Nemmeno il tempo di veder sfumare via “Mirror” che mi è subito ben chiaro cosa volesse dire James Shaw quando ha deciso di intitolare il suo primo long play “Living With Ghosts”. Sto parlando della prima grande “fatica” di Sigha, eccellente talento britannico che da diverso tempo (per la verità dal 2009, ovvero da sempre) ha preso casa all’interno di Hotflush, e di “Ascension”, primo ostacolo di una corsa campestre lunga poco più di un’oretta e dal titolo “Living With Ghosts”, appunto. Sì, perché nonostante un lavoro simile esiga un ascolto accuratissimo, vuoi la portata dell’artista, vuoi lo spessore della label (per chi non lo sapesse Hotflush è il gioiellino di quel capoccione di Scuba), le tinte tetri e spettrali della raccolta sono lì in bella vista sin da subito. Dichiarate al primo rintocco.
Meglio, perché qui è il momento di correre, saltare, scivolare e rotolare. In altre parole: dub, techno, electro e quant’altro possa essere inserito in un contesto quantomai eterogeneo ma sempre orientato a quel tanto agognato dancefloor, vero e proprio obiettivo della musica di Sigha. La cassa spezzata dal profumo dubby di “Ascension” è bella e pronta ad essere miscelata con la rotonda cattiveria di “Puritan”, assoluta killer track che di sobrio e puro ha davvero ben poco. Ti piace provocare, eh James? Direi di sì. Ma sei pure uno che, senza giri di parole, sa alternare techno industriale (“Scene Couple” e “Faith And Labour”) a pezzi più sofisticati e di più complessa comprensione come “Translate” e “She Kills In Ecstacy”. Il tutto sapientemente alternato ad atmosfere ed ambienti che, come se si muovessero dal basso verso l’altro, dal pavimento alla nostra testa, finiscono per avvolgerci e confonderci. “Suspension” e “Delicate” fanno esattemente questo, come il fumo usato dai maghi durante i giochi di prestigio. Tutto bello, certo, ma Sigha sa che non basta. E allora, già che ci siamo, perché non tirare fuori tutta l’artiglieria? “Dressing For Pleasure” – sia Ideal che Extract – sembrano essere concepite per musicare un bombardamento, oppure per fare da sottofondo ad una qualsiasi rivoluzione armata.
Ad “Aokigahara”, infine, il compito di calare il sipario su di un album di cui sentiremo parlare ancora a lungo, ammesso che le vostre orecchie reggano. “Living With Ghosts”, qui è lì, è anche sadismo.