Non troppo tempo fa ci interrogavamo sul futuro di Border Community, era appena uscito “Iceni Strings”, una delle ultime (controverse) produzioni di Nathan Fake. Osservando il percorso dell’artista ci siamo chiesti il perchè del forte cambiamento nei toni e negli umori dei suoi lavori e senza giudicare, senza fare predizioni in stile Maya, ci siamo solo chiesti se questo cambiamento fosse stato una ‘sbandata’ o il risultato di una svolta in casa Border.
La risposta a queste domande arriva puntuale a suon di EP. Prima con l’uscita in versione digitale e tra qualche giorno con un 10″ limited edition (ne sono state stampate solo 500 copie, affrettatevi), l’etichetta londinese lancia “Paean”, EP composto da un mix originale e da due mix firmati da artisti di prim’ordine: Lone e Lukid. E’ proprio Lone che comincia l’attacco alle mie funzioni percettive con la sua interpretazione di “Paean”. Vorrei mettere in pausa e ascoltare la versione originale per cercare di capire quanto Lone e quanto Nathan Fake ci sono ma sono rapito dalle atmosfere estatiche che questo remix ci propone. Lascio andare. Senza nemmeno accorgermene passa la seconda traccia: “Paean (Coda)”. Abbastanza incuriosito dal “coda” scopro che alle macchine c’è il pupillo di Holden: questo non fa altro che regalarmi speranze e alimentare le aspettative. Si perchè dopo “Iceni Strings”, ad essere proprio sinceri sinceri, mi aspettavo un altro disco violento e cupo. Con “Paean (Coda)” invece Nathan ci serve un antipasto niente male. Il tocco “cattivo” invece, questa volta spetta a Lukid. Cinque minuti abbondanti di kick industrial e riverberi aperti (troppo) mi riportano alla realtà ma finalmente arriva la portata principale. Niente ruvidità, niente scatti, niente dissonanze forzate.
Il Nathan Fake di “Paean” ricorda molto quel giovane ragazzo che ci ha fatto sognare nell’ormai lontano 2006. Suoni granulosi al punto giusto, oscillatori modulati con millimetrica sapienza, melodia catchy ma mai banale: c’è decisamente la firma di Fake. E che firma. Ora c’è solo da sperare di non perderlo, di nuovo.