Mi aspettavo molto di più, devo essere sincero. Da fan accanito, ho sempre grosse aspettative da chi, come Cosmin Niculae, in quasi dieci anni di carriera ha da sempre deciso e scelto lui che forma dare alle proprie idee musicali prendendosi gli onori e soprattutto i rischi di virate stilistiche clamorose, di quelle che anche ai followers più accaniti fanno storcere il naso. E questa volta, ammettendo comunque che lo “spettro del secondo album” colpisce tutti, oggettivamente con questo “Gordian”, seconda fatica firmata Cosmin TRG in uscita su 50Weapons, si doveva e poteva fare tutto davvero in un modo. Se non migliore, almeno diverso, originale. Ma andiamo con ordine.
Partendo (con il moniker di TRG) in quel brodo primordiale chiamato dubstep e releasando per label più e meno underground (si vedano Tempa e Subway su tutte), Cosmin TRG è infine “diventato tale” nella nuova dub, trasformandosi in quell’artista di spicco dallo stile ruvido e senza peli sulla lingua che tanto bene ha fatto su Rush Hour, Hemlock e Hessle Audio, label A-Grade che hanno coinvolto e accompagnato appassionati di tutto il mondo nella comprensione di questo genere la cui evoluzione sembra ancora non arrestarsi. A coronare il processo di crescita costante appena descritto, certificato da picchi di gradimento da sogno come l’apparizione al Sonar o la collaborazione con la Red Bull Music Academy, nel 2011 esce su 50Weapons (sotto l’ala protettrice dei Modeselektor, mentori per affinità stilistiche quasi naturali) “Simulat”, primo album firmato Cosmin TRG. Questo lavoro, denotando un drastico passaggio alla ritmica quattro quarti pur rimanendo fedele alle sue sonorità spaziali e fuori dal mondo, con la sua techno dalle sfumature curate può essere considerato il picco massimo d’evoluzione musicale raggiunto dall’artista rumeno.
Fin qui, la cronistoria parla chiaro, l’indice di gradimento è sempre andato al rialzo. Poi ecco il silenzio, un anno e mezzo di vuoto discografico intervallato solo dall’uscita di quel sampler “Vertigo / Sommer”, preludio del nuovo album in uscita, che aveva entusiasmato molti e deluso altri, tutti però fiduciosi nel fatto che il materiale dell’ultima fatica del nostro eroe sarebbe stato come sempre uno step oltre il passato, strabiliante come sempre. E invece ecco “Gordian”, undici tracce per cinquantadue minuti di techno che lambiscono Berlino e Detroit. Un album dedito al dancefloor, di ottima fattura e con tracce coinvolgenti e di sicuro tiro (su tutte “Gordian”, “Defeated Hearts Club” e “Terminus Abrupt”), ma che non va oltre ai risultati già raggiunti con l’album precedente e non denota una crescita tecnica e artistica in senso stretto esponenziale.
Ossessivo quattro quarti, ricerca pedissequa del noise e del loop rumoristico nel quale annegare synth e melodie: tutto bello se si vuole rispecchiare un certo tipo di scena, ma il background? Dov’e finito TRG? Non c’è freschezza, quella voglia di strafare che lo contraddistingueva, che lo ha portato a lavorare con big del calibro di FaltyDL e Joker, che momentaneamente risulta un pò dispersa. In conclusione, “Gordian” non mantiene le aspettative d’un attesa durata un anno e mezzo, ma è il secondo album migliore che un artista ancora, e per l’ennesima volta, alla ricerca di se stesso poteva rilasciare.
“Volevo descrivere l’attualissima impossibilità di discernere tra reale e copiato, tra genuino e organizzato. Il Copiare (con fatti, con gli oggetti, con il corpo), la necessità del “riuscire a farcela”, la paura di fallire, la paura di “non essere felice” sono i temi più grandi di oggi e Gordian è il mio tentativo di esplorare questi problemi”. Temi aulici e nodi “gordiani” che richiedono ben più di cinquantadue minuti per essere perlomeno scalfiti. Dedichiamoci alla musica per favore!