E’ già iniziata da qualche anno la carriera di Pedro aka Petre Inspirescu, che ha cominciato proprio nel Web Club di Bucarest, per poi approdare alle console ibizenche del Circoloco, e del DC10. Insieme ai suoi compagni di ventura, Raresh e Rhadoo, è stato capace di portare in luce la scena rumena che, per anni, è stata oggetto della repressione del regime comunista ma che oggi invece, anche grazie a loro, pare essere più fertile che mai. Il suo formidabile talento ha portato Petre ad essere l’ambasciatore rumeno della deep house sperimentale e, proprio quest’anno, è stato scelto per il mixato numero 68 del Fabric. Questo successo è avvenuto anche grazie al suo stile riconoscibile ed immediato, caratterizzato dal bilanciamento che viene a crearsi tra la parte più spiccatamente elettronica, tenuta a bada dalla metodica rigidità della composizione classica. Eh si, perché Pedro ha da poco intrapreso una strada introspettiva, che lo ha portato proprio allo studio della musica classica e alla creazione della PI Ensemble e della sua personalissima Yojik Concon Records. Una doppia anima imprigionata in un corpo solo. Il risultato? Una perfetta fusione ed un eclettico equilibrio percepibile ogni volta che ci si mette all’ascolto. Ecco per voi, un breve vademecum.
Sei nato a Braila, una città con il porto sul Danubio. Si potrebbe pensare che fosse scenario di grossi scambi, anche culturali, ma pare che invece, quando hai iniziato ad ascoltare musica, poco fosse fruibile se non qualche musicassetta dei Prodigy e degli Underworld. Come si è formato quindi il tuo background musicale? Oggi invece, cosa ascolti maggiormente?
Come amante del vinile è stato difficile perché non c’erano negozi di dischi in Romania, quindi ho sempre dovuto viaggiare in treno verso Praga o Budapest per acquistare musica. Mi piace viaggiare ed esplorare quindi ero molto eccitato ogni volta. Ricordo i miei primi vinili, tra cui Roy Davis Jr. e Dj Sneak su Chord 44 Records e Glasgow Underground Records, per citarne alcuni… deep house di gran qualità. Non molto tempo fa, ho cominciato a essere attratto dalla musica classica, studiandola sempre di più ed implementandola nella dance music. A parte questo, sto cercando, per quanto possibile quando ho tempo, di scoprire nuovi artisti.
Forse non tutti sanno che stai portando avanti un progetto di composizione di musica classica, sotto il nome di Pi Ensemble, che esce sulla tua etichetta Yojik Concon. Che tipo di studi hai fatto per diventare compositore? Cosa ti ispira il processo creativo? E come si svolge?
Sì, ho creato una nuova piattaforma per i progetti classici, Yojik Concon Records. Circa due anni fa, per prima cosa ho voluto includere la musica classica nel mio lavoro elettronico ma, mi sono reso conto che, per realizzare a pieno questa idea avrei dovuto iniziare proprio a comporla. Ciò richiede un approccio molto diverso, sia di processo ché di tempo. Il comporre musica classica ha bisogno di uno sviluppo speciale: richiede silenzio, concentrazione e conoscenza. È necessario mantenere un certo equilibrio tra la dimensione fisica, la coscienza e lo spirito. Tutti insieme generano la magia.
Quanto il tuo rapporto con la musica classica influenza il Petre dj? Ci sono particolari in cui possiamo riconoscerlo?
Mantengo il nome Petre Inspirescu per tutti i progetti relativi alla musica elettronica e uso il mio vero nome solo per la musica classica. Naturalmente c’è Pi Ensemble, ma è dovuto al fatto che c’è un’influenza di elettronica nelle composizioni classiche. Sto proponendo anche le composizioni classiche nei miei dj set e questo funziona, ma ovviamente è importante scegliere con attenzione quali utilizzare, per far si che si adattino alla parte elettronica.
In molti definiscono il tuo genere ‘classical music’. E’ dovuto al tuo progetto parallelo, o sarà perché hai un ottimo e quasi esclusivo rapporto con l’analogico (e un po’ meno con le nuove tecnologie)? Se tu ne avessi la possibilità, come autodefiniresti il “tuo genere”?
Il mio desiderio è quello di introdurre le forme classiche della musica nella musica elettronica.
Il 18 febbraio è uscito il tuo mixato per il Fabric. Quanto di quello che sentiremo lo hai creato ad hoc per il mixato? A cosa ti sei ispirato nel farlo? Che tipo di risultato volevi ottenere?
Nel caso di questo album, ho voluto usare le mie creazioni in modo da formare un mix più personale. Ho voluto cercare di offrire un tocco classico alla musica che faccio per il dancefloor e presentarlo alle persone.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Sono concentrato sulla musica classica, in particolare sulla nuova trilogia di Yojik Concon: farò presto concerti, mostre di pittura, ma al tempo stesso sto anche preparando nuove uscite per il dancefloor e un paio di remix.
English Version:
It’s already started a few years ago the career of Pedro aka Petre Inspirescu, which began in the Web Club of Bucharest, before moving to the console of Ibiza’s as Circoloco, and DC10. Together with his fellows, Raresh and Rhadoo, he was able to highlight the Romanian scene that, for years, has been the subject of the repression of the communist regime but today, also thanks to them, seems to be more prolific than ever . His formidable talent led Petre to be the Romanian ambassador of experimental deep house and, this year, was chosen for the mixed number 68 of the Fabric. This success has taken place thanks to its recognizable style, characterized by the balance that exists between the more distinctly electronic part, kept at bay by the methodical rigidity of classical composition. Oh yes, because Pedro has recently embarked on a introspective journey, which brought him to the study of the classical music and the creation of PI Ensemble and his personal Yojik Concon Records. A double soul imprisoned in just one body. The result? A perfect fusion and an eclectic balance perceptible whenever we begin to listen. Here’s to you, a short handbook.
You were born in Braila, a city with the port on the Danube. It’s thinkable that it was scene of large exchanges, including cultural, but it seems that instead, when you started listening to music, not so much could be enjoyed except some tapes of Prodigy and Underworld. How did you create your musical background? But today, what kind of music/artists do you listen the most?
As a vinyl lover it was difficult because there were no record shops in Romania, so I always had to travel by train to Prague or Budapest to buy music. But I like to travel and to explore so I was very excited every time I went. I remember my very first vinyls, which included Roy Davis Jr. and Dj Sneak on Chord 44 records and Glasgow underground records, to name a few… very good quality deep house. Not long ago I began to be very attracted to classical music, studying it more and more and implementing it into dance music. Apart from that, I am trying as much as possible, when I have time, to discover new artists.
Perhaps not everyone knows that you’re carrying out a project of classical composition, under the name ‘Pi Ensemble’, which comes out on your own label Yojik ConCon. What kind of research/studies did you do to become a composer? What inspire your creative process? And how is it done?
Yes, I created a new platform for the classical projects, Yojik ConCon Records. I first wanted to include classical music in my electronic work about two years ago and I realized that to achieve that I have to start composing it. It requires a very different approach, process and time. To compose classical music it needs a special development, requires silence, concentration, knowledge. You need to maintain a certain balance between the three, physical, consciousness and spiritual. All together are generating the magic.
How much your relationship with classical music influences Petre dj? There are some details in which we can recognize it?
I keep Petre Inspirescu for all the projects that include electronic music and I use my real name for only classical music. Of course there is PI Ensemble, but that is also for the electronic influence involvement around classical compositions. I am playing the classical compositions in my dj sets and it works but of course it’s important to choose carefully which compositions to use, so it fits the electronic part.
Many people define your genre ‘classical music’. Is it due to your Pi Ensamble project, or just because you have a great and almost exclusive relationship with the analog (and a little less with new technology)? If you had the opportunity, how do you define your music (if possible)?
My desire is to introduce the classical forms of music into electronic music.
On 18 February was released your mixer for Fabric. How much of what we heard is created specifically for the mixed? What inspired you to do so? What kind of result you wanted to achieve?
In the case of this album, I wished to use my own creations to form a more personal mix. I wanted to try to offer a more classical touch to the music I make for the dancefloor and to present it to people.
What are your future projects?
Future projects involve focusing on classical music, the new trilogy for Yojik ConCon, concerts soon, among painting exhibitions, but at the same time I am also preparing new releases for the dancefloor and a few remixes.