Si parla spesso di artisti che nella loro carriera trovano una dimensione vincente e la sfruttano fino allo sfinimento per poi cadere in un dimenticatoio derivante dalla noia più estrema delle loro produzioni. Evolversi, cambiare, rinnovarsi sono azioni necessarie per ogni artista. Che siano i suoni, che siano i ritmi, i dettagli o le grandi rivoluzioni i cambiamenti sono necessari. Cambiamenti che nel mondo della musica sono sinonimo di viaggi, esplorazioni e in questo senso uno degli esploratori di maggior livello è Matthew Dear. Matthew è artista poliedrico, multisfaccettato e mai uguale. Durante la sua carriera ha vissuto più dimensioni, tutte diverse e tutte legate ai momenti della sua vita. I tempi più recenti per Matthew sono stati tutti molto punk/rock e hanno portato alla produzione di Beams, il suo ultimo album, immagine dell’evoluzione di un artista che ha ancora moltissimo da dare. Di recente abbiamo avuto il piacere di scambiarci due chiacchiere, il suo ultimo album, il tour americano, l’evoluzione della sua carriera e tanti, tantissimi altri spunti interessanti.
Ciao Matthew, è passato un anno dalla nostra ultima chiacchierata qui su Soundwall e ora sei totalmente concentrato sul tuo ultimo album “Beams”. L’album è nei negozi da mesi e il tour Americano è ormai alle spalle. Come ti senti ora e come pensi sia andata?
Sono molto contento di come sia andata la campagna di promozione di Beams e in generale tutto il tour. Ora siamo nel 2013 e appunto il tour nord americano è alle spalle. Abbiamo passato circa due mesi in giro a suonare le canzoni dell’album in posti diversissimi. Come artista puoi solo impegnarti moltissimo per preparare la musica e il tour. Quando hai finito non resta che partire e presentare il prodotto alla gente. Penso che questo giro siamo riusciti a presentare un buon prodotto e penso sia già l’ora di preparare qualcosa di nuovo per la prossima avventura.
Ho sentito l’album e credo che Beams possa davvero esser definite come un “viaggio caledoscopico”, una sorta di lavoro multisfaccettato. Quale è l’idea che sta dietro a quest’album?
Come per ogni album che faccio, ho moltissimi lavori già finiti e che aspettano di esser rilasciati. La musica di Beams riflette gli ultimi due anni della mia vita e in particolare l’album va a riprendere diverse aree ed emozioni. La natura caledoscopica del progetto che hai sentito deriva da alcuni cambiamenti importanti che sono avvenuti nella mia vita durante il periodo di produzione dell’album.
Se ascoltiamo i tuoi ultimi due lavori, Black City e Beams, notiamo che oggi la tua musica esprime un lato punk/rock della musica elettronica, sei d’accordo? Cosa ti ispira di più oggi?
Sicuramente son d’accordo. Con Beams ho preso in mano il basso spesso e ho reso omaggio a ciò che mi ispirava da ragazzo, Sonic Youth e Dinosaur Jr. Ovviamente questi punti di riferimento sono nella mia testa da sempre e non voglio cercare di dirvi che questo album sia accostabile alla loro musica. Bands come queste mi trasmettono una grande quantità di emozioni e sensazioni. Se mi mettessi ad ascoltare la loro musica per molto sicuramente andrei inconsciamente a pescare nei loro suoni e li riporterei nella mia musica quando vado in studio.
Si nota una grande differenza di stile guardando alle tue prime produzioni, quelle erano un po’ più aggressive e più orientate al dancefloor. Cosa ci puoi dire riguardo a questo processo? Come definiresti la tua musica oggi rispetto a quella del passato?
Ho separato completamente il ruolo di Audion dalla mia musica come Matthew Dear. In passato la separazione era più sfuocata e molti elementi comuni potevano esser ritrovati in entrambe le situazioni. Oggi entro in uno spazio mentale completamente diverso quando mi approccio alle due situazioni. Audion è techno ed è fatto per il dancefloor, mentre la musica che faccio come me stesso è fatta per altri posti. La foresta, la tua macchina o un concerto rock.
Esprimerti in modi diversi è un po’ la storia della tua vita come artista, molti nomi, molti suoni, pensi sia una sorta di bisogno per te essere ogni volta qualcuno di diverso?
Non è una decisione che mi impongo ogni volta. Il cambiamento deriva da necessità derivanti da nuovi equipaggiamenti, dalla volontà di imparare nuove tecniche. Se pensi al lato tecnico della musica come un’equazione matematica poi accostare la musica al Pigreco o a infinite combinazioni di numeri. Ci sono infiniti modi di produrre suoni, di combinarli con la melodia e con la voce umana e ciò fa si che sia praticamente impossibile non fare qualcosa di diverso ogni volta che ti trovi davanti agli strumenti. Come artisti è nostra responsabilità quella di non aver paura di cambiare, ma invece accogliere il cambiamento e far si che ci insegni nuove metodologie.
Abbiamo parlato del presente e del passato e per quanto riguarda il futuro? Pensi che sia lo stage finale della tua evoluzione musicale o credi che il processo non possa essere fermato? Cosa vedi nel future della tua musica?
Non posso negare che io stia cambiando e che il mio prodotto musicale abbia rallentato un po’. Il rallentamento deriva comunque dal fatto che sono più concentrato su ogni suono e sulla sua struttura. Senza dubbio ci saranno ancora tanti miei album, ma credo che ci sarà un drastico cambiamento nel modo in cui li farò. Voglio lavorare di più con altri producer e incanalare le mie tracce in un formato diverso.
É abbastanza strano che un artista come te non suoni poi troppo in Europa. Pensi che ci sia una motivazione precisa legata a questo o che sia dovuto solo al caso? Al di là di questo, cosa ne pensi della scena europea?
Alcuni dei miei migliori show sono stati in Europa recentemente, quindi non direi che sia vero. Di recente io e la band abbiamo suonato un set fantastico al Fabric di Londra e abbiamo finito il nostro tour con un sold out a Parigi per il We Love. Dovrei comunque esibirmi di più in Italia, ho pianificato di tornarci nel 2013 per alcune date sia dj che live.
Al di là di tutto speriamo di vederti in Europa più spesso, magari per promuovere qualche nuovo progetto. Puoi dirci qualcosa a riguardo? Nuove idee per il futuro, progetti, collaborazioni?
Ci sono molte sorprese in cantiere!
Grazie per il tempo concessoci e buona fortuna!
Grazie a voi!
English Version:
So many times we talk about some artists that during their career find a winning dimension, overwork it and than the end into a oblivion made by the dullness of their production. Evolving, changing, renovation, all these actions are required for each artist. It’s not so important if the change is about the sound, the rhythm, the details or made your style upside down, change is necessary. In music change also mean explore, travel, and in this sense a great traveller is Matthew Dear. Matthew is a polyhydric and multifaceted artist; his music is never the same. During his career Matthew lived so may dimension of the music, always different and always linked to the situations of his life. Nowadays Matthew lives a punk/rock moment that carries him to the production of “Beams”. This album is his last work and it is an image of the evolution of an artist that has so much more to give to his fans. Recently we had the pleasure to have a chat with him, we talked about his last album, about the american tour, the evolution of his career and much more.
Hi Matthew, a year has passed from our last chat here on Soundwall, and now you are totally focused on your new album “Beams”. The album is in the record store from quite a month and the tour is starting. What do you feel now? Do you think that all is going as you had imagined?
I am very pleased with the Beams campaign, and all of the touring we have done. It is now 2013, and the North American and European tours are behind me. We spent about two months on the road playing the songs from the album, and visiting very many different types of venues. As an artist, you can only do so much to prepare the music, and then the tour. Once these things are complete, all you can do is hit the road and present the product to the people. I feel that we delivered a good product on this last run, and I like forward to preparing something new for the next adventure.
I have listened to the album and I can say that Beams could really been defined as a “kaleidoscopic journey”, a sort of multifaceted work. So what’s the idea behind the album?
As with every album I do, I have a body of work that is finished and waiting to be released. The music reflects the latest two years in my life, and Beams reflected quite a few different areas and emotions. This is the kaleidoscopic nature of the project you hear, since my life consisted of my different turns during the recording of the album.
If we listen to your last full-length works, I mean Beams and Black City, we can find out that now your music is expressing a sort of punk/rock side of electronic music, do you agree with that? What inspires most you nowadays?
Indeed, I would agree. With Beams, I picked up the bass guitar quite often, and paid homage to my earlier teenage inspirations like Sonic Youth and Dinosaur Jr. Of course, these references are primarily in my head, and I’m not trying to say my album sounds like them. Bands emit an overall feeling and sensation for me. If I listen to their albums a lot, I will subconsciously pick up on the music and in turn put it back into my music when I go to the studio.
A diversity of the styles could be found looking to your early productions; they were more aggressive, more oriented to the dancefloor. What can you tell us about this process? How can you define your music now in comparison with the past?
I have completely separated the roles of Audion and my own music as Matthew Dear. In the past, this separation was blurred and a lot of the same elements could be found in both. Now however, I enter completely different head spaces in the studio when approaching both. Audion is techno, and meant for the dancefloor, where as everything done as myself is meant for somewhere else. The forest, your car, a rock venue.
Expressing yourself in so many different ways is the story of your life as an artist, many different names, many different sounds, do you fell like it’s a sort of need for you to be every time someone different?
This is not a forced decision to be someone else each time. The changes come from a necessity to always obtain new equipment and learn new techniques. If you treat the technical side of music like a math equation, you can think of it like Pi, or an infinite number of combinations. There are so many ways to make sound, and combine those sounds with melody and the human voice, that it is practically impossible to not make something completely different each time you step in front of the machines. As artists, it is our responsibility not to be afraid of this change, but to embrace it and let it teach you new methods.
We talked about the present and the past, but about the future? Do you think that it is the last step of your musical evolution or do you think that the flow of the things can’t be stopped? What do you see in the future of your music?
There is no denying that I am changing, and that my musical output has slowed a bit. However it has slowed because I am so much more concerned with each sound and building texture. Undoubtedly there will be many more albums from me, but I foresee the method by which I record them changing drastically. I would like to work more with other producers and craft my songs in a completely different format.
It’s strange that a great artist like you is not performing so much in Europe? Do you think that there is a precise motivation or something or it is just a random thing? A part from that what do you think about the European scene?
Some of my best shows have been in Europe recently, so that is not true. We recently played an amazing set with the band at Fabric in London, and finished our tour with a sold out performance in Paris for We Love. I do need to tour more in Italy though, and plan to make a return in 2013 for some dj dates and live performances.
Despite all we hope to see you in Europe soon, maybe for promoting new projects or something. Can you tell us something about? New ideas for the future, new projects or collaborations?
There are many surprises in store!
Thanks for the time that you spent with us. Good luck.
Thank you!