E’ divertente come ancora, girando di qua e di là soprattutto dalle nostre parti, la Red Bull Music Academy venga ancora definita – magari pure con l’idea di farle un complimento – una “scuola per dj”. Posto che all’Academy non ti insegnano un bel niente ma piuttosto ti mettono alla prova (non solo e non tanto le tue abilità tecniche, quanto quelle creative) e ti fanno vivere un’esperienza pazzesca, quella cioè di confrontarti pari a pari con tuoi simili provenienti dai quattro angoli del globo e col meglio del meglio della scena musicale mondiale, il punto è: vediamo se dopo i primi annunci su chi parteciperà all’Academy newyorkese, in programma a partire dal prossimo 28 aprile fino al 31 maggio di questo 2013, si parlerà ancora di semplice “scuola per dj”.
Perché ci saranno “dj” famosi come Brian Eno (che presenterà una sua particolarissima installazione audio-video generativa intitolata “77 Million Paintings”); come Kim Gordon, la ultra-carismatica bassista dei leggendari Sonic Youth; come Erykah Badu; come Giorgio Moroder, un giovane di buone speranza di cui forse si sentirà parlare. Tutti dj, chiaro. Poi va bene, non ci mettiamo a citare i Four Tet, i Pantha Du Prince, i James Murphy che prepareranno particolarissimi festeggiamente per il dodicesimo anniversario della DFA, gli A-Trak…
…ah ok, quest’ultimo è un dj. Oddio, volendo anche Murphy, Pantha Du Prince e ultimamente Four Tet lo sono. Bene. Il punto però è che qualsiasi sia la vostra specializzazione (dj, strumentista, producer…) la musica va vissuta a trecentosessanta gradi. Anche se suonate solo minimal techno, se non masticate almeno un minimo di Sonic Youth siete monchi, creativamente monchi, intellettualmente monchi. Ameremo sempre l’Academy per aver sempre abbracciato, anche in tempi non sospetti, questa convinzione. Ora, con l’occasione di una edizione in una città che è veramente magica e speciale per la musica, questa attitudine viene fuori come non mai. E per giunta te la fai raccontare da gente come Eno e Moroder, più gli altri citati, più i moltissimi altri ancora da annunciare.
Ci sarà da divertirsi. E ci sarà Soundwall. Non solo riferendo notizie e filmati mano mano che arrivano, ma probabilmente riuscendo anche a curiosare lì, sul posto, in prima persona. Al di là di questo, una cosa su cui ci siamo è quello sì di tenere alta la bandiera ciò che è dance music, di ciò che deejaying, clubbing, eccetera; ma il modo migliore per farlo è quello di aprire la mente e le orecchie. Come imperativo morale da dare a se stessi. Perché se vogliamo sgominare i “dj e producer dell’ultima ora”, che grazie ad un softwarino si sentono improvvisamente dei personaggioni, è da queste strade che bisogna passare.