Un piccolo uomo con già tanta gavetta alle spalle, e una valigia di ideali. Difficile ascoltarlo e non rimanere impressionati dalla composta maturità con cui si esprime e parla della sua “carriera”. Ad appena vent’anni, può vantare un’evoluzione musicale degna dei produttori più navigati, un passaggio di etichette di lusso, dalla Stil Vor Talent, madre putativa di successi come “Trumpets Victory” o “Sweden Roof”, alla Diynamic, condito da ardite esternazioni in cui il pupillo ammette di non riconoscersi ad oggi nei lavori degli “esordi”, ed aspettative su di lui che volano a frotte. Una goccia in mezzo al mare? Eppure, David sembra uno che non teme le controindicazioni del successo, e che sa come affrontarle di petto, con quella fiducia incondizionata nella musica e nei propri mezzi che è qualcosa di più della pia illusione di chi si affaccia or ora alla vita. Poco importa se il nuovo album, anticipato dall’uscita dell’ultimo Ep “You Got To Love Me”, si preannuncia all’insegna di quell’house downtempo, che sa tanto di risposta ad una corrente piuttosto diffusa al momento, più che di attestato di un’identità propria già così delineata. Il ragazzo ha le idee chiare e la buona dose di gentile sfrontatezza per sbattersene delle tendenze del mercato discografico, e di tutti i suoi intrisechi meccanismi perversi.
Dando un’occhiata al sito della tua agenzia di booking, ho letto che dal 3 Novembre in poi non hai avuto più alcuna data fino a Capodanno, così da poterti dedicare interamente allo studio, oltre che alla produzione del primo LP. Quasi un modo per ricordarci che a vent’anni, sei ancora un ragazzo prima di tutto. Ironia della sorte dei tempi che corrono doverci sorprendere di una tale banalità. Pensi di aver bruciato un po’ troppo le tappe?
Beh, ho avuto bisogno di tempo per l’università e per il mio album ed ho dovuto rinunciare ai concerti. Ho la sensazione che non posso ancora permettermi di giudicare dove sono, ma la cosa più importante per me è toccare e raggiungere le persone con un linguaggio che tutti su questo pianeta capiscono: la musica.
D’altronde non è certo una novità che ragazzi sempre più giovani si trovino oggi a sfondare nel mondo della produzione di musica elettronica e del djing, e che si assista con troppa facilità all’ascesa di presunte stelline montate dai media e dalle mode del momento, finendo per diventare meteore in molti casi. Secondo te come mai? Pensi che siano davvero tutti meritevoli come te, o dobbiamo forse rassegnarci all’idea di macinare musica usa e getta volta a livellare il gusto collettivo a suon di hit della durata di una stagione?
Credo che questo movimento, soprattutto negli ultimi anni, sia molto eccitante. Ma in realtà non vedo le connessioni tra questi due punti, ragazzini e hit di una sola stagione. Per me queste due cose non devono essere per forza associate tra loro. Ci sono così tanti giovani artisti, che stanno facendo buona musica e non sono una one-hit wonder. Direi più il contrario: molti hanno aperto la scena musicale – universi completamenti nuovi – non solo elettronici. Se penso ad una one-season hit, non vedo necessariamente ragazzini.
In merito al progresso, le opinioni sono contrastanti. C’è chi pensa che l’avvento di programmi e mezzi sempre più evoluti rappresenti un ausilio non indifferente per chi si trovi ad affacciarsi ora al mondo della musica elettronica, utile a dimezzarne le difficoltà, e chi invece lo considera un’arma a doppio taglio che favorisce la moltiplicazione di acerbi quanto sprovveduti avventori dal talento piuttosto sopravvalutato. Tu cosa usi per produrre? Strumentazione all’avanguardia o supporti vintage/analogici?
Di solito lavoro con diversi DAW (digital audio workstation ndr), ma per la mia musica elettronica uso Logic, da quando ho trovato una sorta di flusso di continuità, che mi fa ottenere ottimi risultati velocemente. Sono abituato a lavorare di più sui plugin software. Ora con il tempo sto iniziando ad utilizzare anche roba analogica, nonostante mi serva di un sacco di elementi acustici registrando dal vivo diversi tipi di suoni/strumenti.
Pensi che la strumentazione faccia la differenza per definire o meno un produttore valido?
Non mi importa di come i musicisti fanno la loro musica e credo che questo non sia assolutamente rilevante. La cosa che conta è il risultato, niente di più, niente di meno.
Escludendo i compagni di Diynamic Records, la tua etichetta, quale collega ammiri di più? C’è qualche giovane talento che ti senti di raccomandare come il futuro “wunderkind” della musica house, come sei stato più volte definito tu?
Ci sono un sacco di artisti che ammiro, ma recentemente più gli artisti del passato, che non sono attivi da tempo ormai o purtroppo morti. Lavorando tanto sul mio album, in realtà ho perso un po’ il movimento della scena attuale.
E’ singolare e lodevole come, nonostante il successo già ampiamente riscontrato, tu abbia fin da subito dimostrato una ferma intenzione di progredire ed apprendere sempre nuove conoscenze più specifiche, sintomatica della tua umiltà come artista e come giovane uomo. So che ti sei trasferito da poco da Amburgo, tua città natale, a Berlino, proprio per poter seguire un ricercato corso di musica nella capitale tedesca. Tecnicamente in cosa consiste il corso? Lo hai scelto per approfondire il tuo percorso nella musica elettronica o intendi spaziare con altro?
Il corso che sto facendo è sostanzialmente uno studio sull’audio engineering che include anche un focus sulla musica classica con tutte le materie più comuni (teoria, composizione, teoria fonetica, ecc.). Cerco giorno dopo giorno di essere sempre più in grado di produrre qualsiasi tipo di stile musicale, non solo per assicurarmi una sicurezza finanziaria, ma per avere anche varietà nella mia vita.
Cos’ha Berlino in più che Amburgo non aveva? è ancora vero che la città tedesca offre il meglio per un aspirante musicista alla ricerca di fortuna nel mondo dell’elettronica? La tua etichetta è di Amburgo, così come il luogo che ti ha visto crescere artisticamente, l'”Ego”, base operativa della Diynamic nonchè club tra i più rinomati d’Europa. Non sembra quindi che manchino le possibilità neppure qui.
Non si può dire che Berlino abbia qualcosa che Amburgo non ha, sono solo completamente diverse. In realtà dipende semplicemente da quello che stai cercando. Se sei più a tuo agio in una scena molto intima e una base di partenza tranquilla, dovresti stare ad Amburgo. Berlino è solo una città molto grande dove succedono un sacco di cose. E devo ammettere che per questo periodo della vita, Berlino è per me la città più eccitante dove stare. Ma non posso escludere di tornare ad Amburgo nel futuro.
Tornando alla musica, non si può negare che ti manchino le competenze tecniche in materia, suoni il pianoforte dall’età di cinque anni. E non si può dire che dalle tue produzioni non traspaia un’evidente familiarità con le strutture musicali tradizionali, così come una notevole padronanza melodica e armonica del resto. Quanto è importante per uno del tuo campo conoscere la musica classica e saper suonare uno strumento?
Non è fondamentale. Potrebbe essere utile e potrebbe aiutarti, ma i fattori che contano di più sono il talento e l’intuizione. La cosa che ammiro di persone senza alcun background è che hanno saputo lasciarsi andare e non conoscono confini musicali. A volte sono seduto alle tastiere, cercando di trovare un tema per una nuova canzone e finisco per ricascare sempre in strutture musicali classiche, quando in realtà non vorrei averle in quel momento. Un sacco di artisti senza alcun background musicale hanno così tanto successo perché sono diversi. E sono così diversi, perché non rientrano in strutture o temi musicali che le persone già conoscono, ma ricadono in un mondo musicale del tutto autentico che deriva dal loro interno.
E’ indubbio, a prescindere dal gusto soggettivo, che la musica classica abbia dato i natali ai più illustri compositori di tutti i tempi, un fattore non di poco conto anche per chi si diletta di elettronica. C’è qualcuno dei grandi del passato a cui ti ispiri particolarmente per produrre?
Si, senza dubbio Johan Sebastian Bach.
A dimostrazione di quanto i tuoi lavori siano aperti alle più variegate influenze, ti sei recentemente orientato alla scoperta di altri generi, oltre alla classica. Grazie alla sotto etichetta della Diynamic, DIY4, hai prodotto insieme a Stimming un pezzo (“Game Over”) dei Pool, una giovane indie-rock band di Amburgo. Parlaci di quest’esperienza: è stata utile ai fini di un ulteriore perfezionamento delle tue nozioni musicali?
Sì, sicuramente. In effetti la registrazione è in realtà tutto ciò che riguarda il mio studio attuale. Solo che proprio nel momento in cui abbiamo prodotto queste canzoni stavo entrando all’università, il che significa che non avevo avuto ancora tante esperienze sull’argomento. Lavorando con loro ho imparato alcune cose in anticipo che in futuro si sono rivelate veramente d’aiuto, è stato bello.
Ripercorrendo le tappe della tua, brevissima, carriera, sembra di rapportarsi molto più con un giovane musicista in erba, piuttosto che con un dj. Cosa mi dici del dj set? Ti piace farlo o è solo un palliativo d’obbligo per mantenere un contatto diretto con la pista?
Molti produttori lo considerano un passatempo disimpegnato per sfoggiare la propria versatilità artistica senza mettersi troppo in gioco, sminuendone notevolmente il valore a livello tecnico però. Un discorso che si può fare anche per i remix del resto. C’è da dire che al contrario tanti altri invece riescono a costruire solo su questo un’intera carriera, dando vita ad un’operazione commerciale che talvolta li avvicina a fenomeni da baraccone, complice un pubblico che troppo spesso tende a idolatrare con leggerezza elementi dalle capacità discutibili che hanno la fortuna di azzeccare un pezzo, ma poi mixano con Traktor.
Pensi che un dj che non produce sia degno di definirsi uno che fa musica?
Forse non può definirsi in grado di comporre musica, ma rimane pur sempre un artista. Penso che per essere un buon dj si abbia bisogno più che altro di mettere molto semplicemente le tracce a tempo. Sto parlando di proporre qualcosa che abbia un senso per la gente, la posizione, il tempo, ecc. Un buon dj deve tener conto di così tanti aspetti, ed un dj che sia in grado di gestire tutte queste cose, è un artista per me.
Il tuo percorso nella musica house è iniziato grazie alla Stil Vor Talent che ha scommesso su di te, e ad Oliver Koletzki cui hai inviato, ancora pressochè sconosciuto, le tracce del tuo primissimo EP “Praha” con un’originale quanto audace postilla, “attenzione non è un demo”. Sembravi già molto sicuro dei tuoi mezzi. O facevi solo finta?
In realtà è stato solo un metodo per attirare l’attenzione, lo ammetto.
Cosa ci dobbiamo aspettare dunque dal nuovo album? Ulteriori cambiamenti o una linea coerente con questo filone low-bpm?
L’album è un long player, più basato su canzoni che su tracce da dancefloor, in cui tento di combinare tutte le influenze musicali che ho avuto nella mia vita fino ad ora. Attraverso diversi generi musicali, in modo da lavorare con un sacco di strumenti acustici differenti. La cassa in 4/4 è presente maggiormente, ma anche in altri contesti. ci sono strutture a base elettronica con tempi a partire da 85 bpm fino a 116 bpm e non tutti composti con l’obiettivo di funzionare sulla pista da ballo.
“Stepping Through Myself”, onirico e introspettivo B-side di “You Got To Love Me”, ricorda molto lo stile di Nicolas Jaar. Talmente tanto da farci credere che tu ne abbia palesemente tratto spunto. E’ così? Non saresti il solo in tal caso…
E’ interessante che tu abbia citato quella canzone, ma non credo che questa traccia sia simile al suo lavoro in realtà. Ma è certamente eccitante quando un ragazzo, un anno più grande di me, entra nella scena con un nuovo stile ed ha tanto successo per questo. Naturalmente questo mi ispira.
Ho letto che hai più volte definito Solomun il tuo mentore artistico per eccellenza, colui che ti ha condotto per mano alla scoperta della vocazione per la musica house. Ma non ne soffri un po’ il confronto? Non ti pesa essere additato come suo figlioccio? Il rischio è di perderci in personalità.
No, non soffro per niente di questo. Non posso che essere felice di avere una grande persona così vicino a me, più successo ottiene, più io sono felice per lui. Nessuno nella nostra etichetta soffre perché qualcuno ha più successo di un altro, alla fine è la famiglia che ci rende forti e fa sì che nessuno debba preoccuparsi di sè stesso. E da mezzo italiano è molto bello essere in una squadra dove la parola “famiglia” ha una grande importanza, cosi come quanto ne ha nella patria di mia madre, ovvero la vostra.
A breve quindi terminerai gli studi. Come intendi applicare in concreto le nuove conoscenze acquisite grazie al corso? Programmi per il futuro, dove ti vedi “da grande”?
Non così presto in realtà, dovrò studiare ancora per altri 3 anni. Sto solo per avere il mio pre-diploma, che arriva dopo 2 anni di studi. Così spero di ottenere la possibilità di continuare con il mio percorso e la mia carriera come ho fatto negli ultimi 2 anni.
English Version:
A small man with so much experience behind him, and a suitcase full of ideals. Hard to listen and not be impressed by his maturity of how he expresses himself and how he speaks of his “career.” Just twenty years old, he can boast a musical evolution worthy of the most experienced producers, a passage trough luxury labels, from Stil Vor Talent, foster mother of hits like “Trumpets Victory” or “Sweden Roof”, to Diynamic, and bold utterances in which the pupil admits to not recognize himself today in the work of the “beginning”. A drop in the ocean? Yet, David looks like he is not afraid of the contraindications of success, and he knows how to deal with them. He does it with the unconditional confidence in their own ability in music that is something more than the wishful thinking of those who came into life just now. It doesn’t matter if the new album, anticipated from the last EP “You Got To Love Me” is being ushered in by that downtempo house, that seems more an answer to the hype of the moment, rather than a certificate of identity of their own ,already well defined. The boy has clear ideas and a good dose of noble boldness to don’t follow the trends in the music industry, and all its inner perverse mechanisms.
Looking at the website of your booking agency I read you had decided to stop your gigs until the New Year, so you can take your time for studying and produce your fisrt LP. Nearly a way to remind us that you are a twenty years old boy first. Don’t you think you’ve shot to the top a bit too fast?
Well, i needed some time for university and for my album which i couldn’t combine with playing gigs. I have the feeling i don’t have the objectivity to judge where i am. But the most important thing for me is to touch and reach people with a language everybody on this planet understands: music.
Is certainly not a news that more and more young kids today are breaking into the world of electronic music production and Djing. We can easily observe the rise of new generation of young artists pushed by the media and by the hype of the moment, inevitably to become one hit wonders in many cases. What do you think about that? Do you think they are really all talented like you or should we resign ourselves to the idea of disposable music made by one season hits?
I think this movement, especially in the past few years, is very exciting. But i actually don’t see the connections between these two points, young kids and on season hits. For me these two things don’t have to be associated to each other. There are so many young artists, who are making really good music and don’t are a one hit wonder. More the inverse: they opened to the music scene – not only electronic – complete new universes. If i think about one season hits, i don’t see necessary young kids.
About technological progress, opinions are mixed. Some people think that the advent of more and more sophisticated softwears represents an aid for those who are new in the world of electronic music,an easy way to halve the difficulties. On the other side some consider it a double edged sword that helps the proliferation of immature musicians most of the time overrated. What kind of software/hardware you use to produce? Modern equipment or you prefer vintage/analog instruments?
I work with different Daw’s, but for my electronic music i use Logic, as i figured out a kind of workflow, which makes me working fast. I am used to work more on software plugins. Now with the time i am starting to use also analog stuff although i work with a lot of acoustic elements by recording several types of sounds/instruments.
Do you think this equipiment makes a difference to define whether or not a good producer?
I don’t care about how musicians make their music and i think this is not important at all. The thing which counts is the result, no more, no less.
Excluding your label mate at Diynamic Records, which artists you most admire? There is some young talent that you feel to recommend us as the future “wunderkind” of house music,as you’ve been often called?
There are a lot of artists i admire, but recently more artists from the past, who are not active anymore/not alive. By working all the time on my album, i actually missed a little bit the movements in the scene.
I know you’ve recently moved from Hamburg, your hometown,to Berlin, just to follow your music studies. Is unique and commendable, despite the success already widely reported, that you have immediately demonstrated a firm intention to progress and learn more about music, symptomatic of your humility as an artist and as a young man. Technically, what is this course about? You’ve chosen it to deepen your path in electronic music or intend to explore other styles?
The course i am doing is basically an audio engineering study which includes also a focus on classical music with all the common subjects (theory, composition, aural theory). I more try to be able one day to produce any kind of music style. not only to have a financial security but also to have variety in my life.
What has more Berlin that Hamburg had not? Is still true that the German city offers the best for an aspiring musician in search of fortune in the world of electronics? Your label is based in Hamburg, as well as the place that saw you grow artistically. “Ego” is the operations’s base of Dynamic and one of the most famous club in Europe. Doesn’t seem to be missing the opportunity there either.
You can’t say Berlin has something that Hamburg doesn’t, they are just completely different. It really depends on what you are searching for. If you are more into an intimate scene and like a calm homebase you might stay in Hamburg. Berlin is just a really big city where a lot of things happen. and i must admit that for this period of life, Berlin is the more exciting city for me. But i can perfectly think about coming back one time.
Returning to music, you play the piano since the age of five . And in your production there is a clear familiarity with traditional song structures, as well as a remarkable mastery of melody and harmony. How important is it for one of your field to know classical music and know how to play an instrument?
It’s not important, it might be useful and might help you but the things which count most are talent and intuition. The thing i really admire about people without any background is that they let their self go. They just don’t know any musical boarders. sometimes i am sitting on my keys, trying to find a theme for a new song and i fall into musical/classical structures i actually don’t want to have at the moment. A lot of artists without any heavy musical background are so successful because they are different. and also different because they don’t fall into structures or musical themes people already know but fall into a musical world from their inside.
There is no doubt that classical music has given birth to the most famous composers of all time, a factor that shouldn’t be underrated even for those who delight in electronics. Are there some of the greats of the past that inspire you especially in your production?
Yes, definitely Johan Sebastian Bach.
A demonstration of how your work is open to the most diverse influences, you have recently driven yourself in other genres, in addition to the classic. Thanks to the sub-label of Diynamic, DIY4, you have produced together with Stimming a track (“Game Over”) of the Pool, a young indie-rock band from Hamburg. Tell us about this experience: it is helpful for the further refinement of your musical knowledge?
Yes, definitely. But recording is actually what my study is all about. Just at the time we produced these songs i was entering into university, what means i didn’t have so many experiences yet. By working with them i learned some things in advance which was really cool and helpful.
Retracing the steps of your very brief career, seems to relate more to a young musician rather than a dj. What about the dj set?You like it or it is just a must to maintain direct contact with the track? Many producers consider it a disangaged hobby to show off their versatility as artists without putting too much at stake, diminishing considerably the value on a technical level though. A speech that can also be done for the remix as well. Do you think that a DJ who doesn’t produce can be called one who makes music?
He maybe doesn’t compose music, but he is still an artist. I think to be a good dj you really need more than just beatmatching the tracks. I am talking about having a sense for the people, the location, the time etc. So many aspects a good dj has to concern. and a dj who can handle these things, is an artist for me.
Your first appearence in the house music started thanks to Stil Vor Talent that has bet on you, and Oliver Koletzki to who you sent, still almost unknown, the tracks of your very first Ep “Praha” with an original and daring remark, “attention is not a demo”. You seemed very sure of your means. Or did you just pretending?
It was actually just a method to attract attention.
So what can we expect from the new album? Further changes or you’re staying on the current of low-bpm?
The album is a more songbased longplayer where i try to combine all the musical influences i had in my life till now. I go through several musical genres by working also with a lot of different acoustic instruments. The 4/4 bassdrum is mostly there but also in other contexts. there are electronica based structures with tempi starting from 85 bpm till 116 bpm and not all composed with the goal to work on the dancefloor.
“Stepping Through Myself”, dreamlike and introspective B-side of “You Got To Love Me”, reminds the style of Nicolas Jaar. So much to make us believe that you clearly drawn inspiration from. Is it right? You would not be the only one in this case…
It’s interesting you name that song but i don’t think this track is similar to his work. But it’s of course exciting when a boy, one year older than me, steps into the scene with a new style and having so much success with it. of course this inspires.
I read that you often defined Solomun your mentor for artistic excellence, the one who led you to discover the vocation for house music. Don’t you suffer a bit the comparison with him? You do not mind being heralded as his godson? The risk is to lost personality.
I don’t suffer at all. I just can be more than happy by having such a great person near to me, the more he gets successful the more i am happy for him. But nobody suffers at our label because somebody is more successful than another. at the end it is the family which makes us strong and why nobody should worry about himself. And as an half italian it feels very good to be in a team where the word “family” has such a big importance as it has in my mothers home country.
Soon you have just finished your studies. How do you plan to apply in practice the new knowledge gained from the course? Plans for the future, where do you see “grew up”?
Not soon, i will be studying still for 3 years. I am just having my pre-diploma, which comes after 2 years. so i hopefully will have the possibility to continue with my study and my career as i did for the last 2 years.