e dissonante “Hitto”, di come l’album sia il manifesto della crescita di un artista – “kulkee”, tra l’altro, letteralmente significa “andare avanti”.
Non sciorinerò frasi ad effetto per convincervi che ascoltare quest’album fa bene alle orecchie, no.
L’unica cosa su cui penso valga la pena soffermarsi è il concept che quest’album rappresenta. Nove pezzi (un’ora e spicci di musica) in cui le armonie e le manipolazioni di suoni sono un’esplosione di energia, dipingono il fascino dei paesaggi finlandesi – ah già, dimenticavo: Kuopio è una città della Finlandia orientale – ed è facile rendersi conto che non c’è molto altro dietro: viva passione, genuina espressione. Questo è “Kuopio”.