Danilo Plessow è uno che senza inventarsi in realtà nulla – o forse tutto, fate voi – si è costruito due spalle larghe come Porta Pia. Sta qui la sua genialità; la sua forza è la naturalezza con cui è in grado di trasformare qualsiasi cosa in un lavoro di successo, in un qualcosa che può essere solo ed esclusivamente fuoriuscito dalla sua testa piena di capelli. Danilo ed il suo sound sono inequivocabilemente unici.
La chiave del suo fragoroso successo è quella cosa chiamata cultura musicale, è lampante. Ce l’avete presente, no? Almeno per sentito dire. Beh, lui ne ha da vendere. Lui ne sa talmente tanto da pescare – apparentemente alla rinfusa, ma con chirurgica precisione – negli archivi musicali di oltre vent’anni fa e di riuscire ad estrarre esattamente ciò che suona indispensabile per i suoi edit. Dopo aver sentito un suo disco, infatti, mi ritrovo a pensare sempre la stessa cosa: “cazzo, ad aver avuto le capacità, l’avrei fatto esattamente così”. L’ho pensato per ogni traccia contenuta in “Raw Cuts Vol.1”, da “Monster Box” fino all’intramontabile “Raw Cutz #3”. Tutto bello, tutto terribilmente caratterizzante da farlo diventare un marchio registrato tra i meno “violabili” dell’attuale panorama musicale mondiale. Non c’è nemmeno bisogno di depositare il brevetto: provate a maneggiare il suo giocattolo e ditemi quali sono i vostri risultati. Niente di nemmeno lontanamente paragonabile, vero? E allora è chiaro che l’unica via è quella di farcene una ragione ed aspettare che sia lui a rilasciare i suoi lavori.
Fortunatamente all’uscita di “Send A Prayer EP” non manca poi molto: pochi giorni e avremo tra le nostre mani una stupenda release di quattro tracce che, ancora una volta, suonano indissolubilmente come il concentrato più puro del giovane Motor City Drum Ensemble. Le due parti di “Send A Prayer” si articolano avvinghiandosi sull’ormai classica ritmica ferrosa e ruvida, mentre al basso funk, ai campioni vocali (cori e non) e alle synth line sincopate spetta il compito di guidarci lungo quella cavalcata dal gusto retrò che tanto piace disegnare a Danilo. “The Stranger”, la traccia che preferisco, sa di techno. Troppo poco? Ok. Si tratta di una techno che è sì incisiva e muscolosa, ma allo stesso tempo risulta avvolgente ed affettuosa. Banalmente eccezionale. Chiude l’uscita “SP 11”, un bellissimo marcione deep che profuma di house vecchia scuola.
Talmente consapevole del potenziale del suo sound da diventare nel giro di quattro anni uno degli artisti più chiacchierati, spiati ed ammirati della nuova ondata di talenti tedeschi, il buon Danilo ha piantato il marchio Motor City Drum Ensemble talmente in cima da farlo sembrare irragiungibile. Il rischio di manie di protagonismo è dietro l’angolo – quanti esempi vi vengono in mente? – eppure gli ho stretto la mano qualche tempo fa e lui, da bravo timidone, non ha aperto bocca. Quindi tranquilli, è umano anche lui.